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4 marzo 2013 1 04 /03 /marzo /2013 23:55

cor-mio.JPGCor mio mentre vi miro. E’ il verso di una rima di Giovan Battista Guarini scritta intorno al 1589 e musicata da Monteverdi. Si trova raccolta nel quarto libro dei madrigali a cinque voci (1603).

 

In una cinquantina di battute, Monteverdi organizza le due quartine di Guarini secondo il criterio compositivo detto, all’epoca, “seconda pratica”. Si tratta di un criterio di composizione che non mette più sullo stesso piano di importanza tutte le voci della polifonia, ma considera principali le linee della melodia e del basso.

 

 

 

Cor mio mentre vi miro/visibilmente mi trasformo in voi/e trasformato poi/in un solo sospir l'anima spiro.

 

O bellezza mortale/ O bellezza vitale/ poichè si tosto un core / per te rinasce e per te nato more.

 

 

Le prime venticinque battute del brano musicano i versi della prima quartina, che esprimono un sentimento di sofferenza amorosa. Le successive ventiquattro battute esprimono invece l’invocazione d’amore di un cuore che rinasce e more. Guarini non usa la parola amore, ma si affida alla metafora di un “core” che rinasce e “more”. La rima baciata cuore/amore, tipica del festival di Sanremo sixties, evidentemente viene da lontano e affonda le radici già prima del barocco… solo che paragonare questa musica a quella di quel  festival  è come paragonare i salti dell’Agno alle cascate del Niagara!

 

 

Si tratta comunque di qualcosa di intenso, qualcosa che vale la pena di ascoltare. E se qualcuno ama cantare

qui

ha una bella sfida a cinque voci.

 

 

 

 

 

 

 

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