Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
29 agosto 2016 1 29 /08 /agosto /2016 22:44
Lacrime Impure
Lacrime Impure

Il gesuita perfetto è il titolo originale del romanzo. 140 pagine dedicate alla descrizione del noviziato gesuita. Un’esperienza dura. Inoltre la scrittura del testo risale alla fine degli anni cinquanta, in pieno clima autoritario, preconciliare.

Il giovane se ne stava dritto come un pino proprio in mezzo alla cappella, davanti all’altare infiorato, e l’intera comunità cantava in coro per lui. I suoi occhi avevano la tinta del vetro nero e c’era come una cupa energia nel suo corpo magro di religioso. Non si sentiva affatto commosso ed era giusto che un perfetto gesuita non si commovesse neppure in un istante come quello. Da mesi e mesi aveva previsto ogni atto di quella solenne e semplicissima cerimonia e ora tutto si svolgeva meccanicamente sotto gli occhi disinteressati di Andrea.” (pg 132)

Il gesuita perfetto è proprio lui, il giovane Andrea, còlto con tali parole alla cerimonia dei voti.

Andrea quindi è il nostro protagonista e narratore in questa vicenda tutta interiore, scritta e raccontata dal punto di vista più interno possibile: la sua coscienza martoriata.

Il suo travaglio è il doloroso prodotto della “teoria del discernimento degli spiriti, del Santo padre Ignazio” (pg 37). Qui la pedagogia dell’ordine ignaziano viene centellinata pagina dopo pagina da una scrittura profonda e precisa come poche altre, con uno spunto critico costante, immanente, sempre al limite del rifiuto. Ma sempre vinto, alla fine, dal cogente silenzio della disciplina, in uno scontro interiore che va oltre il lutto, oltre il desiderio represso e la mortificazione dell’anima.

Ecco, questo è il gesuita di Monicelli. E alla fine il gesuita perfetto vince e s’impone sul giovane Andrea, sulle sue ansie e sui suoi segreti, compresi gli impuri desideri omosessuali. Questo tema, l’omosessualità nei novizi, viene evocato e permea la vicenda, ma non ingombra la narrazione, la informa con una dolce latenza in un drammatico, quanto riservato, tormento morale. Ma la tattica della compagnia di Gesù per affrontare tale tematica si fonda sui trattati di ascetica, tra i quali quello del Rodriguez (dell’unione e carità fraterna), ed è tutt’altro che ingenua, anzi irriducibilmente efficace in quanto, semplicemente, non la riconosce:” ognuno avrebbe dovuto arrangiarsi per proprio conto o andarsene dalla Compagnia”. (33). I testi di studio collettivo e da mandare parzialmente a memoria sono L’imitazione di Cristo di Ignazio di Loyola e Esercizio di Perfezione di Alfonso Rodriguez.

E alla fine di questo processo, il noviziato, le lacrime della sofferenza non sono più quelle di prima, sono le lacrime di chi ha ceduto l’anima alla Compagnia, la quale quell’anima se la terrà per sempre, perché quella formazione è troppo forte, è irreversibile.

Andrea partì al tramonto, solo, con la sua valigetta. Salì sulla corriera per Roma e passò il tempo del viaggio a rincorre gli esili frammenti dei suoi antichi desideri. Una nuova casa lo attendeva e nuovi doveri, nuove mansioni, nuovi volti sconosciuti.”

Il libro non mette il lettore dalla parte dell’Ordine, lo mette in guardia da esso. E se per ogni pagina lo coinvolge e lo lega ad Andrea nella sua ricerca, alla fine lo abbandona. Quando il novizio diventa gesuita e va a Roma la sua figura si sfuoca e sfuma lentamente nelle ultime pagine lasciando al lettore il dubbio sulla natura di quelle lacrime: lacrime impure? Perché?

(Ger 48,10)

*******

L’autore Furio Monicelli era il fratello di Mario, il noto regista di fama internazionale. Produsse questo testo sotto la spinta della sua esperienza di vita. Egli non concluse il noviziato, lo interruppe e cambiò vita. Nel 1960 il dattiloscritto arrivò al premio Strega, ma non vinse. Fu ripubblicato da Mondadori nel 1999 ed è questa l’edizione giunta oggi sotto i miei occhi.

Ottima lettura, che ha ravvivato in me vecchi ricordi della mia educazione cattolica, un’educazione da me alla fine rigettata come avviene per Fratel Zanna in questo libro.

Leggere oggi un testo come questo non è né noioso, né inutile né un esercizio spirituale. E’ una esperienza di lettura rara e preziosa, un’emozione che conduce agli strati intensi della coscienza e ci lascia lievitare sopra ogni materia quotidiana. Un’emozione d’altri tempi.

Deo Gratias.

Condividi post
Repost0

commenti