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27 febbraio 2013 3 27 /02 /febbraio /2013 23:56

Le-stragi-di-Imposimato.JPGQuesto libro uscito lo scorso Novembre (2012) mi ha offerto una lettura utile. Sono un lettore abbastanza avido sulla materia e non saprei immaginare l’effetto che esso può fare ad un giovane che legga per la prima volta queste storie sulle stragi impunite, ma certo glielo raccomanderei.

 

 

 

Il famoso giudice Ferdinando Imposimato degli anni ottanta qui non fa una revisione sonnacchiosa delle sue memorie, al contrario, fa un potente atto di denuncia. La sua visione del fenomeno è matura. Egli non l’affronta né con distacco né con metodologie storiografiche, ma con la semplice passione del protagonista. E qui sta la sua forza, una forza persuasiva che troviamo soprattutto tra le parole della conclusione. E’ giusto però arrivarci come in un giallo, per gradi, passando attraverso i capitoli dedicati alla rilettura dei fatti: la Sicilia di Giuliano, Piazza Fontana, Feltrinelli, Aldo Moro e le stragi, con particolare attenzione, in tutta la seconda parte del libro, alla battaglia di Falcone e Borsellino.

 

 

 

E’ una  lettura che fa drizzare le orecchie in certi punti, quei momenti nei quali il libro ci propone un Imposimato testimone, anzi supertestimone dato il suo speciale punto di vista. Egli oltre a giudice istruttore è stato poi componente delle commissioni parlamentari più importanti per lo studio e l’acquisizione documentale. Insomma pochi come lui possono oggi presentarci una narrazione unitaria del fenomeno violento italiano dalla mafia al terrorismo. E lui lo fa soprattutto dal punto di vista del comando esterno, l’eterodirezione  di quei fatti violenti, sia quelli insurrezionalistici che quelli stragistici: processi di destabilizzazione dell’ordine pubblico in realtà finalizzati alla stabilizzazione politica. Su questo oggi Imposimato è chiaro e non usa molta diplomazia, neanche quando parla in televisione (vedi). Sarà forse per questo che è praticamente scomparso dagli schermi post catodici.

 

Quindi il libro mi è piaciuto e mi è piaciuto soprattutto come testimonianza, perché Imposimato dà una lettura interamente complottista del nostro dopoguerra e lo fa con l’ansia, se pur controllata, di chi è ancora preoccupato perché vede che quelli che ne sono responsabili ci sono ancora, almeno in termini di motivazioni occulte e poteri.

 

 

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Tuttavia devo dire che se uno cerca il botto qui non lo trova. Anzi c’è qualche eccesso di conformismo, come nel capitolo sulla strage di Bologna. Qui, fermo restando il massimo rispetto per i famigliari delle vittime e il loro sacrosanto punto di vista, mi pare oggi poco sostenibile la colpevolizzazione di Fioravanti e Mambro. Qui ciò che va indagato e illuminato oggi, alla luce di ciò che si sta profilando sulla strage di Ustica, è proprio l’ipotesi del movente internazionale. Non certo per riproporre il depistaggio che le indagini ebbero a subire proprio in tale direzione, ma perché oggi appare ben più chiara l’intolleranza di certi ambienti stranieri verso un’Italia che proteggeva segretamente Geddafi.

 

 

Ovviamente questo è solo un ragionamento da lettore curioso, che dispone solo di ciò che è stato scritto e stampato, occorrerebbero riscontri, ma noto un certo movimento di articoli ed interviste che cominciano a proporre questo approccio in termini nuovi. Mi riferisco ad esempio alle ricerche di Fasanella e alle ricostruzioni di Priore.

 

Detto questo però mi guardo bene dal criticare un lavoro ben fatto e sicuramente opportuno. Un lavoro che ho trovato interessante e convincente fin dal primo capitolo dedicato agli albori della strategia della tensione, un libro che mi ha portato elementi di novità soprattutto sulla tesi omicidiariaria nel caso Feltrinelli e che sul caso Moro ripropone giustamente la centralità e l’importanza della questione dei covi.

Molto importanti infine la ricostruzione dell’attentato all’Addaura e gli emozionanti i giudizi su Falcone e Borsellino.

 

Un mio umile grazie a Ferdinando Imposimato e a coloro che l’hanno aiutato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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