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7 maggio 2012 1 07 /05 /maggio /2012 16:58

enrico-I.JPGLa lettura di “indagine 40814” mi suscita emozioni controverse. Da un lato si tratta di un romanzo di qualità, scritto con ispirazione e professionalità tali da collocarlo, a mio giudizio, nel top delle produzioni narrative locali; dall’altro si tratta di una narrazione troppo farcita con una miscellanea di idee e fattualità storiche che vengono proposte disordinatamente.

Qui il lettore deve stare in guardia, si tratta di un percorso accidentato in cui si può anche perdere il filo. Ad ogni inizio di capitolo la cosa più importante da fare è fissare nella mente il luogo, la data a e l’ora indicati in epitome, altrimenti si possono trascorrere due, tre pagine senza capire in quale punto ci si trova. E’ come se uno andasse in montagna con la traccia di un sentiero disegnata su una mappa, ma quel sentiero continua ad incontrarne altri per cui bisogna continuamente controllare il numero del CAI.

Secondo me questo riflette la forma mentis dell’autore, il quale, essendo uno storico, tende a leggere ogni documento, ogni testo che sta interpretando non tanto per ciò che narra, ma per ciò che rappresenta alla luce della sua posizione all’interno di una cronologia ideale. In pratica lo storico è ossessionato dalla datazione e ciò si riflette nei testo narrativo che produce. Come se non bastasse l’autore, oltre che storico è anche stato un giornalista di cronaca e pertanto un narratore frenetico,  sempre teso a rincorrere gli eventi a qualunque ora del giorno o della notte e descriverli a più riprese, con un andamento ad intermittenza e con le cautele narrative proprie di chi sa che ciò che scrive può influenzare il comportamento di chi legge, compresi gli assassini. Mi è capitato ancora, soprattutto coi thriller d’oltre oceano i quali presuppongono modelli narrativi che vogliono competere con i modelli holliwoodiani ed è una lettura che assomiglia sembre più ad un gioco enigmistico che ad una fiaba. Poi, si sa, ognuno ha i suoi gusti,  certo però che chi ama leggere per lascirsi affabulare sa bene che le fiabe non hanno le date.. E non è facile leggere una fiaba come ci si accinge a leggere un saggio storiografico. Qui invece non si può leggere un capitoletto senza fissare in mente all’inizio la data, l’ora e il luogo dell’azione narrata; si rischia infatti di dover tornare indietro più volte e ricominciarlo. Qui il lettore non scrupoloso rischia di girare pagina mentre i monaci benedettini del decimo secolo sono in pericolo e trovarsi davanti dei soldati tedeschi, magari con la maschera antigas, che stanno attaccando… Per dare un’idea efficace di questo miscuglio di vicende storiche voglio citare alcuni temi storiografici presenti nel romanzo, temi che vanno dall'epoca delle invasioni degli ungari alla nostra storia partigiana passando attraverso suggestive tesi storiografiche, anche molto godibli, che però per essere pienamente apprezzate presuppongono la lettura di libri come ad esempio“Bombs away!”(sulle vere circostanze della resa della Wermacht in Italia)oppure, nel mio caso, “Hitler e il nazismo magico” di Giorgio Galli sulla mistica delle SS e il ruolo della Ahnenerbe nell’epopea nazista.

E tutto questo col rischio continuo di incontrare tra una pagina e l’altra un serial killer vestito come Dart Fenner in Guerre Stellari!bombs-away.JPG

Ma ciò nonostante devo riconoscere che l’inreccio tra i diversi piani storici delle vicende narrate è proprio la risorsa fondamentale e costituisce il principale fattore di fascino del romanzo, perciò vale la pena di accettare il gioco e buttarcisi dentro. hitler-nazimagik.JPG

Storia partigiana. La parte più delicata, che più mi ha sedotto, sarà perché alla fine di tutto io sono solo un lettore buonista e sentimentale, è il triangolo amoroso tra la bella contadina, il partigiano e l’ufficiale nazi. Un intreccio tutt’altro che originale, e che forse costituisce una sorta di archetipo junghiano per le nostre famiglie contadine piene di segreti alla sakespeare di contrada, sta di fatto che ho molto apprezzato il modo in cui l’autore ha risolto l’intreccio tra la storia contemporanea, come i fatti di contrada Laita e il segreto del 955 d.C.con una storia d’amore. Ho invece trovato un po’ superfluo, per quanto descritto in modo delicato e perbenista, l’altro triangolo amoroso, quello studentesco che sconfina nel soprannaturale con i buoni, i cattivi e il destino che fa giustizia…

                                                                                                                        

                                                                                                            **

 

In definitiva, per tentare un giudizio, direi che questo romanzo merita un ottimo voto, ma da uno scrittore così ci si può anche aspettare di più e incoraggirlo a cercare un’originalità senza manierismi da thriller postmoderno.

Anche perchè Luca Valente è tutt’altro che sprovveduto, sa scrivere bene e mi dà l’idea di un cuoco metodico che cucina il lettore con pazienza, fuoco lento e spezie leggere, e alla fine sazia senza appesantire la digestione. Direi che impressiona senza turbare perché il suo romanzo, pur essendo pieno di sorprese come del resto è la Storia stessa, non manca di equilibrio e umanità.

 

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