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29 settembre 2013 7 29 /09 /settembre /2013 00:25
Ognissanti e Pentecoste vs Yom Kippur ed Eir

Il quotidiano La Repubblica del 27 settembre pubblica, senza enfasi, a pagina 45 una corrispondenza da Parigi dedicata al dibattito per il cambiamento del calendario.

“Il calendario francese delle festività è troppo cristiano” dice l’Osservatorio nazionale per la laicità. Si tratta di un organismo pubblico, presieduto oggi protempore da un socialista, che assiste il governo francese e vigila sui simboli religiosi negli uffici pubblici.

Penso che La Repubblica evidenzi questo tema per provare ad agitare un dossier che potrebbe alimentare il dibattito interreligioso in Italia. Qui da noi sono infatti in corso vari tentativi di animazione giornalistico-televisiva da alcune settimane.

Il dialogo Ratzinger/Odifreddi è solo una tappa di un percorso che mi auguro apra spazio al nostro Paese per candidare Assisi come capitale europea, se non mondiale, del dialogo interreligioso.

L’Italia però ha la contraddizione di non essere affatto neutrale. Il suo territorio ospita ad Assisi il mito di San Francesco e a Roma il Vaticano, inoltre la cultura cattolica impera dappertutto e ciò metterebbe “fuori casa” i rappresentanti delle altre tendenze. L’Italia infatti è cattolica punto e basta. Ciò è stato recentemente ribadito nelle varie sedi istituzionali (qualche anno fa ormai) quando si è stabilito, a fronte di vari ricorsi, che il crocifisso non va rimosso dalle aule delle scuole perché esprime un segno identitario della nostra cultura nazionale. Così argomentata l’esposizione del crocifisso non avrebbe carattere religioso, ma solo culturale. Bel giro di parole. Tipico della mentalità italiana. Quando facciamo queste cose all’estero di solito ci trovano sempre molto simpatici, ma al tempo stesso poco affidabili.

Ma torniamo al calendario. Quello gregoriano è ancora un ottimo impianto, che ha resistito per vari secoli a vari attacchi, quello della Rivoluzione Francese in primis, ma è destinato a non reggere nella società multietnica. Inoltre comincia a costare troppo (vedi … ). Le tecnocrazie della globalizzazione lo sanno bene e stanno cercando un approccio persuasivo per l’opinione pubblica soprattutto occidentale. Si tratta infatti di iniziare un dibattito che introduca presso l’opinione pubblica l’idea di riformare l’attuale calendario e indicare un nuovo modello che permetta una maggiore omogeneità tra le culture del pianeta. E’ un lavoro di lungo periodo, ma per ora i punti di approdo sono due: gli standard e le festività.

Gli standard (ISO 8601) sono in corso di implementazione e già ampiamente utilizzati nelle relazioni commerciali tra parti autonome. E’ infatti essenziale una corretta datazione, con significato univoco, nella redazione dei contratti commerciali. Nel labelling in particolare, che oggi funziona con i lettori a radiofrequenza, non ci si può permettere che il giorno 04-09-13 corrisponda allo scorso quattro settembre in Europa e allo scorso nove Aprile negli Stati Uniti.

Il tema delle festività invece non è così impellente, ma comincia ad essere percepito nel suo aspetto economico. Se si vuole rispettare ogni religione infatti nel calendario lavorativo non si potranno aggiungere le nuove festività delle religioni che verranno introdotte con le nuove etnie, ma occorrerà annullarne di quelle cristiane perché altrimenti si riduce la produttività annuale.

E’ appunto quello che ha proposto l’Osservatorio laicità al governo francese, il quale però l’ha respinta per non peggiorare i rapporti con la Chiesa Cattolica dopo la storia dei matrimoni gay. Nello specifico la proposta, elaborata dalla antropologa Dounia Bouzar, consisterebbe nel togliere la festività di Ognissanti e Pentecoste per sostituirle con lo Yom Kippur (festività ebraica) e Eid (fine del ramadan).

Sarebbero due date non fisse, ma variabili e perciò, come per la Pasqua cristiana, dipendenti dall’autorità religiosa. Con questa scelta le tre religioni monoteiste verrebbero messe sullo stesso piano e al tempo stesso non si ridurrebbe il numero di giornate lavorative annue.

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