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22 marzo 2023 3 22 /03 /marzo /2023 15:56

 

  1. La crisi geopolitica evolve in favore, come del resto era facilmente prevedibile, di Putin. Le multipolarità anti occidentali si aggregano passo dopo passo. Ad un anno dalla operazione militare speciale che ha invaso il territorio ucraino fino alle porte di Kiev e che ha consolidato il risultato dei referendum separatisti  voluti dalle popolazioni russofone, la chiave per uscirne è in mano cinese.
  2. Il mainstream occidentale risulta piuttosto confuso almeno agli occhi del lettore avveduto. Gli USA, una volta piazzati i loro sistemi d’arma, hanno ridotto l’aggressività bellicista mentre la UE cerca di aumentarla. Ma il segnale più forte è quello Quatarino: il capitale arabo punta a sganciarsi. Il maistream del Qatar è stato investito da uno scandalo di corruzione interno alla UE del quale si accusano le lobbies arabe. Si vorrebbe farne uso per coprire lo sganciamento.
  3. La Banca della Silicon Valley aveva bisogno di ricapitalizzare per espandere il proprio indebitamento e rilanciare gli investimenti, ma non ha trovato il capitale per farlo. Il Qatar non mette i soldi, il Qatar non è più abbagliato dall’economia dollaro centrica. Ne consegue una crisi fallimentare che coinvolge anche Credit Suisse.
  4. In Brasile è in atto una manovra che dopo aver scaricato Bolsonaro perché filotrampiano, ora sostiene Lula. Vedremo meglio le opportunità che si riaprono per le multinazionali americane. Ma appare intuitivo che un Brasile filo-bideniano potrà essere usato come elemento di divisione del fronte dei BRICS. Inoltre, in una America Latina  molto sinistroide il fronte atlantista cerca di impedire una leadership continentale venezuelana e un Lula ricattato potrebbe risultare utile el gioco.  
  5. In Italia il mainstream continua a coccolare la Meloni anche accoppiandola con Elena Ethel Schlein. Costei, miliardaria luganese, in Agosto parlava contro l’invio di armi mentre ora le giustifica come “necessità ”. Intanto nell’agro pontino è stato terminato il ciclo di addestramento dei militari ucraini per l’uso dei lanciarazzi anti mig e ora vanno inviati. Queste sono armi moderne non resti di magazzino e vedremo abbattimenti aerei da ambo le parti, i sistemi infatti vanno assestati e collaudati. A ciò vanno ricondotti alcuni abbattimenti nei cieli delle scorse settimane.

 

  1.  Nel frattempo il mainstream nazionale blatera di mandati di cattura per Putin. 

La condanna da parte del CPI (tribunale dell’AIA) è una bufala senza alcun significato operativo perché si tratta di un tribunale non riconosciuto da USA, Russia, Cina nonché dalla stessa Ucraina. Inoltre il mandato di cattura, di cui parlano i giornali ma non sono riuscito a vedere il testo, parlerebbe di deportazione dalle zone ove avvengono scontri militari di persone (bambini) da parte delle truppe russe. Il Corriere scrive di bambini ospiti di istituti e a me la cosa puzza di misure cautelari tese a prevenire l’uso dei bambini come scudi umani. Pratica quest’ultima che abbiamo visto usata in Siria da ISIS e a Odessa dai contractors di Pravi Sector.

C’e un bambino a cui va ridato il genitore, si chiama Gabriel Assange. 

 

 

 

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18 novembre 2022 5 18 /11 /novembre /2022 16:36

 

 

Esterno Notte di Marco Bellocchio è solo una polpetta riscaldata e banalmente semplificata. Essa mortifica la memoria di Moro e le sofferenze dei suoi cari in una versione didascalica e retorica.  

Nel 2003 la ex brigatista Anna Laura Braghetti ha scritto una biografia romanzata col titolo Il Prigioniero. Da essa nello stesso anno il regista Marco Bellocchio ha tratto il film Buongiorno Notte. In esso alla fine del film il padre del Compromesso Storico esce libero all’alba e cammina per le strade di Roma. Qui sta la metaforica nonché profetica intuizione di Bellocchio: Moro è uscito simbolicamente vivo da quella vicenda perché il suo spettro gira ancora libero per le strade della repubblica ed è destinato a radicarsi nella cultura e nella sua storia. Quella di Bellocchio è una metafora che ci viene ora riproposta da Rai Fiction con Esterno Notte in forma di miniserie Tv.

In questa nuova opera il merito di Belocchio resta ancora quello di cogliere e trasmettere il graffiante senso di colpa che assilla la cultura politica italiana da ormai mezzo secolo ovvero aver lasciato uccidere Aldo Moro. Ma non c’è altro. Soprattutto non c’è la verità. Aldo Moro infatti non è stato ucciso dalle Brigate Rosse ma dalla NATO.

Quelle della stella a cinque punte sbilenca erano poco più che una squadretta di calcio parrocchiale, mentre quelle della geometrica potenza a sei punte ne erano la versione ultra infiltrata dal 1974 in poi con professionisti della guerra asimmetrica, figure specialistiche addestrate e dirette da poteri occulti innervati nella  NATO il cui cervello è nascosto negli USA. Poteri illegali storici che all’epoca avevano in Kissinger il mandante generale.

Questa però è la verità storicamente accertata che non si può dire, o meglio non si può narrare al popolo per non turbarlo o meglio per non svegliarlo. Non mi è piaciuto per niente. E per quanto riguarda i personaggi come Montini, Cossiga, Morucci, Faranda ecc. che vengono mostrati come persone sofferenti da perdonare mi rifiuto di stare al gioco:

Chi e causa del suo mal pianga se stesso.

 

 

 

 

 

 

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8 febbraio 2021 1 08 /02 /febbraio /2021 15:44

[7 Febbraio 2021]

Traduco liberamente alcuni passaggi dall’articolo del NYT “Mario Draghi saved the euro. Can he now save the Italy?

 

Nei giorni oscuri della crisi finanziaria europea Mario Draghi, allora capo della BCE, disse “whatever it takes”. Ora, circa dieci anni dopo, la sua nativa Italia sta affrontando una catastrofica epidemia di Covid-19, un’incombente disastro economico e una crisi politica che ha messo in luce il suo stato di paralisi e ritorna da mister Draghi, il titano europeo che possiede ciò che serve a salvare il Paese.

Le forze europeiste hanno tutte descritto in questa settimana come una manna dal cielo la sua accettazione dell’incarico. E mister Draghi, da lucido ed enigmatico politico di 73 anni, ha già fatto importanti passi avanti conquistando il supporto di una disparata matrice di forze politiche che comprendono anche i populisti che per anni lo hanno considerato il rappresentante dell’establishment.

Italia probabilmente si trova nel più pericoloso momento da WW2 perché affronta un battaglia multiforme sulla salute, l’economia e la paralisi di una società frustrata. Il Paese è pronto a ricevere oltre 200 MLD di Euro come fondi di soccorso dall’Europa ed è dubbioso circa la capacità del governo uscente di spenderli. Al contrario Mario Draghi viene visto come l’unico capace di tirare quelle somme. La sua amministrazione, al contrario di quella tumultuosa di Conte il quale era precedentemente sconosciuto e ideologicamente incoerente passando dai nazionalisti ai populisti e all’establishment di centro sinistra, farebbe immediatamente crescere la statura internazionale dell’Italia, la credibilità e l’influenza a Bruxelles. Inoltre oltre ad aver lavorato a stretto contatto con la Merkel e disporre di sofisticate conoscenze in economia, Draghi ha forti relazioni con la Casa Bianca attraverso JANET Yellen, la neo segretaria del Tesoro statunitense; egli la conosce bene per via dei suoi anni come banchiere centrale. Pertanto la prospettiva di vederlo guidare l’Italia porta fiducia ai mercati finanziari, cosa importante per la crescita dell’Italia nel lungo termine considerata la necessità di prendere in prestito denaro a basso tasso di interesse.

Tutto questo alone circonda un uomo che è di per sé stesso cauto. E’ nato in una famiglia della case media, suo padre lavorava alla Banca d’Italia e sua madre era una chimica. Entrambi i genitori morirono quando lui era un adolescente. Egli è stato educato dai Gesuiti, cosa questa che gli amici considerano alla base della sua imperscrutabilità. Egli non ha mai sostenuto un partito politico italiano e gli amici dicono che non ama che il suo nome venga messo in mostra nelle iniziative che sostiene. Ha studiato politica economica Keynesiana al MIT diventando il primo italiano a ricevere il dottorato. Gianfranco Pasquino che nel 1974 studiava ad Harward e giocava a calcio con Draghi dice di lui che è una persona seria, poco interessata alla politica italiana, che ama più ascoltare che parlare. E’ stato per un decennio a partire dal 1991 il massimo funzionario del Tesoro italiano dove ha saputo assicurare stabilità tra i perenni disordini politici. Egli sa essere estremamente efficiente e fresco quando si trova sotto pressione. I suoi contatti e la sua reputazione hanno attirato la banca d’investimenti Goldman Sachs la quale lo ha nominato vice presidente e direttore generale nel 2002. E all’epoca il premier Romano Prodi lo ha corteggiato come Ministro delle finanze. Nel 2006 divenne governatore della Banca d’Italia, dove aveva lavorato suo padre, e anche qui seppe uscire bene dallo scandalo per conflitto di interesse del predecessore rimanendovi fino alla nomina a Presidente della BCE. Ciò avvenne nel 2011 durante una grave crisi del debito sovrano. Da banchiere europeo egli mostrò un forte talento politico quando convinse i leader europei a tollerare il programma di stampa della moneta più ardito di qualsiasi altro intrapreso dalla Federal Reserve. Anche la Merkel ha sostenuto Draghi nonostante il timori di molti componenti del suo stesso partito secondo i quali tali politiche avrebbero riattivato l’inflazione. Cosa che non avvenne. Come residente BCE Draghi spinse anche per cambiamenti che includessero regole di allentamento del mercato del lavoro e razionalizzazione della burocrazia che peraltro non sono avvenute. Secondo altri se Draghi avrà successo nella formazione del nuovo governo darà priorità alla vaccinazione e alla gestione delle abbondanti risorse del pacchetto di soccorso (Recovery Fund) che egli stesso ha definito straordinarie.

Diversamente da Mario Monti, un altro economista chiamato alla premiership tecnocratica nel 2011 durante una crisi, Draghi ha la possibilità di spendere anziché tagliare, miliardi di euro. Egli in un discorso tenuto a Rimini l’anno scorso quando il suo nome cominciava ad essere fatto 2uale successore di Sergio Mattarella nel 2022, egli disse che gli investitori stranieri avrebbero accettato un maggiore indebitamento italiano se il paese avesse investito il denaro “nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione e nella ricerca”. E tra i suoi sostenitori oggi c’è un ottimismo fiducioso che lui saprà sbloccare i lavori pubblici paralizzati investendo nella creazione di posti di lavoro e nell’istruzione.

Matteo Renzi, un ex Primo Ministro, ha rilasciato una intervista nella quale dice:” Avremmo potuto buttarli via o spenderli male ed invece abbiamo Mario Draghi che significa fiducia, la prima regola della economia. Ora con lui viaggiamo con le cinture di sicurezza”. E’ stato Renzi a far collassare il governo Conte e i suoi sostenitori del M5S.

Ora Draghi deve superare la sfida della politica italiana e convincere i populisti che disdegnano i tecnocrati che una largo governo unitario è nell’interesse della nazione.

Gli anti-establishment 5 Stelle, i quali nonostante il calo di sostegno pubblico sono ancora il principale gruppo in parlamento, sono andati al potere demonizzando i banchieri internazionali e specificatamente lui, mister Draghi, ma temono che le elezioni anticipate derivanti da una loro reiezione provocherebbero una decimazione dei loro ranghi. E Di Maio si è mostrato disponibile, come altrettanto il demagogo Salvini il cui annunciato supporto segna anche una possibile svolta politica.

Pasquino dice:” Spero che Draghi abbia chiaro che ci sono molti squali nella politica italiana e tra si essi anche quelli piccoli possono produrre ferite profonde.”

 

 

 

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5 maggio 2020 2 05 /05 /maggio /2020 20:00

 

 

 

 

Polmonite globale.

 Le potenze europee si apprestavano a partecipare alle celebrazioni del capodanno cinese all’insegna dei migliori auspici fintantoché non è intervenuto il “china virus” a smorzare gli entusiasmi. Questa è stata la prima espressione usata per definirlo, poi è stato denominato “coronavirus” Sars CoV-2 e/o Covid-19 dove l’espressione Sars-Cov-2 indica il nome proprio del virus, mentre l’espressione Covid-19 indica il nome proprio dell’evento malattia pandemica che sta avvenendo.

Ad oggi si parla di oltre tre milioni di casi di contagio con oltre duecentomila decessi, con una diffusione mondiale mentre misure internazionali anticontagio interessano aeroporti e i servizi sanitari. Tutti mobilitati, con un certo disordine, in lockdown con conseguente blocco delle attività e dei rapporti sociali. L’OMS ha inizialmente negato la dichiarazione di “global epidemic” per non averne riscontro obiettivo (BBC 24/1) per poi dichiarare ufficialmente lo stato di pandemia verso metà Marzo. E i cinesi (quelli di Pechino of course) si sono scrollati di dosso la figura degli untori mostrando grande efficacia nella blindatura dei comportamenti civili. Una fonte giornalistica americana ha anche richiamato il fatto, già precedentemente noto, che nella citta di Wuhan c’è un centro ricerca con un laboratorio cino-amerigo-israeliano dal quale potrebbe essere partito il primo focolare. E il web si è riempito di fake news.

Discorso di Obama 2015

“C’è la possibilità e la probabilità che arrivi un momento in cui ci sarà una malattia trasmissibile per via aerea e che sia mortale e per poterla affrontare efficacemente dobbiamo predisporre una infrastruttura. Non solo qui a casa, ma a livello globale; che ci permetta di notarla, isolarla immediatamente e rispondere rapidamente. In questo modo, se e quando, un nuovo ceppo di influenza (come la febbre spagnola) sorgerà tra cinque o dieci anni, avremo fatto un investimento per poterlo combattere. E’ un investimento intelligente che possiamo fare. Non è solo un’assicurazione; è sapere che in futuro avremo problemi come questi. Soprattutto in un mondo globalizzato.”

La Guerra dei virus

La vicenda Coronavirus Covid -19 non è esente da spiegazioni complottistiche. A gennaio 2020 era già uscita l’ipotesi che il virus responsabile della crisi epidemica fosse stato creato, e poi sfuggito di mano, da un centro di ricerca situato a Wuhan sulla guerra biologica. La definizione di China Virus utilizzata inizialmente dai media, ad esempio BBC, ne ha favorito l’idea. Mike Pompeo, responsabile della diplomazia americana, non ha rinunciato alla espressione “Wuhan virus” neanche dopo Il varo della denominazione ufficiale adottata dal WHO.

A confutazione di questo approccio è arrivata a Febbraio inoltrato la narrazione cinese secondo cui, attingendo al clima di seconda guerra fredda, ci sarebbe l’obiettivo americano teso a danneggiare l’economia cinese alla base dell’evento: i portatori a Wuhan del virus sarebbero stati alcuni atleti militari americani. Ciò sarebbe avvenuto già nell’ottobre 2019 durante i Military World Games che impegnarono la città di Wuhan ad ospitare circa 100.000 militari da tutto il mondo. In particolare l’origine del focolaio sarebbe collegata all’avvenuto ricovero di cinque atleti presso l’ospedale di Wuhan nei giorni compresi tra il 18 e il 27 ottobre. Si tratterebbe di un virus proveniente dal laboratorio militare di Fort Detrick nel Maryland. Il portavoce del dipartimento dell’informazione del ministero degli esteri cinese Lijian Zhao lo avrebbe confermato via Twitter. L’assenza del paziente zero ovviamente contribuisce ad alimentare la possibilità di questa spiegazione.

Nell’uno o nell’altro caso il nuovo coronavirus sarebbe il risultato di un esperimento di laboratorio finalizzato alla produzione di una arma batteriologica. Varia solo la circostanza se esso fosse stato diffuso in funzione offensiva o per un errore di laboratorio. Nel gran parlottio mediatico di certezze scientifiche se ne sentono ben poche, ma Massimo Amorosi, consulente del ministero degli esteri per i temi della biosicurezza, sulla apposita monografia d LiMes ove tratta il tema relativo al rischio di uso strategico delle epidemie, scrive quanto segue:

“Permangono ancora molte incognite, anche sull’origine della pandemia, come si evince dal rapporto elaborato dal Joint Team WTO dopo la missione dello scorso febbraio in Cina.” Egli fonda la propria convinzione soprattutto con riferimento all’evento originario e alla mancata identificazione dei primi casi esposti al nuovo patogeno. Poi aggiunge che si sostiene il “salto di specie”, ma “sulla base di quanto emerge dagli sudi scientifici pubblicati finora, la correlazione con i pipistrelli e con il pangolino quale ospite intermedio risulta essere alquanto debole e pertanto insostenibile.” Ed indica in nota l’articolo Mystery deepens over animal source of coronavirus del 26 Febbraio a firma Cyranosky. (LiMes 3/2020, pg 271)

 Una prima cronologia

 Il 31 Dicembre 2019 le autorità cinesi hanno fatto un atto di formale segnalazione alla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) circa un focolaio infettivo di polmonite dalla natura incerta. Il 7 Gennaio 2020 viene identificata con certezza la causa, da ricercatori cinesi. Si tratta di un nuovo coronavirus diverso dalla precedente SARS ma afferente alla medesima famiglia. I coronavirus sono responsabili fino ad un terzo dei comuni raffreddori.

  Il 9 Gennaio viene isolato il genoma la cui sequenza viene resa nota attraverso il suo immediato inserimento nella Gene Bank internazionale GISAID. Nello stesso giorno WHO dichiara ufficialmente la esistenza di una epidemia da 2019-nCoV. L’agente patogeno viene descritto come un virus modificato per almeno il 15% rispetto agli altri Coronavirus. Tale tasso di modificazione esclude l’esistenza di soggetti immunizzati e pertanto il nuovo virus agisce in un contesto di diffusione totalmente libera.

La diffusione si è in poco tempo rivelata essere di tipo pandemico. L’emergenza sanitaria globale viene dichiarata il 30 Gennaio. IL 31 vengono emesse linee guida per l’identificazione dell’infettato che ricercano solo persone con i sintomi. Questo diventerà poi il punto di frizione US/Cina con Trump che accusa il governo cinese di aver nascosto per un paio di settimane la gravità della situazione. Ma tra la metà di Gennaio e la metà di Febbraio è stata effettuata una sistematica caratterizzazione del genoma di vari virus provenienti da individui infettati da varie parti del globo. Sinora non sono state riscontrate varianti; esse potrebbero comunque verificarsi in progress perché il passaggio inter-umano può generare mutazioni. L’11 Marzo abbiamo la decisione OMS di elevare a pandemia la diffusione di SARS Cov -2. In tale circostanza emerge anche che la Casa Bianca aveva sottoposto a classifica di segretezza le discussioni interne all’Amministrazione Trump dedicate al problema nuovo coronavirus. (Amorosi pg273) Agli inizi di Marzo in Cina, dove è stato messo in atto un vigoroso isolamento, si è cominciato a registrare un decremento significativo dei casi. Il 10 Marzo 2020 è partita in Italia l’iniziativa di autoisolamento.

Caratteristiche

Il Covid-19 si trasmette da persona a persona attraverso tosse, starnuti, mani infettate che toccano naso, bocca, occhi ecc.) con una incubazione tra i cinque e i quattordici giorni. Può essere trasmesso anche da individui con sintomi lievi che si trovano all’inizio dell’infezione, mentre la trasmissione da asintomatici è ancora da valutare in termini definitivi. Altrettanto ignoto è se una persona infettata e guarita sviluppi una immunità sufficiente o meno ad impedire il riemergere dell’infezione in un secondo tempo.

Si diffonde la consapevolezza circa la scarsità e il modello delle mascherine. Ciò produce un impulso a riconvertire le produzioni nazionali mettendo in discussione la divisione internazionale del lavoro stabilita con gli accordi di globalizzazione e realizzata con le delocalizzazioni.

 

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21 aprile 2020 2 21 /04 /aprile /2020 22:34

 

 

 

[21 Aprile 2020]

Il NYT di oggi ospita in prima pagina un articolo di Bernie Sanders. E’ la prima volta che posso rapportarmi direttamente col suo pensiero per cui, incuriosito, mi annoto alcuni appunti di traduzione. (Così mi tengo sveglio un po’ del mio inglese fai da tè).

 

 

Le fondamenta d’America si sgretolano. 

 

L’America è il più ricco paese della storia mondiale, ma ciò, nell’era delle disuguaglianze di massa su redditi e salute, risulta sempre meno significativo per la sua gente. Vale per tutti quelli che non arrivano a fine mese, per quei 40 milioni che vivono in povertà, per gli 87 milioni che non hanno assicurazione o sono sotto-assicurati e per il mezzo milione di barboni.

Nel bel mezzo di questa doppia crisi (pandemia e tracollo) diventa imperativo riesaminare i fondamenali della nostra società, capire perché essi stanno franando e mettersi a lottare per una nazione più giusta.

L’assurda crudeltà del nostro sistema di assicurazione sanitaria privata ci appare ora lampante: ci sono dieci milioni di americani che mentre perdono il lavoro stanno perdendo anche l’assicurazione sanitaria.  Questo è ciò che accade quando l’assistenza sanitaria viene vista come un benefit occupazionale e non come un diritto. Più che avanziamo verso l’uscita dalla pandemia e più abbiamo bisogno di approvare una legislazione che finalmente garantisca le cure sanitarie ad ogni uomo, donna e bambino, occupato o disoccupato di ogni età. La pandemia ha anche resa evidente tutta l’irrazionalità del sistema corrente: incredibilmente nel mezzo della peggior crisi sanitaria della storia moderna migliaia di operatori sanitari vengono licenziati e molte cliniche e ospedali sono sul punto di fallire e chiudere. In verità ora si vede chiaramente che non abbiamo un vero e proprio “sistema” sanitario, ma solo una rete bizantina di istituzioni medicali, dominate dai piani di profitto delle compagnie assicurative e farmaceutiche. L’obiettivo del nuovo tanto auspicato sistema sanitario, il Medicare for All, dev’essere quello di fornire assistenza sanitaria a tutti in ogni regione del paese, e non miliardi di profitti per Wall Street e industrie.

 

E’ vero che il virus colpisce tutti ovunque senza riguardo per reddito e status sociale. E’ stato diagnosticato il Principe Carlo d’Inghilterra e il primo ministro Boris Johnson è appena stato dimesso dall’ospedale. Prendono il virus e muoiono anche o ricchi, ma è altrettanto vero che i poveri e i lavoratori si ammalano e muoiono in misura maggiore dei ceti abbienti. E questo è vero specialmente nelle comunità afroamericane.

Le disparità nell’esito delle esposizioni a virus sono il risultato diretto non solo di un sistema sanitario ingiusto e inefficace, ma anche di una economia che punisce terribilmente i poveri e i lavoratori del nostro paese.

In aggiunta a milioni di famiglie con basso reddito e prive di assicurazione il virus si mostra vizioso ed incredibilmente opportunistico nell’attaccare persone con pre-esistenti complicanze e un sistema immunitario indebolito. E sono i poveri e i lavoratori che per varie ragioni socio-economiche si trovano oggi in questa esatta condizione. Diabete, dipendenze, obesità e stress, pressione sanguigna, asma e disturbi cardiaci rendono più vulnerabili al virus. I poveri e il lavoratori hanno aspettative di vita inferiori ai ricchi e questa tragica ingiustizia diventa sempre più vera con questa pandemia.

Inoltre, mentre i sindaci, i governatori e i dottori ci dicono di restare isolati in casa e invitano i ricchi ad andarsene nelle seconde case situate in aree meno popolose vediamo che i poveri e i lavoratori non hanno queste opzioni. Quando fatichi ad arrivare a fine mese e non riesci a pagare le cure mediche della famiglia, stare a casa non è una opzione perché se vuoi dar da mangiare alla tua famiglia e pagare l’affitto devi andare a lavorare. E per chi lavora ciò significa incontrare altre persone alcune delle quali portatori di virus.

 

Ma se c’è qualcosa di buono in questa orribile pandemia è che molti cominciano s ripensare gli assunti basilari del sistema di valori americano. Possiamo continuare ancora per molto sulla via di questo avido capitalismo libero in cui tre persone posseggono più risorse della sottostante metà della nazione mentre decie dmigliai vivono in condizioni economiche disperate, lottando per portare il cibo in tavola pagando casa e scuola cercando dimettere da parte qualche dollaro per la pensione? O non dobbiamo invece procedere su una strada radicalmente nuova?

 

Nel corso della mia campagna presidenziale ho cercato di seguire le tracce del Presidente Franklin Delano Roosevelt, il quale, negli anni ’30 e ’40 comprese che in una società completamente libera i diritti economici devono essere considerati diritti umani. Ebbene questo era vero 70 anni fa come lo è tutt’oggi.

 

Ora io farò tutto ciò che è in mio potere per unire questo paese e dare sostegno a Joe Biden nel suo sforzo di sconfiggere il più pericoloso presidente della storia d’America. E continuerò a sostenere con forza che dobbiamo affrontare le disuguaglianze che hanno contribuito all’ascesa di Donald Trump [un presidente] la cui crudeltà ed incompetenza sono costate la vita in questa America della pandemia.

 

Ma una semplice opposizione al signor Trump non sarà sufficiente; noi avremo bisogno di articolare una nuova direzione di marcia per l’America. La nuova America per la quale noi lottiamo dovrà porre fine ai salari da fame e assicurare posti di lavoro a retribuzione decente per tutti coloro che sono in grado di lavorare.

L’America non può essere competitiva nella economia globale e restare una democrazia forte senza assicurare una educazione di qualità, dalla materna alle superiori, a tutti gli americani.

Il paese dovrà intraprendere un massiccio programma di costruzioni che ponga fine alla condizione di senzatetto e consenta a tutta la nostra gente di vivere in abitazioni sicure e convenienti.

Dobbiamo accertarci che le nostre comunità siano libere dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua e che guideremo il mondo nella lotta contro la minaccia esistenziale del cambiamento climatico.

Dobbiamo amare e rispettare i nostri anziani e accertarci che tutti gli americani abbiano un sicuro e dignitoso pensionamento.

Io mi sono stancato dei politici e degli esperti che ci ripetono quanto sia difficile realizzare cambiamenti fondamentali nella nostra società: “sembra sempre impossibile finché non viene fatto” pare abbia detto Nelson Mandela. Ebbene diamoci da fare e rendiamolo fatto.

 

                                                                                      - òòò -

Mi pare forte nell’analisi della incapacità strutturale del sistema americano di assicurare protezione sanitaria e occupazione. Altrettanto efficace è la denuncia della invadenza e pericolosità di Assicurazioni e industria Farmaceutica i cui interessi stanno alla base della condizione di pericolo in cui si trovano ora i poveri e i lavoratori americani.

E’ chiaro che si tratta di un socialista che propone con chiarezza una revisione alternativa al sistema di valori che guida il capitalismo liberista americano. Un politico schietto che conta sui ceti poveri e sui lavoratori per produrre una svolta di sistema.

Nella parte centrale del suo intervento egli invita all’unione con la battaglie elettorale di Joe Biden contro Tump e indica le contropartite necessarie per questo appoggio: rilancio della riforma sanitaria di Obama, scuola, casa, lavoro e pensioni in un ambente pulito e sicuro.

Egli ama l’America e ama gli americani, sa che cambiare si può e invita tutti a farlo ora difronte alla minaccia pandemica.

 

Che il destino sia generoso con chi ama la speranza.

 

 

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5 maggio 2018 6 05 /05 /maggio /2018 22:02

 

 

 

Carlo Marx è nato a Treviri il 5 Maggio del 1818. Era figlio di Heinrich, un avvocato ebreo,  che per poter esercitare la professione si era convertito al cristianesimo protestante. La madre Henriette discendeva da rabbini di origne olandese.

Fu uno dei più importanti pensatori della storia, conosceva perfettamente cinque lingue e condusse una vita onesta in vari paesi dell'Europa dedicandosi allo studio e all'elaborazione di un sistema di pensiero analitico e critico verso la realtà materale e la sua storia. Da suo lavoro intellettuale derivano la cultura e la prassi del più importante movimento politico della storia moderna: il movimento operaio.

In una ettera alla filgia Laura dell'11 Aprile 1868 egli si descrive in questi termini:"Io sono una macchina, ccndannata a trangugiare i libri per buttarli fuori in forma diversa sul letamaio della storia".

 

Carlo Marx è morto a Londra il 14 Marzo del 1883.

Amò e fu amato dalla sua famiglia e dai suoi amici ed ammiratori. Dalla sua morte il suo ricordo perdura nel rispetto e nella memoria di innumerevolii milioni di persone.

 

Oggi a Treviri campeggia un monumento ideato e donato da artisti cinesi la cui patria è sulla soglia della leadership mondiale grazie ad un sistema economico sociale realizzato in suo nome.

 

 

 

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19 marzo 2018 1 19 /03 /marzo /2018 12:51

 

 

 

 

Tra gli abili narratori di regime c’è Pino Corrias. Costui scrive bene ed ha una qualità spiccata nella sterilizzazione delle notizie. Con lui ogni catastrofe diventa un fatto destinato ad un malinconico, ma tollerabile fatto della nostra cultura nazionale. Una delle tante sfighe che incorrono nel normale fatalismo della vita.

Egli dedica nel suo ultimo libro, freschissimo di stampa, una ventina di pagine al caso Moro. Si occupa di luoghi topici per la nostra cronaca e si sofferma a commentare la lapide dedicata ai caduti di via Fani. Quando l’ha scritto non sapeva evidentemente che la lapide è stata insozzata di scritte ignominiose a metà Febbraio ultimo scorso per cui coglie ciò che in essa non c’è ovvero il nome di Aldo Moro.

 

Il sedici Marzo Moro ha una camicia bianca che indosserà anche il giorno della sua morte lavata e stirata. Da chi, dalle Br? Barbara Balzerani, Adriana Faranda, Anna Laura Braghetti? O dalle suore di Marcincus? Certo qualcuno gliel’ha lavata. E poi stirata con amore, anche se magari non sapeva che era sua. Ma se lo sapeva il messaggio è chiaro: torna a casa pulito e stirato. E’ finita.

La Fiat 130 blu cha passa di lì ogni mattina è guidata da Ricci con Leonardi che sta con Moro da 20 anni ed è “uno di famiglia”. Viene sorpassata da una 128 guidata da Moretti. Si l’ingegner Moretti, quello che oggi lavora da 14 anni alla Regione Lombardia, quella di Maroni e Formigoni…

Ma chi c’è alla destra di Moretti, chi sta con lui? Chi è che smonta e fulmina Leonardi in un lampo?

La strage di via Fani è “un’azione analizzata nei 40 anni successivi in 5 processi, 23 sentenze, 3 commissioni parlamentari, centinaia di libri, migliaia di interrogatori, milioni di pagine, milioni di parole.” Scrive Corrias. Ma non sappiamo chi c’era. Forse un super tiratore americano, o uno dei super addestrati del Mossad. Mah! Comunque quello ha sparato 49 colpi da solo, su 92 totali a giudicare dai bossoli e dai buchi sulle carrozzerie… ed appare piuttosto improbabile che fosse Seghetti. E non era neanche Moretti stesso perché era impegnato a tenere il piede sul freno e la mano sul freno a mano per non la sciar spazio a Ricci, sulla Fiat 130, il quale a sua volta tentava di farsi largo tra le auto che lo bloccavano. A proposito, chi ha messo la Mini a parcheggio sulla destra, trovata geniale che si è rivelata logisticamente decisiva? Quello che è certo è che si tratta di un’auto riconducibile ai servizi segreti italiani. Lo ha scritto l’ultima commissione parlamentare. Vuoi vedere che l’on. Giuseppe Fioroni, medico, ex sindaco di Viterbo, ex ministro della Pubblica Istruzione, uomo di Prodi è passato coi complottisti?

E chi ha ucciso con fenomenale colpo di pistola l’agente Jozzino, il quale era nel sedile posteriore destro dell’Alfetta di scorta e fece in tempo a scendere, posizionarsi al centro della strada prendere la mira in posizione di tiro prima di venire abbattuto? Morucci ha scritto nel memoriale che fu Bonisoli, il cui mitra si era inceppato e aveva tirato fuori la sua pistola. Ma è più probabile che sia stato un supervisore dall’esterno del commando, uno dei tanti presenti sulla scena per aiutare le Br a non fallire. Infatti è questo il punto chiave del mistero irrisolto: chi c’era veramente in via Fani quel mattino?

Di sicuro c’era il colonnello Guglielmi, esperto addestratore di Gladio presente sul posto fin dalle otto, quando era andato a trovare un amico che abitava lì vicino perché era da costui stato invitato a pranzo. Ma guarda che caso.  Se c’era uno da mettere a supervisione in quel luogo, in quella mattina, ebbene era proprio lui.

Poi c’è la storia della motocicletta. Ci sono testimonianze, acquisite dalla Commissione Parlamentare, secondo cui quel mattino c’erano due uomini, dei quali uno armato, che tenevano a bada i passanti e che sarebbero, dopo aver sparato sul parabrezza di un passante in vespa, partiti di gran carriera nella stessa direzione dell’auto che conteneva Aldo Moro appena rapito.

Ma di tutte queste cose Pino Corrias non si occupa, perché sono complottismi e anzi scrive: “Nessun militante brigatista, nessun fiancheggiatore o killer pentito… ha mai rivelato doppie identità o fini ulteriori, remoti o differenti da quelli ciclostilati e diffusi…”   E poi:

“…il grosso ormai è noto e la sua semplicità è disarmante. Moro è stato sequestrato e ucciso dai brigatisti. E non ha niente a che vedere con le poderose macchine narrative – il superclan e la scuola Hiperion di Parigi, la CIA di Steve Pieczenik e l’agente russo nonché maestro d’orchestra Igor Markevic – che specialmente le commissioni parlamentari hanno messo in moto per aumentare a dismisura l’elenco dei colpevoli, dei complici e (certamente) attenuare il senso di colpa che sempre si intravede al fondo delle loro monumentali indagini.” (pg. 142)

 

 

Mah… o c’è o ci fa.

Se c’è bisogna spiegargli che l’intelligence esiste nella realtà e non nei romanzi. Ciò che esiste nei romanzi può essere rifiutato, basta un piccolo sforzo mentale. Ma ciò che fa l’intelligence nella realtà lo si può solo subire. Le polizie segrete esistono nella realtà, non nei romanzi. E sono fatte di infiltrati, di doppie identità ed, haimè, di vite false che possono solo essere negate. Non svelate. Se si vuole si può pensare che si tratti di pochi e rari casi. Casi lontani dalla nostra integra quotidianità, ma non è così. E’ una malattia degenerativa delle civiltà moderne, una metastasi difficile da diagnosticare proprio perché nascosta dalla falsa comunicazione. Una realtà ben nota alle moderne scienze sociali, diagnosticata dai vari Packard, Marcuse, Chomsky ecc. ma mistificata e derisa da un esercito di moderni giullari che ignorano ogni principio di obbiettività in nome di un polically correct meschino ed autocensorio. Penne e mezzibusti spesso inconsapevoli, ma a volte consapevolmente malevoli. Assassini della verità.

E se ci fa? Allora bisogna difendersi. Ed è quello che gli elettori stanno facendo. E’ proprio sulla coscienza e l’istinto democratico della gente comune che possiamo fare riferimento. Perché il cosiddetto popolo non è fatto di stupidi, non è fatto di casi disperati, casi umani di disgraziati come quelli caricaturizzati dalla cronaca allarmistica. Il popolo è fatto di persone, madri, padri figli che lavorano o che ogni giorno affrontano l’arte e la fatica di vivere. Persone che meritano rispetto e giustizia.  

Già, giustizia. Sapendo che, come dice Giovanni Moro, l’unica giustizia possibile è la verità.

 

 

 

 

 

 

 

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12 dicembre 2017 2 12 /12 /dicembre /2017 18:56

 

 

 

 

 

Dopo la umiliazione ricevuta sulla guerra siriana, che è stata contrabbandata per quattro anni da primavera araba mentre si trattava solo del tentativo occidentale di ridimensionare la Siria abbattendo Assad, gli USA impegnano il mainstream a non celebrare la vittoria di Putin (e dell’Iran) contro il terrorismo e lanciano una specie di piano B.

 E’ il piano che prevede il lancio di un nuovo asse di interessi sul teatro mediorientale tra Arabia Saudita e Israele. Il novo leader saudita Salman non può permettersi di sostenere Nethaniahu ma può tollerare che Trump sposti l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. A sua volta Nethaniahu può vedere bene la guerra di contenimento dell’Iran messa in atto dai sauditi nello Yemen.

 

In questo quadro leggo le fake news della settimana passata. Sono finalizzate ad orientare l’opinione pubblica verso questa nuova soluzione. I paesi NATO non possono permettere che Puntin, forte della vittoria siriana consolidi ora il ruolo di mediatore, preferiscono farlo fare a Macron il quale sta verificando la fattibilità di una mediazione che abbia al centro Gerusalemme. Vediamo come procederà.

 

Anche l’attentato alla stazione Bus di Manhattan potrebbe far parte del piano. Quando il sistema è in difficoltà ricorre al false flag e quelli recenti, come abbiamo in evidenza fin dal Boston Bombing, sono accompagnati dalla messa in scena di un Drill ovvero una modalità operativa per la formazione delle forze speciali. Si testano le procedure da seguire in caso di emergenza nell’ambito di esercitazioni militari. Il trucco è che nell’ambito del drill si piazza anche una bomba vera che esplode. Gli stessi pianificatori della manovra vengono ingannati da una componente occulta sita nel board direttivo. In pratica ci sono dei veri terroristi ma inconsapevoli di essere manipolati dentro la manovra che credono di fare. Detonatori e timer sono quasi sempre truccati. La detonazione avviene sempre in luoghi massivi per testare il controllo antipanico.

L’evento viene quindi speso secondo la strategia comunicativa più utile in quel determinato frangente e questo lo decide la componente politica del board.

In questo caso rilanciare l’allarme anti ISIS è utile ad affievolire l’effetto vittoria di Putin in Siria. Collegarlo poi alla storiella di Gerusalemme significa potenziare (nelle intenzioni dei pianificatori) il ruolo americano. Infine il fatto di localizzare l’evento terroristico a NY è utile per mettere sotto tensione l’ONU nei giorni decisivi per la presa d’atto del rafforzamento russo.

 

Trump, che sull’arte del negoziato ha scritto un libro di successo,(il best seller Art of the Deal uscito nel 1987) è esperto negoziatore e fa un punto d’onore nel dimostrare di riuscire ove i predecessori hanno fallito. Il negoziato più fallimentare degli ultimi decenni è quello relativo al tema palestinese e lui ci sta provando. Gli alleati devono sostenere l’operazione e si adeguano alle fake specifiche. Tutto qui. Criminale ma vero.

 

 

 

 

Tutta la comunicazione di questi giorni in area NATO ha cercato di sminuire l'immagine di Putin arrivando anche a superbufale come quella attribuita a Joe Biden. In raltà l'ex vice Obama non ha detto niente di strano, è solo una ipotesi sull'atteggiamento strategico russo. Ma qualche pecora belante è arrivata al punto di chiedere un incontro con l'ambascitore americano facendo così ricordare agli italiani che l'ambascitore USA lo scorso anno, in piena campagna referendaria entrò a gamba tesa per il Sì.

Quella fu un'ingerenza reale il resto sono chiacchere.

In proposito mi diverto a ricordare che Confindustria presentò uno "studio" secondo il quale se avesse vinto il NO ci sarebbe stata una decrescita del PIL di 4 punti in tre anni...

 

12 dicembre 2017

Oggi i gionaloni cantano la loro parte ma con una insolita reticenza de La Repubblica. Forse gli interessi della proprietà e la formazione agnelliana del direttore incidono sulla scelta redazionale, sta di fatto che il quotidiano celebra la vittoria di Putin e, in sintonia forse casuale con il New YorkTimes, si chiede nel corpo degli articoli se il regime di Assad sarà ora in grado di affrontare la sfida della ricostruzione. Anche Avvenire canta il coro sottovoce ed evidenzia le nuove opportunità di business che si offrono ora alla Russia.

 

Il tiro è centrato sulla figura del caturato, piantonato in ospedale, al quale fanno dire tutto, da ISIS alla vendetta anti israeliana. In realtà non hanno altro, ma devono tenere alto il tono allarmistico. Il deflusso è stato ordinato e non ci sono state vittime da panico. Viene confermato, senza enfasi, che la  bomba è stata detonata prima di quanto si aspetasse il terrorista.

 

 

 

 

 

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30 ottobre 2017 1 30 /10 /ottobre /2017 21:24

 

 

 

Tra le commemorazioni di Caporetto, nel centenario della disfatta, leggo quella di Filippomaria Pontani. Mi piace molto e prendo appunti.

 

Egli rilancia l‘attualità del libro a suo tempo scritto da Curzio Malaparte, uscito inizialmente nel 1921. Quel libro, nel caratteristico stile di un autore passato alla storia per l’indipendenza di spirito e l’enfasi polemica in favore della verità, nella prima edizione portava il titolo Viva Caporetto. Ma evidentemente aveva un sapore polemico che l’establishment non fu in grado di tollerare e fu sequestrato e ristampato. Esso uscì pertanto con un testo riveduto e rabbonito che portava il titolo del La rivolta dei santi maledetti.

Anche questa versione però non piacque e dopo un paio d’anni con il consolidamento del fascismo esso venne risequestrato. Il punto critico infatti dell’analisi di Malaparte è la vera motivazione di quella che è ancor oggi la peggior sconfitta miliare della storia d’Italia. Si sarebbe infatti trattato di una rivolta di popolo, il popolo delle trincee. I militari avrebbero messo in atto una vera e propria rivoluzione. Volontà di denuncia delle inutili stragi, sabotaggio e disobbedienza agli ordini: questo fu Caporetto secondo Curzio Malaparte. Da qui il termine disfattismo. Che non significa altro che “dire la verità”. Il concetto, scrive Pontani, sarebbe stato espresso nientemeno che dal Comandante della IV Armata, generale De Robilant.

Alla luce di questa visione trovo più comprensibile il famoso comunicato di Cadorna che dava l’intera colpa della rotta alla codardia dei soldati italiani. Una insolita presa di posizione che stride con l’impostazione austera e verticistica di Cadorna il quale aveva sempre sostenuta l’idea che i comandanti dovessero sempre assumersi meriti e demeriti dei sottoposti.

In ogni caso, destituito Cadorna, Diaz rivitalizzò l’armata mettendo al centro della propria azione non l’élite militare che era stata responsabile delle inutili stragi degli anni precedenti, ma gli ufficiali di trincea, coloro che avevano condiviso l’insensatezza e l’orrore delle precedenti carneficine.

 

                                           ***

 

L’approccio di questa analisi dei fatti di Caporetto, ci ricorda Pontani alla fine dell’articolo, è lo stesso di Emilio Lussu nel suo famosissimo Un anno sull’altipiano, ma la differenza sta nel fatto che questo non fu scritto a bocce ferme bensì a caldo. Fu una operazione di “verità in presa diretta” che finì per interpretare e favorire il risentimento dei reduci. Un risentimento sociale di popolo contro la casta che si convertì in grande viatico per il fascismo.

Questa visione della disfatta fu censurata e repressa dalla propaganda del ventennio successivo e ancora oggi non costituisce approccio sereno negli ambienti storiografici, ma uno sguardo più sobrio di quell’enorme atto di dissidenza è doveroso. E quel libro ne costituisce documento utile.

 

 

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18 settembre 2017 1 18 /09 /settembre /2017 23:20

 

 

La serie delle verità fuori dal coro (si fa per dire) proposte da Il Giornale sotto la direzione di Alessandro Sallustri colpisce ancora. Questa volta pubblica una ricostruzione della sentenza relativa al processo contro Bossetti per l’omicidio Yara Gambirasio. Tale processo si è appena concluso anche in appello e conferma la condanna all’ergastolo del muratore di Mapello. Ma molte cose non quadrano e lasciano supporre di essere in presenza di un’altra storia complottistica dello Stato italiano.

Giovanni Terzi, giornalista, aveva già letto e ricostruito lo scorso anno la sentenza e le motivazioni evidenziando in questo libello le contraddizioni e gli elementi suggestivi ma non reali in essa presenti. E la rilettura torna utile.

Agli atti infatti vi è uno strano accanimento della Procura della Repubblica nel tenere fuori dalle rogne Silvia Brena e il fratello di costei, Alessandro, mentre sui media da sette anni vi è il tanto sistematico quanto inutile tentativo di ricondurre il delitto ad un succulento scandalo sessuale. Ma la tredicenne Yara Gambirasio è morta vergine senza tracce di violenza sessuale alcuna.

E’ morta di stenti e di freddo dopo essere scomparsa il 26 Novembre 2010, mentre i suo corpo è stato ritrovato in stato di abbandono in un campo di Chignolo d’Isola.  Gli esami autoptici e le indagini successive hanno permesso di stabilire che era stata conservata in un luogo chiuso, con scarsa circolazione di ossigeno e che il suo corpo è stato in realtà portato sul luogo del ritrovamento alcuni mesi dopo aver subito una violenta aggressione, da far pensare per capirci a bullismo estremo, mentre era nello spogliatoio di una palestra all’interno del Centro Sportivo di Brembate di Sotto.

La verità processuale e il can can mediatico, ci condannano a ritenere che sia stato il “lust murder” bergamasco Massimo Giuseppe Bossetti (ignoto 1), padre di tre figli colto da raptus, ad ucciderla lasciando tracce del proprio DNA sui leggins della ragazzina. Ma di DNA ve ne è stato trovato sugli abiti anche molto altro. In particolare quello della sua insegnante di danza ritmica. Inoltre molti altri aspetti della indagine e soprattutto della conduzione processuale lasciano intendere che quella di Bossetti sia una falsa pista per proteggere altri interessi dello Stato legati a misteriose indagini sulle infiltrazioni mafiose lombarde.

Il caso, per capirci, sarebbe un rapimento a scopo intimidatorio degenerato in delitto. Il padre della ragazzina, geometra Fulvio Gambirasio, è conoscente e frequentatore di Pasquale Locatelli arrestato e coinvolto in grandi inchieste internazionali per traffico di cocaina. Secondo alcuni giornalisti il geometra avrebbe testimoniato nell’ambito di una inchiesta a Napoli e la Camorra si sarebbe incaricata di intimorirlo.

A condurre le indagini dai Locatelli sarebbero stati i cani molecolari. Questa pista poi, secondo la difesa, sarebbe stata sottovalutata dai giudici. Il corpo, forse ancora vivo, di Yara sarebbe stato quindi portato fuori dal centro sportivo clandestinamente per essere consegnato e nascosto in un cantiere dei Locatelli.

Forse anche la testimonianza stessa di Gambirasio sarebbe stata già a suo tempo segretata e l’inchiesta internazionale, che presume infiltrati, servizi segreti ecc. non dovrebbe venire disturbata da altre scomode inchieste dei carabinieri o della polizia giudiziaria. E tali necessità di tutela e riservatezza sarebbero alla base del comportamento processuale. Sta di fatto che al funerale di Yara venne letto un messaggio del Presidente della Repubblica, segno di rilevante attenzione istituzionale al caso.

 

In tale messaggio inviato al sindaco, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspicava di far luce sull’orrendo crimine, ma avvertiva anche che il “cammino per questi risultati” sarebbe stato “davvero difficile…”

 

 

             ***

 

 

Vederla così è complottismo? Può darsi. Ma che le verità processuali italiane non siamo molto affidabili lo dice la storia, non i social networks. Così come è altrettanto noto che molte indagini sono seguite e manipolate dai servizi segreti i quali perseguono programmi strategici diversi da quelli delle legittime isituzioni... E in queso caso specifico il fatto che l’individuazione del DNA di Bossetti sia avvenuta senza dare alla difesa alcuna possibilità di controprova, il fatto che la palestra non sia mai stata sequestrata e trattata da scena del crimine, il fatto che i filmati del camioncino siano stati falsati dai Ros su ordine della procura e il fatto che il DNA della Silvia Brena trovato sul giubbotto della vittima sia stato accantonato sono tutte cose scritte negli atti. Non nei social.

 

Se mai verrà fatta quella luce auspicata da Napolitano allora si vedrà che questa volta a complottare e diffondere fake news sono stati proprio gli organi dello Stato, certo per difendere interessi superiori ma tutto ciò con la verità non ha niente da spartire.

 

 

 

**********

" Running over the same old ground, what have we found? The same old fears!

Whish you were here." (Roger Waters, 1977)

 

 

 

 

 

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