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9 luglio 2014 3 09 /07 /luglio /2014 11:37

El galan in veneto indica un dolce fritto e freddo da mangiare carnevale, quando ogni scherzo vale.


La settimana scorsa Marco Lillo e Marco Travaglio, due penne solitamente non accomodanti, hanno intervistato Gincarlo Galan. Costui, politico berlusconiano in fase calante, dopo essere stato prima governatore del Veneto, poi ministro della cultura è stato recentemente coinvolto nello scandalo Mose ove, sulla base di una inchiesta della Guardia di Finanza, si ipotizza l’esistenza di un gran giro di corruzione tra gli appalti della grande opera. In questa intervista sembra che egli voglia battersi con tutt’altro stile rispetto a coloro che lo hanno preceduto.
Galan è un padovano che ha avuto fortuna fin da giovane nel management finanziario e che poi si è “prestato alla politica” assieme a Berlusconi all’inizio degli anni novanta per salvare l’Italia dagli scandali della prima repubblica. E’ un veneto atipico perché, è ottimista e cura una certa immagine esuberante sui media. Ora questo ottimismo e questa esuberanza son messi a dura prova dalla prospettiva carceraria, e dal rischio di gogna mediatica. Una pratica quest’ultima che dipende soprattutto dai giornali e dalle TV della sua parte politica. Egli è incazzato perché, accusato dai suoi ex soci che hanno patteggiato, rischia la galera senza poter patteggiare niente, perché in quanto innocente non avrebbe nulla da rivelare. Ma agli atti dell’inchiesta giudiziaria stanno molti fatti pesanti. Vediamone alcuni.


1 - Galan non attacca la magistratura. Sostiene di essere innocente, o come vedremo, accusabile al massimo di”culpa in vigilando” per eccesso di bonarietà e fiducia, ma argomenta contro gli errori dell’inchiesta senza asti ed ostilità verso gli inquirenti. Il primo errore da lui considerato riguarda i suoi redditi. La GdF sostiene che durante i periodi indagati egli sia vissuto al di sopra delle possibilità offerte dal reddito dichiarato e che ciò dimostrerebbe l’esistenza di guadagni da attività illecite. Ma la GdF sbaglia i conti, dice il nostro, perché non considera la parte non imponibile dei suoi guadagni. L’ammontare di questi errori per difetto arriverebbe a 1 milione e 700 mila euro in dieci anni, importo al quale per valutare il tenore di vita andrebbero aggiunte le entrate della moglie non calcolate da GdF arrivando sopra i due milioni.


2 – Galan viene accusato dai suoi soci: la MINUTILLO, ex segretaria, Mazzacurati presidente del Consorzio Venezia Nuova e Baita, potente manager. Tale legame societario, in Adria Infrastrutture, espone Galan al sospetto di cointeressenza con attività da lui stesso commissionate in forza della sua posizione di governatore. E soprattutto richiama l’idea di una pesante illegittimità in quanto occultato dietro una intestazione fiduciaria che lo nasconde. Ed egli stesso lo ammette: “E’ vero, non lo dovevo fare”, ma il suo è solo un giudizio (per quanto tardivo) di opportunità politica perché di fatto non c’è reato; l’associazione tramite fiduciaria (di Banca Intesa) è perfettamente legale. Ma allora perché l’ha fatto? Perché grazie a tale schermatura “per anni i giornalisti hanno scritto di Baita e Minutillo senza mai poter dire che c’era anche lui”. E qui gli intervistatori smascherano un calcolo politico eticamente sgradevole ai limiti della legalità. Quanto all’attività Adria Infrastrutture non ha ricevuto incarichi, aveva solo un scopo di lungo periodo, Galan voleva assicurarsi una occupazione alla fine della carriera politica. Inoltre, dice Galan, la società in sé “non valeva proprio un cazzo”, l’aveva inventata Baita per dare uno stipendio alla Minutillo.


3 - Quanto ai finanziamenti politici in nero di cui parla la sua ex segretaria la difesa di Galan è la stessa del sindaco di Venezia Orsoni (centro-sinistra): non ne sa niente perché alle campagne bada il partito. Opere in corso? Anche qui Galan non c’entra niente perché dal 2010, ovvero da quando non è più governatore: “in Veneto non conto più nulla”.


4 - La Regione Veneto in quanto ente “non c’entra nulla con il Mose”, che sarebbe stato secondo le accuse illegalmente finanziato dal Consorzio Venezia Nuova, l’opera dipende dal Ministero e dall’apposito comitato insediato presso la Presidenza del Consiglio.


5 - Gas indonesiano. La società Thema Italia spa, riconducibile a Galan secondo gli inquirenti, opera nel settore della distribuzione di gas in Indonesia ed è rilevante perché costituisce il secondo gruppo privato in tale mercato. Essa rappresenta anche la facciata italiana di un importantissimo affare avente per oggetto il commercio di gas. Galan possiederebbe anche il 10% del capitale di Energia Green Power ed avrebbe vari interessi maturati nel campo dell’approvvigionamento energetico. Ma il nostro in proposito è molto liquidatorio: l’argomentazione in discolpa poggia sul rigasificatore di Porto Tolle, opera da lui voluta e inaugurata: “Se volevo parlavo col Qatar che fornisce materialmente il gas e me ne facevo impacchettare un po’ a mio nome per farci il business. Ma non l’ho fatto, e l’Indonesia non so neanche dove sia…”.


6 - Conto corrente a San Marino. Galan da governatore firma il primo accordo tra una Regione e uno Stato estero, San Marino appunto. Apre simbolicamente un conto corrente a suo nome sul quale versa duecento euro, ma l’anno dopo se ne trova cinquantamila versati dalla sua segretaria “con firma falsa” a suo nome. Anche il successivo prelievo sarebbe stato eseguito con falsa firma. Quel conto in pratica sarebbe stato a suo dire usato con frode dalla segretaria per affari a lui estranei.






Insomma Galan si difende e per farsi una opinione consapevole e non propagandistica val la pena di seguire con attenzione. In molte altre vicende simili l’informazione non era così approfondita. Se è una strategia comunicativa essa poggia su uno stile seduttivo e non aggressivo, ci si aspetterebbe dal modo in cui Galan parla che avesse l’aspetto tipico del veneto da barzelletta, col nasone rosso da “ombre” mentre invece si ratta di un politico navigato con tratti di autonomia anche dal grande capo. Un politico della vecchia guardia che si difende, almeno sui punti che riguardano il finanziamento illecito delle campagne elettorali, come il sindaco di Venezia, che appartiene all’altro campo politico.
Il parlamento deciderà se passare all’arresto oppure no. Mi auguro che i parlamentari dispongano di elementi valutativi molto più di noi e che decidano non per calcolo politico, prendendo a riferimento opportunità di scenario, ma per valutazione di merito.

Ora l’indagine si sta allargando verso Tremonti, ex avversario interno di Berlusconi, e l’arresto del suo collaboratore è un segnale preciso che va nella direzione del suo coinvolgimento in attività illegali. Spero che non vi sia accanimento o uso propagandistico. Lo scenario “renzusconi” che caratterizza l’attuale contesto potrebbe esserne tentato.







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4 luglio 2014 5 04 /07 /luglio /2014 01:58
This Harleys Is Electric

TIME dedica un servizio di ben cinque pagine alla nova moto elettrica della storica Harley Davidson. Ovviamente è radicalmente diversa non solo esteticamente, ma anche nei materiali dallo stereotipo secolare che conosciamo e il servizio, che riporta i recenti annunci del management al museo d Milwaukee, è volto a conquistare le simpatie dei principali club amatoriali. Sarà dura, se non altro perché la nuova è silenziosa.

La cosa indica la voglia dei produttori di realizzare ora il salto tecnologico già noto e annunciato per le auto qualche decennio fa, ma ritardato nella sua realizzazione dalle guerre tardo petrolifere, soprattutto quella irachena voluta da Bush jr.

I produttori hanno una certa fretta, ma Obama, che è già in ritardo di una legislatura, non riesce più a sganciarsi da quelle guerre e stenta a mantenere le promesse elettorali di transizione energetica.

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3 luglio 2014 4 03 /07 /luglio /2014 12:28

Può salvare molte vite umane, in special modo bambini, dicono i ricercatori australiani che stanno iniziando la sperimentazione. Si tratta di una banana geneticamente modificata contenente vitamina A. Il sostegno finanziario ai costi della sperimentazione viene sostenuto dalla fondazione Bill & Melinda Gates. I ricercatori si sentono sicuri, ma il problema riguarda i rischi di lungo periodo che rimangono sconosciuti. A darne notizia è la rivista TIME della scorsa settimana, annunciando che la sperimentazione potrebbe essere conclusa a fine anno, dopodiché si potrebbe avviare un programma di produzione per il quale sono in corso aperture di strada in Uganda fino al 2020.

La cosa puzza di ricatto commerciale. Si vuole accelerare lo svecchiamento dei magazzini di farmaci sintetici. E’ un segnale che le tensioni interne a Big Pharma si stanno intensificando. E’ possibile che dopo i mondiali si intensifichi il marketing allargando il mercato dei vecchi farmaci sulle persone sane. Oltre alle pastiglie per scopare, per mangiare senza ingrassare e per aumentare lo sballo in discoteca, tutta roba che abbiamo già, avremo pastiglie per leggere meglio, dimenticare i dispiaceri, ricordarsi gli appuntamenti e, dulcis in fundo, per comunicare meglio con le nove tecnologie.

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1 luglio 2014 2 01 /07 /luglio /2014 09:46
Gavrilo Princip in Europa

A cavallo del 28 giugno euronews ed altre testate di informazione europeista hanno dedicato alcuni servizi alla commemorazione che la città di Sarajevo ha dedicato al centenario dell’evento scatenante WW1 (prima guerra mondiale). Si tratta dell’assassinio di Francesco Ferdinando d’Austria per mano di Gavrilo Princip. Alla base di questo interessamento c’è la necessità di monitorare il dibattito balcanico, soprattutto bosniaco, su questioni del passato non ancora risolte. Con la caduta dell’URSS, in particolate con Putin, ha preso corpo infatti un dibattito revisionista che ha ridimensionato il giudizio su personaggi legati all’irredentismo serbo e serbobosniaco nel confronti della dominazione asburgica del secolo scorso. Ma tale dibattito non passa in Serbia e a Sarajevo, ove la comunità serbobosniaca si confronta con le culture cattoliche e islamiche. La cosa assume una certa importanza in vista della entrata in UE. Le istituzioni europee sono anche figlie del trauma vissuto con le due guerre mondiali dello scorso secolo e non possono ignorare il forte richiamo simbolico del centenario. Esso, se celebrato correttamente, durerà quattro anni ed è bene pertanto testare subito la tenuta e la reattività dei vari paesi, delle loro diverse memorie storiche, per individuare eventuali tensioni inopportune.

Gavrilo Princip è considerato di fatto un terrorista in Europa occidentale, mentre è stato per quasi un secolo celebrato come eroe irredentista e martire della libertà nell’Europa dell’Est. In questi giudizi la storiografia occidentale ha assunto di fatto il punto di vista viennese sull’evento, mentre in quella orientale nel periodo sovietico che è durato oltre settant’anni, è stata dominante la visione serba (maturata successivamente perché all’epoca il governo serbo negò energicamente ogni responsabilità). Ebbene, dopo cento anni, decine di milioni di morti e un processo di unificazione incorso, sarebbe opportuno un giudizio storico dirimente e veritiero.
Dal mio punto di vista, fermo restando il senso rifiuto verso la violenza e l’assassinio politico, la memoria occidentale verso Gavrilo Princip andrebbe rivisitata. Egli, assieme agli altri componenti della associazione segreta che organizzò l’attentato, potrebbe essere visto come un cospiratore ottocentesco di tipo carbonaro e si potrebbe rivalutare il filone di indagine sull’evento che ha messo in luce le manipolazioni effettuate dal colonnello Dragutin Dimitievic Apis (capo dei servizi segreti serbi all’epoca dei fatti) e la Mano Nera, la società segreta che armò i cospiratori (della quale lo stesso APIS era segreto appartenente). Ho trovato interessante in proposito l’accenno fatto da Lucio Villari nella trasmissione dedicata da RAI STORIA al tema.

In ogni caso i serbo bosniaci in questi giorni hanno eretto un monumento a Princip e le loro autorità hanno disertato le commemorazioni ufficiali cittadine organizzate dalla municipalità.

Diciamo quindi che la vertenza è aperta e noi abbiamo quattro anni di tempo per comporla. Spero che non si perda l’occasione.

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30 giugno 2014 1 30 /06 /giugno /2014 17:33

IL 30 GIUGNO è dedicato ai protomartiri.
In particolare mi intriga Marziale di Limoges. E non solo per la cittadina francese che cita nel proprio nome, ma anche per la vicenda della sua santificazione. Limoges si trova nel sud della Francia, sulla strada di chi, come me, nei primi anni novanta ha esplorato la Francia, il sud e la Linguadoca in cerca di misteriose verità nascoste, oggi consunte fonti del turismo di massa. Di essa però ricordo solo il vino bianco, in realtà giallo canarino, che mi portai a casa assieme a delle fantastiche quiche lorraine che ancora ricordo. Non trovai i misteri, ma trovai le torte salate. E lo scambio fu buono.
Ma tornando al povero Marziale, evangelizzatore d’Aquitania del terzo secolo d.C., egli ebbe la fortuna di finire tra le parole della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Costui lo cita narrando la vita di San Pietro Apostolo e lo descrive come discepolo inviato a predicare assieme ad un compagno che però morì causandogli il ritorno da Pietro. Ma Pietro lo rispedì subito dal compagno, anzi dal suo cadavere morto già da quaranta giorni, al fine di resuscitarlo tramite l’imposizione del bastone. Funzionò. “… subito si rialzò, vivo.” Scrive Jacopo. In realtà il nostro visse nel terzo secolo e divenne, com’è oggi storicamente accettato, il primo vescovo di Limoges. Si tratta pertanto di una bufala. Un bufala probabilmente inventata dallo scatenato Gregorio di Tours il quale si spinse sino a dire che Marziale era uno dei settantadue apostoli di Cristo. Voleva evidentemente rivendicare alla diocesi origini apostoliche.


Le millanterie evidentemente non sono estranee neanche ai santi; cosi come non lo sono le false storie del potere.

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23 giugno 2014 1 23 /06 /giugno /2014 22:42
Quarant'anni fa Zinato e l'eccidio di Borga

Il 23 Giugno di quarant’anni fa moriva il Vescovo di Vicenza Carlo Zinato. Egli è una figura importante per i risvolti noti, ma anche per quelli meno noti, della nostra storia valdagnese, oltreché ovviamente vicentina. Importanti infatti sono gli accordi da lui elaborati riservatamente con Gaetano Marzotto ed esponenti del CNL nei primi mesi del 1945. Ma non ci sono solo quelli. Un aspetto da non dimenticare della sua figura riguarda la sua fermezza in un episodio significativo come l’eccidio di Borga di Fongara dei quale è ricorso pochi giorni fa il triste anniversario.
L’undici giugno, è ricorso infatti il settantesimo anniversario di questo che è uno degli episodi più drammatici del periodo resistenziale, ancora impresso nella memoria locale.




“Verso mezzogiorno di domenica nella contrada Borga di Fongara un soldato tedesco rimaneva disgraziatamente ucciso in un brevissimo scontro tra quattro soldati germanici e tre partigiani, che transitavano per quella contrada. Poche ore dopo la truppa germanica, salendo da Valdagno, si recava con automezzi nella contrada Borga. Tutta la popolazione venne fatta uscire dalle case. Le donne e i bambini avviati fuori della contrada sulla strada che sale verso Fongara; gli uomini invece, in numero di diciassette furono radunati in un piccolo declivio adiacente ad una delle case e quivi improvvisamente uccisi a colpi di mitragliatrice e di bombe a mano. Fra le vittime un mutilato, invalido di guerra in Africa settentrionale. Fatte ritornare le donne alle proprie abitazioni, si diede ad esse il tempo di asportare quanto poteva essere a loro utile, poiché tutta la contrada doveva essere incendiata.” La descrizione continua descrivendo lo strazio operato dalle truppe tedesche. Tutte le case in fiamme, tredici famiglie gettate improvvisamente nel grade lutto e nella più grande miseria. Si continuò poi con la perquisizione di tutte le case di Fongara, sottraendo beni e valori, oggetti d’oro, con la truppa che si abbandonava a canti e grida di gioia “ … e si tentò di violentare qualche ragazza.”
E’ il vescovo Zinato che scrive queste parole nella sua lettera al colonnello von Heynitz, comandante di piazza a Vicenza. Una lettera che non fa sconti a nessuno e non risparmia di evocare un “grido di esecrazione che oggi, e forse ancor più nell’avvenire, potrebbe essere alzato verso chi ha compiuto un eccidio così grave nei confronti di poveri innocenti. “
Infatti il punto è questo: si trattava di vittime innocenti, anzi erano “vere isontes”, ovvero “assolutamente innocenti” secondo la definizione di don Giovanni Guglielmi, il quale scriveva in latino.
Le motivazioni di tanta spietatezza sono legate al fatto che il morto tedesco faceva parte di una unità riservata, un corpo speciale delle SS di stanza a Valdagno e non si spiegano solo con le regole di rappresaglia usate dai tedeschi.


Le diciassette vittime appartenevano a due soli ceppi familiari, ci ricordano Maurizio Dal Lago e Franco Rasia nel loro libro “DALLO SCIOPERO GENERALE ALL’ECCIDIO DI BORGA” Edito dalla Città di Valdagno nel 2004. Uno era quello dei Cailotto con Antonio, Massimo e Luciano, Clemente, Domenico, Carlo e Giovanni; l’altro era appunto quello dei BORGA, con Luigi, Pietro, Severino, Riccardo e Giovanni, Antonio, Gelindo, Guido, Emilio e Luigi Antonio.


A loro vada l'umile, ma intensa memoria delle generazioni postume.

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22 giugno 2014 7 22 /06 /giugno /2014 23:54
Weekly 25

Il Fatto Quotidiano ha commentato il referendum per l’indipendenza veneta. Dice che si tratta di una proposta di legge voluta dall’ex UDC Stefano Valdegamberi assieme alla Lega e approvata a maggioranza dal Consiglio Regionale. Il quesito referendario parlerà di “Repubblica Indipendente e sovrana”. Voti favorevoli 30 su 45. E’ stata approvata anche un’altra legge, il giorno precedente, che dà mandato al Presidente Zaia di negoziare col governo l’indizione di un referendum sull’autonomia differenziata del Veneto. Si stima un costo di 14 Milioni di euro a carico della Regione, resta da definire come compensare tale costo dal lato delle entrate.

2 - Lo stesso numero del quotidiano ha dedicato tre paginone a Big Pharma.
La curatrice Chiara Daina attacca duro. Parla di “casta delle multinazionali” come “dittatura invisibile” che decide della nostra vita e della nostra morte. Guadagnando mostruosamente. In effetti la Pfizer batte Shell (petrolio) e Toyota (auto) per volume d’affari. Poi abbiamo Johnson & Johnson seguita da Novartis e Roche.

Si tratta di un oligopolio globale garantito dai brevetti e “poco disturbato dalle leggi”.
Il commento si chiude con un velato appello alla campagna lanciata da Ben Goldacre con il suo bestseller “Bad Pharma”. Egli chiede la pubblica registrazione dei trial clinici. E ci informa che il 2 Aprile scorso il Parlamento europeo ha approvato l’adozione di un database destinato a raccogliere i test scientifici effettuati in Europa dal 2014 in poi. Ciò determinerà lo spostamento dei test in aree globali extraeuropee.

Interessante, come sempre il commento di Garattini:” Il dossier per la registrazione del farmaco presentato all’EMA (agenzia europea) è frutto delle industrie che producono e vendono il farmaco. E’ uno dei più evidenti conflitti di interesse. Ci vorrebbe un ente super partes, il quale dovrebbe eseguire almeno una parte degli studi clinici”. Lapalissiano.

C’è poi un ragionamento serio da fare sulla formazione del prezzo del farmaco. Nei costi che le aziende presentano per sostenere il prezzo che propongono ad AIFA sono compresi anche quelli del marketing del farmaco, che a volte raggiunge anche il 30 % del totale. E l’AIFA non può analizzarli perché fanno parte dei patti di riservatezza tra cliente e azienda. Inoltre le farmacie vogliono il loro margine.

3 - Con la chiusura di questa settimana, la venticinquesima dell’anno, il sole lascia i gemelli per entrare nel segno, ovvero la costellazione, del Cancro. E lo fa con particolare convinzione consegnandocelo in una particolare domenica, che si fonde col Corpus Domini nel pieno dello splendore solstiziale estivo. Ora non voglio perdermi nel significato luciferino che ha questo giorno per la massoneria, basta ricordare che esso rappresenta la soglia della luce e quindi dell’energia, voglio solo osservare che i Rothshild, la loro banca, hanno scelto Scaroni come vice presidente. Sì, Paolo Scaroni, il chief executive dell’ENI appena rottamato da Renzi per captazio benevolentie nei confronti degli americani… Ebbene il Financial Times, che ne ha dato notizia, ci precisa che egli lavorerà a Londra (la City) per 2 – 3 giorni alla settimana “portando con sé una serie di contatti importanti nel settore energetico mondiale”.

Complimenti e buon lavoro…


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20 giugno 2014 5 20 /06 /giugno /2014 02:07
Berlinguer deve morire, di Fasanella e Incerti

Durante le recenti elezioni europee ed amministrative del 25 Maggio in Italia abbiamo visto una delle campagne elettorali più spettacolarizzate. Le televisioni si sono ossessivamente giocate il proprio ruolo di strumento indispensabile per vincere catturando gli indecisi dell’ultima settimana. In tale scontro i due principali concorrenti Renzi e Grillo si sono contesi in particolare il pubblico moderato utilizzando il mito di Berlinguer. Il marketing prevedeva anche un libro e un film: Berlinguer deve morire di Fasanella e Incerti, edizioni Sperling & Kupfer e “Quando c’era Berlinguer” libro e primo film di Walter Veltroni.

Il libro d Fasanella, per la verità era già uscito nel 2005, dopo la fine dei lavori della commissione Mitrokhin quando nelle retrovie si preparava la leadership di Veltroni per il PD del dopo Prodi, ma non l’aveva letto nessuno mentre ora viene riedidato con veste più elegante, in un momento in cui sempre veltroniano è l’endorsement, questa volta per il dopo Napolitano.

La mia lettura, devo dire, non ha avuto alcun particolare trasporto. Fasanella è autore di molti libri che mi sono piaciuti perché fondati su ricerche scrupolose e animate da ricerca di verità. Ma in questo caso il libro indaga una verità nascosta e negata, ma è confezionato e viene rilanciato con una campagna promozionale tali da veicolare un messaggio emotivo legato a Berlinguer, attualizzandone il valore come profeta della questione morale.

L’immagine patinata di Berlinguer viene ostentata in copertina con il nome di Veltroni, autore di una introduzione, in marcata evidenza. L’altro introduttore è Giuseppe Vacca, per il quale non c’è nessun richiamo in copertina anche se il suo testo è molto acuto. Il contenuto più importante è la rivelazione del attentato alla vita subito da Berlinguer in Bulgaria nel 1973. Un attentato reso noto da Emanuele Maccaluso ancora nel 1991, ma negato dai vertici PCI e dal suo stesso fratello Giovanni. Moglie e figli no, non lo hanno negato, e ora sostengono apertamente la versione dell’attentato.

In questo libro uscito nel 2005 si dà per certo l’attentato e si presentano nuove fonti, in articolare documenti d’archivio dell’Istituto Gramsci, atti delle inchieste Priore e Ionta/De Ficchy. Si accenna poi a qualche riscontro in commissione Mitrokhin. La novità più importante è la testimonianza di Velkof, che era in auto con Berlinguer. Da essa si ricava che gli incidenti stradali provocati venivano effettivamente organizzati dai servizi bulgari e cche c’erano ragioni interne al PC bulgaro per eliminare sia Berlinguer che il vicesegretario bulgaro. Due piccioni con una fava.

Il punto che ho trovato più interessante è l’esame dei contenuti dei colloqui bulgari il cui fallimento fu la causa che determinò il tentato omicidio mascherato da incidente.

Nel capitolo 4, vengono illustrati alcuni passaggi del colloquio (cinque ore) che Berlinguer ebbe con Zhivkov (all’epoca potente segretario dl PC bulgaro) il 1° Ottobre 1973. Essi si desumono dal verbale stenografico (di 68 pagine) consegnato a Incerti/Fasanella. I due hanno parlato di accordi/scenario di area. Le pg 46-47 illustrano in modo soffuso un dialogo su temi di intelligence nel quale i due si confidano anche giudizi sugli altri leaders come Tito e Ceausescu. In pratica a mio avviso in tale dialogo c’è in ballo l’idea di una vasta riaggregazione dei balcani (che prescinda dall’URSS) nella quale far passare infrastrutture energetiche. E si sta esplorando la possibilità di coinvolgere l’Italia che dispone delle risorse libiche dopo il golpe del ’69. E’ possibile anche che il KGB, con il quale i bulgari avevano una collaborazione strettissima, stesse preparando un upgrading dei sistemi d’intelligence e abbia deciso, proprio in conseguenza di quel colloquio, di accelerare il ricambio il Italia con Cossutta.

Berlinguer nella prima fase della sua segreteria (1972 – 75) era in ticket con Cossutta e costui aveva collaborato allo smantellamento della vecchia rete secchiana/KGB. E’ dopo il colloquio del ’73 con Zhikov che i due (Berlinguer e Cossutta) rompono, perché Cossutta diventa il potenziale riferimento alternativo a Berlinguer il quale era già in combutta con Moro. C’era la possibilità che i Comunisti italiani entrassero nel governo per via elettorale, ma il golpe in Cile dimostrava che gli americani non l’avrebbero permesso, quindi, sosteneva Zivkov, occorreva rafforzare la rete criptomilitare. Fu questo probabilmente il vero punto di rottura, anche se il libro non lo dice.

E si apre la fase che porta alla proposta di Compromesso Storico e poi allo strappo da Mosca. Lo spiega Giuseppe Vacca nella prefazione: “per il tipo di socialismo a cui il PCI guardava l’appartenenza dell’Italia alla NATO non era un impedimento, ma piuttosto una garanzia”.

Vacca poi illustra bene il quadro di ripercussioni in caso di una andata al governo del PCI: ricadute nelle relazioni USA/URSS, effetto domino nei paesi dell’est, rafforzamento del tema diritti umani i quale “colpiva alle fondamenta il totalitarismo sovietico”.

A patina 89 poi si introduce il tema, che però non viene esaminato, del rapporto riservato di Silvano Goruppi (15 ottobre 1973), incaricato da Berlinguer di prendere contatti con i protagonisti della Primavera di Praga.

Per quanto riguarda lo smantellamento della rete secchiana il libro riferisce che nel semestre precedente a questi colloqui (di Varna e Sofia), “su segnalazione del KGB Cossutta “scoprì” e denunciò alla segreteria “due spie” dei servizi italiani che lavoravano nella sezione esteri del partito”.

Erano Edoardo Ottaviano e Mario Stendardi. Quest’ultimo, milanese, era dirigente della Associazione Italia-Ungheria mentre Cossutta, oltre che vicesegretario del PCI, era presidente della ITALTURIST, agenzia di viaggi all’est del PCI.

Ne conseguì una ristrutturazione interna con licenziamenti, rimozioni ecc. il cui responsabile incaricato fu proprio Cossutta. La cosa toccò anche Salvatore Cacciapuoti, membro della CCC. e il capo della sezione amministrazione del CC Barontini. In tale processo interno lo Stendardi dichiarò che Cossutta era il capo della polizia segreta.

Insomma il libro contiene cose interessanti anche se di scarsa attualità.

E’ la figura di Berlinguer ad essere di fatto ancora attuale, come dimostra l’ultima campagna elettorale. E se, come penso, l’endorsement veltroniano dovesse consolidarsi, ne sentiremo ancora parlare.

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16 giugno 2014 1 16 /06 /giugno /2014 02:46
Youth Day

In Sudafrica il 16 Giugno è Youth Day, festività nazionale che ricorda lo stesso giorno de 1976 quando gli studenti neri di Soweto si ribellarono contro il decreto che rendeva obbligatorie le lezioni di Afrikaans nelle scuole.

Vennero uccisi a centinaia e il tredicenne Hector Pieterson divenne icona del movimento anti apartheid. Questa festività precede il Mandela Day fin dalla sua istituzione nel 2009 ma il mondo occidentale deidica ad essa poca mobilitazione mediatica. Evidentemente la lotta per i diritti di salvaguardia dell'identità e cultura etnica sudafricana interessa molto meno della stabilità degli accordi aurei stipulati a suo tempo con Mandela...

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15 giugno 2014 7 15 /06 /giugno /2014 16:07
weekly 24

Nella settimana 24 la notte di sant’Antonio, col suo plenilunio, ha illuminato le cattiverie del Mediterraneo, mare sempre meno Nostrum dopo il lampedusano cambiamento totale del dopo Geddafy. Dall’aereo con Dell’Utri e la figlia in chador agli sbarchi drammatici degli africani cacciati dalle nostre guerre nascoste e dimenticate.
Del padovano Antonio è santa soprattutto la lingua, che non è il veneto, lui orava in latino, ma la reliquia. Egli fu uno dei tanti emissari papalini che combatterono le velleità imperiali di Federico secondo e distrussero i catari, martiri del potere guelfo ancora senza scuse.
Ed è stata proprio la lingua il simbolo chiave della politica glocal di questa settimana. Il premier Renzi l’ha adoperata con i cinesi al fine di raccattare alcuni investimenti, lingue di fuoco sono scese con la Pentecoste (soprattutto nell’est dell’Ukraina) e Stefano Folli, vate de Ilsole24ore, l’ha usata finalmente per dire la verità: “in fondo a percorso delle riforme si delinea la svolta presidenzialista”. Mai dire mai.


2 – Folli commenta l’assemblea del PD evidenziando da subito l’istinto di potere di Matteo Renzi e la necessità di usare il “dardo renziano” contro il dissenso. Folli ovviamente fa il suo mestiere di opinionista confindustriale e in queste ore ha necessità di persuadere l’esausta imprenditoria italiana ad investire ed assumere velocemente per innescare una improbabile ripresa. Il rapporto deficit/PIL è al collasso e richiede una azione sul denominatore senza la quale anche il futuro di Renzi è discutibile. Ed ecco quindi lo scenario presidenzialista come nuova promessa, visto che le altre finora non sono state mantenute, ma grazie a Dio all’elettorato pare che gli vada bene lo stesso…


3 – in settimana lo scandalo Mose ha raggiunto il suo principale risultato, ovvero le dimissioni del sindaco di Venezia, ottenendo su questo vari titoli sui media internazionali. Si sa, Venezia è ancora un mito mondiale e le dimissioni del suo sindaco valgono di più di quelle di molti capi di stato africani messi assieme. Euronews non ha perso tempo a dire che la lotta alla corruzione prosegue in Italia e il Giornale di Vicenza ha prontamente avvisato che ora gli arresti “dovrebbero farli nei ministeri”. Bene tutto procede secondo programma.


4 – L’effetto più importante però lo abbiamo sul morale del popolo visto che Balotelli, colorato testimonial della nuova generazione italiana, ha fatto il suo dovere ridando anche un senso alla semidefunta espressione “Forza Italia”.


Il premio miglior vignetta della settimana lo darei quindi, nel mio piccolo, a quella del Gazzettino di Giovedì scorso: grazie Orwell.

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