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24 marzo 2024 7 24 /03 /marzo /2024 23:46

 

 

 

 

Francesco Guccini e Loriano Machiavelli hanno scritto un bel libro. Uscito in ottobre 2023 mi appare destinato a successo. La mia libraia preferita dice che ne ha già vendute parecchie copie e che dovremmo essere alla ristampa.

 

La coppia di autori mi era già nota per “Questo sangue che impasta la terra” del 2002. E devo dire che anche questa storia, ambientata in uno sperduto paese di nome Montefosco sull’appaennino, prende avvio con il ritrovamento di una salma ormai mummificata e impastata di sangie nella terra. Cio avviene nel 1972 a ridosso delle elezioni che si conclusero con l’elezione di cinquantasei deputati e ventisei senatori del Movimento Sociale Destra Nazionale. Tra questi però, nella fiction, non ci sarebbe stato il camerata Ardito Richeldi sulle cui cause di morte per omicidio si sviluppa la storia.

Una storia interessante, molto suggestiva, che si snoda lungo tre appuntamenti topici della storia del secolo scorso: la guerra di Spagna, la resistenza con le sue sue vendette postume del 1948, e il golpismo post sessantottino che ha oppresso l’Italia nei primi anni settanta.

 

Può essere letto come un noire, ma su questo terreno ci sono autori piu graffianti, oppure come un realistico romanzo a sfondo storiografico. Ed è questo che mi è piaciuto di piu’. In particolare la parte sulla guerra di Spagna. Nel personaggio sopranominato Bakunin, o Gambetta viene racchiuso il sentimento anarcoide che io attribuirei a Guccini mentre la vicenda stessa lega in un rapporto di amicizia totale anarchici e comunisti.

Nella realtà non fu cosi, salvo singoli casi specifici e la vicenda qui narrata tra i due protagonisti descrive proprio uno di questi.

 

Ho apprezzato i riferimenti a Orwell, cui viene dedicato un modesto omaggio traendo dal suo “Homage to Catalogna” pubblicato per la prima volta nel 1938 senza successo a causa delle persanti critiche al comunismo stalinista in Spagna e al comportamento del capitalismo europeo. L’ho trovato un libro ispirato ed intellettualmente onesto.      

Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

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19 marzo 2024 2 19 /03 /marzo /2024 23:22

 

 

 

  • Amigdala. La parola come termine anatomico si riferisce ad una glandola a forma di mandorla che sta dietro alla gola. Mi interessa però la sua variante terminologica che si riferisce al “nucleo amigdoloideo” perché si riferisce alla formazione encefalica in sostanza grigia che si trova nella circonvoluzione dell’ippocampo. Essa è una parte del nostro cervello che funziona come centro di controllo emotivo. È lì  infatti dove trovano origine la paura e l’ansia o addirittura la rabbia. Essa mi interessa perché un recente articolo di Nature sostiene che essa viene stimolata dal fatto di “camminare in mezzo alla natura”, cosa che io faccio due volte alla settimana approfittando della bellezza dei miei luoghi. Si sostiene anche che tale stimolazione avrebbe una effettualità benefica tale da costituire addirittura una cura naturale per il corpo e la mente.

 

 

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28 gennaio 2024 7 28 /01 /gennaio /2024 23:53

 

 

 

C’e gente strana al mio paese.

Di Marc Pasubio

edizioni

Altra Definizione. 2023

 

Due Tazze ed una Teiera. Il soggetto narrante guarda le finestre di un appartamento sopra Catharine Street, al civico 37 ove, sopra una teiera in mezzo a due tazzine, appaiono figure femminili. Ma questo è soprattutto il disegno (eccellente) a chiarirlo. Le tazze sono preziose tanto che la stessa bella donna che apre la porta spiega che evita di toccarle perché appartenevano alla nonna col letto a baldacchino. C’è l’amico Erick che come una voce fuori campo spiega ad ogni mossa di che si tratta. E si tratta di una probabile casa di appuntamenti perché la giovane è “spogliata da ingordi figuri”. Il soggetto prova grande attrazione per la giovane ma altrettanta delusione quando, accostatosi alla famosa finestra, esamina le tazzine toccandole con le mani. Scopre che sono cinesi e, del 2003 per giunta. Quindi aveva ragione Erick lo scettico realista il quale lo ri-accoglie quando, cacciato malamente, il nostro esce fuori dalla porta.

 

                                                          ***

 

La voce del bosco. Questo racconto cita proverbi africani che si possono trovare editi nel libro Pensieri di Cotone. Il soggetto (e forse l’autore del testo) è un addetto alle captazioni idriche. Egli si reca nel secondo racconto a San Vito di Leguzzano dove un appuntamento saltato lo incammina in sentieri boschivi. Anche qui una voce fuori campo, stavolta deridente, turlupina un suo gesto citando un saggio proverbio africano. E abbiamo il tuffo nella psicoanalisi che ci spiega come Adelino sia stato un bambino sveglio e buono, capace di ritagliarsi uno “spazio immaginifico” tra gli eccessi violenti di rabbia del padre. La chiave di questa autoterapia vien ben riassunta in poche parole: Adelino non ha mai abbandonato quell’amico immaginario che tutti abbiamo avuto nel cuore infantile. E parla ancora da solo. Tuttavia ciò non è privo di conseguenze che con l’adolescenza arrivano alle bullizzazioni. Più grande, a Milano, Adelino scopre che oggi coi cellulari tutti parlano da soli e le curiose avventure/disavventure proseguono fino al lieto fine con Miranda.

 

Parmisana.  Una special sex night con l’avvenente vicina attribuisce carattere paradossale alla circostanza in cui il soggetto apprende di essere stato abbandonato dalla moglie per fuga d’amore. Ma è proprio qui che la parmisana si rivela un potente antidepressivo. E, forse, anche un potente  afrodisiaco.

 

Presente. Qui il soggetto scopre che parlare da solo è una forma che aiuta a pensare. E che “essere presente” è anche un modo per non essere tra le nuvole. Ma forse non abbastanza per essere anche testimone avveduto.

 

Nelle Storie di marciapiede un’ironia surrealistica ci fa conoscere Marc Passante il portavoce dei marciapiedi. Una sorta di domino di moduli tedescofili potrebbe coprire i sottoservizi cittadini dando maggiore efficienza agli impianti. Ma anche un sistema di botole segnalate con flussi ad aria compressa potrebbe potenziare l’efficienza dei futuri sistemi di raccolta rifiuti, Questi solo alcuni tra i suggerimenti al luppolo che quel chiacchierone dell‘amico immaginario suggerisce in funzione del tipo di birra ingerita. Forse quando si cede all’alcool non si e più soli ma in conferenza affabulatoria con prostitute che di marciapiedi magari se ne intendono. Dipende da quanto dura la vedovanza. Ma alla fine per migliorare il futuro bisogna sempre affrontare i marciapiedi.

 

 

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Questa è solo la prima metà di un percorso narrativo che si sviluppa in 237 pagine. Lo trovo leggero ed accattivante e lo lascio scoprire da solo al lettore, senza “spoilerare”… ulteriormente. (Che parola orribile. Piatta espressione di un’era dominata dal Marketing, ovvero una pseudo cultura scevra da ogni senso estetico dell’eloquio. Bleah!)

 

 

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13 gennaio 2024 6 13 /01 /gennaio /2024 12:18

 

 

 

L’autore è un medico di famiglia valdagnese specializzato in medicina dello sport che ha esercitato per 40 anni. E stato il mio medico di base e oggi, stimolato dai suoi viaggi e dalla sua passione per la scrittura, scrive romanzi.

Incuriosito e incoraggiato dal fatto che il volume di esaurisce in 90 pagine ho letto tutto d’un fiato la sua terza pubblicazione dal titolo LA MORTE NEGLI OCCHI. Sono stato sedotto sin dalle prime pagine da una scrittura colta ed evocativa, che mi ha portato in atmosfere caraibiche tra i resti archeologici e i paesaggi naturali dei Maya. La narratrice è Amanda, compagna di coppia di Dedo (Edoardo) col quale costei fa l’amore alla fine di ogni capitolo. O quasi. Nonostante la bellezza dei primi giorni infatti nel proseguio non tutto va come previsto e i due finiscono dentro una rischiosa e misteriosa avventura.

Nelle novanta pagine vengono descritti molto bene gli ambienti naturali delle sponde del Rio Dulce e quelli unici come i cenotes maya e i resti di quelle che furono vestigia di un’epoca di grande splendore e che ora lentamente vengono recuperate alla civilta’ (pg 51). Infine gli scenari dal sapore horror sciamanico.

Mi incuriosisce e mi sorprende questo Roberto scrittore che sceglie di divenire un io narrante femminile. E lo fa con talento. Quando descrive i nudi maschili ti pare propri di stare dendtro gli occhi di una donna. Quando nel momento del pericolo estremo arrivano le salvifiche spalle maschili sembra proprio una scrittrice ecc. Insomma una lettura coinvolgente e piacevole per chi ama la narrativa misteriosa.

Ok Roberto grazie e auguri per tanti nuovi approdi tra hotel di lusso e tours all inclusive che possano trasformarsi in altrettante letture con LA MORTE NEGLI OCCHI.  

 

 

 

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17 dicembre 2023 7 17 /12 /dicembre /2023 23:56

 

 

 

 

Non ho mai seguito le prassi da lui indicate ma trovo i suoi scritti marxisti affascinanti.

Ritengo che egli sia stato prima usato e poi perseguitato da uno Stato ipocrita.

Pace.

 

 

 

 

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17 novembre 2023 5 17 /11 /novembre /2023 16:53

 

 

 

Questo libro è un viaggio nelle armi del futuro, fatto attraverso una rete densissima di suggestioni tecnologiche, purtroppo reali, che vengono descritte a ritmo serrato. Ognuna di tali suggestioni viene esaminata partendo dai materiali disponibili anche sul sito noGeoingegneria,com.

Di seguito ne riporto una piccola manciata.

Nexus 7 é il nome di un robot umanoide di Blade Runner, e anche il nome di un programma di “contro insurrezione computazionale”. Si intuisce già dal nome di cosa si tratta: tecniche per il controllo sociale. L’obiettivo è il controllo dei comportamenti di massa.

Mentre leggevo il libro seguivo le vicende del progetto che si sta sperimentando nella città di Trento ove é in atto la installazione di oltre seicento videocamere lungo le strade. Ma oltre alle camere ci sono anche i microfoni; a che servono? Beh, é certo che si tratta di una infrastruttura tecnologica che va già oltre il semplice riconoscimento facciale per la sicurezza… si tratta di data mining e Analisi Predittiva.

Sono concetti non ancora conosciuti dal grande pubblico ma destinati a diventare pane quotidiano tra pochi anni. Come è stato per gli smatphone. Buona parte delle funzioni di controllo dei comportamenti pubblici e privati verranno affidate alla gestione da parte di algoritmi di intelligenza artificiale capaci di comprendere quando e come si sta preparando una rapina o una manifestazione politica ecc. La polizia e le forze dell’ordine pertanto si attiveranno su input impersonali che non controlleremo più, perché quelle decisioni saranno autogestite da un universo di algoritmi interattivi che si autoalimenta con i metadati. Non dipenderanno da noi, dalle informazioni che mettiamo nel computer, ma ci diranno loro cosa mettere nel computer.

Ora, il libro non parla del caso Trento ma la materia é la stessa. E quel caso ci insegna che la popolazione non é ancora in grado di avvertire il rischio di queste novità. Ecco, questo libro ci aiuta a preparaci.

                                                              ***

Questo libro di Fracassi, nel suo primo capitolo sugli  ASSASSINI INCONSAPEVOLI, riassume le informazioni sull’assassinio di Robert Kennedy e colloca Shiran Shiran, colui che è ancora in carcere con l’accusa di averlo assassinato, tra i casi di persone trattate psicologicamente dagli esperimenti della CIA 1955/1970 (elettrochoc, ipnosi, LSD ecc.) nell’ambito del programma MK-ULTRA. Shiran sarebbe un assassino programmato per essere presente alla sparatoria e poi programmato per non ricordare. Ma non fu lui a sparare il vero colpo mortale su Robert, fu una persona che si trovava moto più vicino come dimostrerebbe l’autopsia. Shiran sarebbe servito da parafulmine del vero killer professionista. Un uomo di paglia programmato per trovarsi al posto giusto nel momento giusto e sparare a casaccio.Più avanti il libro si occupa di svariate casistiche connesse con esperimenti simili compreso LSD ecc. portati avanti da DARPA (Defence Advanced Research Project Agency) sulla scia tracciata dallo scienziato informatico psicologo Licklider (1915 – 1990).

Il processo di condizionamento inizia con la “dissociazione” del soggetto fin dalla tenera età. Traumi provocati da abusi sessuali o altre metodiche come l’elettroshock producono disturbi di personalità multipla con una scissione della mente in più personalità. Ulteriori condizionamenti come l’ipnosi o metodiche coercitive e psicofarmaci predispongono il soggetto ad una “programmazione”. Anche la musica, attraverso tonalità variabili, ritmi e parole permette controllo mentale.

Le prime ricerche della scienza comportamentale risalgono alla fine dell’Ottocento. In Inghilterra ed in Germania, al Kaiser Wilhelm Institute, si conducono i primi studi psichiatrici che poi convergono a Londra nel 1921 con la nascita dell’istituto Tavistock.

 All’epoca l’approccio si focalizzava sulla eugenetica e il controllo ereditario nell’accoppiamento. E col nazismo abbiamo Himmler a capo del progetto Lebensborn, col quale vengono selezionati bambini ariani che formeranno l’esercito perfetto del Terzo Reich. Sempre sotto l’ombrello politico nazista Joseph Menghele studiava ad Auschwitz le modifiche genetiche per il controllo del comportamento. A Dachau il controllo mentale veniva studiato con ipnosi e mescalina.

L’obiettivo finale di queste ricerche è quello di evolvere l’individuo da soggetto ipnotico programmabile a soldato obbediente nonché suddito perfetto. Questo è l’arco ideale di riferimento.

                                                        ****

Mi soffermo poi sul tema della COGNIZIONE AUMENTATA, nel capitolo sui robot (pg 95) perché conduce al tema della Intelligenza Artificiale della quale il testo tratta le potenzialità nell’uso militare.

I computer possono fare calcoli più velocemente del cervello umano e lo sviluppo delle loro potenzialità è molto più veloce e superiore a quello umano il quale invece resta sempre lo stesso. Horovitz, noto sviluppatore di algoritmi che analizzano metadati, ha lavorato sulla possibilità di combinare la psicologia cognitiva con l’informatica affinché fosse il cervello umano a lavorare più velocemente coi computer. Esperimenti effettuati con l’uso di caschi con sensori per rilevare segnali cerebrali. Si cercarono indicatori dello stato cognitivo come elettroencefalografia e monitoraggio della pupilla. Tutto questo fu anche rappresentato in un cortometraggio voluto dalla Darpa e realizzato dal regista Alexander Singer sullo stile di Star Treck. Questo programma di ricerca si concluse nel 2007.

 

 Nel quinto capitolo si vedono anche le peripezie che portano ai “satelloni” ovvero pseudo satelliti simili a droni che sorvegliano la terra dall’atmosfera sin dal 2017. Qui c’é l’impegno dell’ESA, l’agenzia spaziale europea, che guarda alla prospettiva del 5G. Poi c’e la storia di Elon Musk con la sua Space X. Quindi la rete di satelliti per comunicazioni IRIDIUM NEXT sviluppata da una joint venture che coinvolge anche la nostra Leonardo. Quindi si arriva all’evento organizzato il 17 settembre 2018 dalle forze armate tedesche sull’uso del 5G per la sicurezza. In tale occasione venne ufficialmente spiegato che “frequenze sono il potere del futuro” e che i chip sono già ovunque: nel cellulare, in macchina, nelle telecamere e nel nostro abbigliamento. (Eventi come come questo vengono normalmente trattati con scarsa visibilità tele giornalistica ed accompagnati da articoli che attaccano e ridicolizzano come sciocco complottiamo coloro che informano l’opinione pubblica).

                                                              *****

L’uso della Intelligenza Digitale sul campo di battaglia è l’altro punto di interesse del settore militare perché permette la superiorità in combattimento grazie alla elaborazione di enormi quantità di metadati. E se questo veniva affermato già nel 2018 possiamo star certi che la guerra ucraina é stata una manna per i test sperimentali. Questo é il vero terreno di competizione globale tra Stati Uniti, Cina e Russia.

Fracassi e Tortora poi ci ammoniscono che i nuovi progetti di riarmo sono soprattutto digitali e vengono nutriti dalle infrastrutture di comunicazione in una prospettiva di digitalizzazione che diventa strategico oggi estendere soprattutto alle città. Questa digitalizzazione ed etero direzione delle tattiche assume sempre più un valore tattico/ strategico: un po’ quello che in passato avevano le mappe del campo di battaglia. “Bisogna essere sempre un passo più avanti di tutti gli altri”. Ci sono torri 5G montabili e smontabili in un’ora per trasferimenti operativi sotto controllo satellitare. “Le più importanti applicazioni del 5G saranno realizzate non in campo civile ma in campo militare” (Dinucci 121).

 

Altre chicche riguardano raggi laser, armi a microonde ecc. ma mi ha colpito in particolare questa sulle Smart Dust o polveri intelligenti perché Assange ne parlava prima di essere tacitato. Esse possono diventare una nuova classe legale di armamenti. Lui le definiva “nano tecnologie capaci di attivarsi interagendo con il mare di radiazioni elettromagnetiche nel quale siamo immersi. E questo mi fornisce una motivazione, peraltro non dichiarata, sulle vere ragioni per le quali vengono elevati da più di dieci anni anche in Italia i limiti legali di immissione (in atmosfera) delle onde elettromagnetiche.

Ebbene pensiamo ad una possibilità di distribuzione in aerosol ed inalazione polmonare. Depositandosi nelle vie respiratorie possono svolgere varie missioni patologiche. Possono essere esplosive. Ma il punto terribilmente attuale è dato dal fatto che esse sono connesse con una intelligenza artificiale. Si tratta quindi di miliardi di computer microscopici. Captano calore, suoni e movimenti. Si attaccano agli indumenti, intercettano conversazioni e trasmettono informazioni ai  satelliti.

Le batterie possono alimentarsi con le vibrazioni e le variazioni di temperatura. Questa tecnologia è  stata sperimentata in Afghanistan cospargendo le nubi. Sono stati incorporati nelle tute dei marines e sono visibili in notturna ai raggi infrarossi. Fluttuano nelle correnti d’aria.

Tutte cose difficili da credere se non si è preparati, tutte cose facilmente liquidabili come complottismo. Occorre invece mente aperta per comprendere che AI, l’intelligenza artificiale, permette armi che operano senza supervisione umana. Sono perfette per sopprimere la popolazione civile e, a differenza degli esseri umani, non devono essere persuasi per commettere atrocità. Essi sono l’arma low cost per eccellenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

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6 ottobre 2023 5 06 /10 /ottobre /2023 19:46

 

 

 

In questo romanzo, uscito nel 2015, Umberto Eco ci propone alcune perline del complottismo nel contesto italiano dell’ultimo dopoguerra.
Non si possono godere i romanzi di Eco senza il gusto della storia, la grande storia, quella che nasconde gialli e sfide in ogni sua pagina. E questa volta il pubblico italiano viene sfidato a fare i conti con le vere manipolazioni subite dalla recente storia politica.
 

La vicenda si svolge in una piccola redazione giornalistica appena creata nella primavera del 1992 quando, sotto il contesto montante di mani pulite, un direttore spregiudicato trova finanziamenti per lanciare una testata di tipo nuovo, aggressivo, destinata più a ricattare che ad informare. Il titolo del libro fa riferimento appunto al numero zero di questo nuovo quotidiano dal nome programmatico di “Domani”, specializzato in dossieraggi, che dovrebbe delineare un nuovo ruolo dell’informazione quotidiana cartacea nell’era del primato televisivo.

 

Le discussioni di redazione esprimono molto efficacemente i principi di un modus operandi giornalistico che purtroppo abbiamo visto svilupparsi e consolidarsi nella realtà odierna. Il narratore è uno dei protagonisti di questa esperienza, una sorta di capo redattore che gode della fiducia, per quanto cinica, del direttore e ne conosce i veri obiettivi. Tra gli altri spicca la figura di Braggadocio, personaggio chiave che raffigura il complottista tipico, dai tratti quasi caricaturali. Costui viene ucciso nel momento in cui sta per dare inizio alla rivelazione del secolo e la sua morte, che avviene nella notte tra il 5 e il 6 Giugno 1992, dà anche avvio alla narrazione in flash back.

 

Il protagonista in realtà viene coinvolto nella vicenda soprattutto come scrittore di un libro che dovrà narrare la storia del giornale e della sua mancata uscita. Tale libro porterà il titolo di “Domani: ieri” come per dire che l’atto censorio che ne ha impedito l’uscita sarà la regola del futuro. Il narratore è un uomo normale, con le sue debolezze, i suoi limiti e i suoi sentimenti, che ci conduce, tra un complotto e l’altro, in una storia d’amore. Si, amore vero, senza cinismo, con i due amanti che si rivolgono tra di loro con l’appellativo “amore”, appunto.  E in questa chiave di affetto e fiducia reciproca si risolve l’epilogo superando le paranoie.

 

 

 

I COMPLOTTI qui citati sono principalmente riferiti al ruolo di Gladio e alla sua filosofia ispiratrice e vengono esposti senza mai ricorrere al termine “anticomunismo”. Non viene neanche usato pressoché mai termine Mafia, nonostante si accenni anche alla morte di Falcone. Potrebbe essere una scelta sofisticata, visti i recenti sviluppi delle inchieste sulle trattative Stato/Mafia.

 

 

 

Viene approfondito più che altro il filone trame nere, collegandolo con Gladio nell’ottica delle rivelazioni di Vinciguerra. Poi Gelli, Sindona, Marcincus ci portano alla morte di Papa Luciani spiegata nei termini in cui ne parla David Yallop nel suo “In God’s Name”. Non si accenna più di tanto alla massoneria. I servizi segreti sono quelli stranoti di De Lorenzo, Santovito e Miceli.

 

Il filo conduttore per la citazione dei vari complotti è dato dalla ricerca di Braggadocio sulla finta morte del Duce. Il corpo esposto a Piazzale Loreto non fu il suo, ma quello del sosia. Quello della Petacci invece fu quello vero perché lei rimase coinvolta nell’operazione di copertura. Il comandante Valerio fu ingannato ed anche qualora se ne fosse accorto avrebbe sostenuto la storia per rispettare e completare la sua consegna. I vari complotti del dopoguerra erano quindi finalizzati al rientro di Mussolini con culmine nel golpe Borghese. Quest’ultimo sarebbe fallito nonostante gli accurati preparativi, perché nella notte dell’Immacolata del 1970 Mussolini, da venticinque anni nascosto in Argentina, sarebbe morto. Questa è la vera trovata narrativa ed è anche esposta con maestria ironica tale da rendere piacevole anche la rilettura di cose note.

 

 

 

 

 

 

 

Il senso generale del romanzo si può cogliere, a mio avviso, in un moderato appello etico all’informazione. Il giornalismo, nel suo rapporto con la televisione, viene descritto in un contesto ironico ma veritiero come inquinato dall’opportunismo amorale, oltre ogni criterio professionale. Una sorta di bolgia di esperti in balle credibili. Il complottismo non è però visto come una conseguenza di questa decadenza morale quanto piuttosto come una sfida a trovare ciò che è stato nascosto o travisato nella storia. Quasi una reazione alla pochezza del lavoro giornalistico moderno.

 

 

 

E’ il romanzo più breve, poco più di duecento pagine, tra tutti i precedenti. Ha la solita forma del prologo e dell’epilogo contenenti il racconto in flash back. La lettura è ottima, scorre leggera come non mai nelle sue opere e si dipana tra i fatti noti alla nostra cronaca politica con vezzo, sintesi e immaginazione. Tanto da tenere sulle pagine senza mai annoiare anche chi conosce già i fatti e le loro varie interpretazioni.

 

 

 

 

 

Mi è piaciuto. Eco per me si conferma numero uno. A lui va il merito di aver portato al grande pubblico e sostenere di fatto il gusto per la tematica cospiratoria proponendola con una chiave narrativa inattaccabile, in grado di aggirare il pregiudizio anticomplottista.

 

Le recensioni dei vari quotidiani, a partire dal Sole24ORE, si sforzano anche in questo caso infatti di cogliere tra le righe messaggi di presa di distanza dal complottismo e lo stesso Eco in varie interviste si atteggia a prudente conformismo, ma il messaggio continua a venir proposto con chiarezza ed è lì, sopra il tavolo, dal Pendolo al Cimitero di Praga: la grande letteratura ama i complotti perché la piccola burocrazia giornalistica li nega.

 

 

 

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22 agosto 2023 2 22 /08 /agosto /2023 19:18

 

 

The Fourth Political Theory è un volume uscito a Londra nel 2012 pubblicato dalla casa editrice Arktos. Esso riprendeva ampliando e traducendo un volume russo che era uscito a Pietroburgo nel 2009 con una tiratura iniziale di 1000 copie. Il sottotitolo diceva: La Russia e le idee politiche del XXI secolo. Nei tre anni successivi l’autore sviluppò una rete politico-culturale denominata Global Revolutionary Alliance che venne presentata in una conferenza internazionale tenutasi nell’ottobre 2011. L’interesse e il successo della tematica ivi affrontata assieme ai fatti politici del momento, che era caratterizzato dalle rivolte arabe, portò ad una ripubblicazione in Russia con una nuova squadra di curatori e traduttori. Ed è appunto questa la pubblicazione Londinese del 2012.

 

L’edizione italiana di cui dispongo in lettura (grazie alla gradita generosità di una amica) parte dalla edizione Arktos ed esce con l’aggiunta di un capitolo e varie appendici su indicazioni dell’autore. Essa e’ uscita nel 2019 con il copyright della Aspis Edizioni includendo un ricco apporto di nuove note a cura dell’autore stesso, a cura del traduttore (Camilla Scarpa) e una prefazione di Luca Siniscalco.

 

L’autore è Alexander Dugin ispiratore dell’Eurasian Movement. Su di lui ho già pubblicato un post con gli appunti di lettura relativi all’opera che lo ha reso noto in Italia, ovvero Eurasia Vladimir Putin e la grande politica. Quel libro contiene una corposa intervista curata da Alain De Benoist.

Oggi Alexander Dugin è noto per il suo pensiero influente sulla geopolitica, specialmente per la sua teoria della Eurasia e la visione di un mondo multipolare. Purtroppo egli è noto anche per le dolorose cronache della guerra Ucraina che ha visto la figlia Daria Dugina morire in un atto terroristico il 22 Agosto 2022.

 

Sui contenuti.

Mi riferisco soprattutto al capitolo 15 che è stato aggiunto all’edizione italiana. Esso contiene un articolo di Dugin uscito in inglese nel Marzo del 2014 e riguarda la previsione di una guerra contro la Russia analizzandone la dimensione ideologica dalla prospettiva della Quarta Teoria Politica.

 

Egli inizia con la previsione di un conflitto tra Mosca, Washington, Kiev e Bruxlelles. Egli non entra nell’analisi dei rischi, dei costi e delle conseguenza. Si attiene all’esame, che viene esposto in quindici pagine, delle radici ideologiche del conflitto mettendo a fuoco il senso di QUESTA guerra.

Egli richiama i concetti fondamentali del liberismo, quali l’individualismo antropologico, la tecnocrazia, il globalismo inclusivista ecc. essi vanno visti come manifestazioni di una delle tre principali linee di tendenza originate con l’illuminismo. Durante il XX secolo il liberalismo ha sconfitto le tendenze rivali, sempre interne alla modernità illuministica, ovvero il comunismo ed il fascismo. Oggi l’apparato valoriale del liberismo si sta installando come “sistema operativo” della  civiltà occidentale. Perfino il senso comune è diventato liberale, scrive Dugin, e si costituisce come segno distintivo di chi viene accettato o marginalizzato. Ruota attorno al modello americano, del quale gli anglosassoni rappresentano il nucleo etnico e si regge sulla partnership atlantista (la NATO). Il liberismo pertanto è anche potere politico, militare e strategico. Esso si caratterizza per un impulso estensivo della propria influenza.

Ma il liberalismo ha in  il germe della sua crisi: esso è intimamente nichilista e la libertà della visione liberale è soprattutto “essere liberi da..” e non “liberi di..” fare qualcosa, come preconizzato fin dai tempi di J.S.Mill. Pertanto il liberalismo necessita sempre di un nemico da cui liberarsi e il suo trionfo assoluto comporta la sua morte.

 

Il liberalismo avversa ogni forma di identità collettiva e dopo avere vinte e distrutte le identità collettive della Modernità (religione, classe, nazione e gender) ora ingaggia una lotta militare. tecnologica e finanziaria sul terreno della antropologia post umana. “La libertà di fare ciò che si vuole, ma ristretta su scala individuale, provoca una implosione della personalità”. Il post umano si addensa nei domini del sub-individuale (pg 387) dove incontra la virtualità e il “riciclo autoreferenziale del nonsense”. L’impero del nulla.

 

 

In questo folle itinerario l’occidente ha bisogno di un nemico. Esso è giunto al suo punto terminale ed ha iniziato a liquidare stesso. L’immigrazione di massa, lo scontro di civiltà e di culture, la crisi finanziaria, il terrorismo e il proliferare del nazionalismo etnico sono gli indicatori del caos imminente.

 

La Russia, tradizionale avversario geopolitico degli anglosassoni, è perfetta per ricoprite il ruolo del nuovo nemico perché nel vecchio terreno culturale della guerra fredda é facile coltivare la russofobia. Scrive Dugin nel 2014.

Il senso di questa guerra è in sostanza l’ultimo tentativo di salvarsi dall’implosione del liberalismo globalista. Da qui le derive propagandistiche che fanno di Putin il “revanscista neo-sovietico” oppure il “rigurgito del KGB”

 

La Quarta Teoria Politica è quella che segue alla morte delle prime tre, quelle della modernità  illuminista (liberalismo, comunismo e fascismo) e la battaglia della post modernità è:  

la più importante della battaglie contro il liberalismo nichilista, nel futuro multipolare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

Note

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18 giugno 2023 7 18 /06 /giugno /2023 19:45

 

 

 

 

 

Si tratta di una lettura coinvolgente e ben documentata, tra le migliori di questa firma, per chi ha il coraggio della verità e non sopporta più, ma solidarizza con chi soffre. Sotto accusa stanno le angherie del regime cripto militare che caratterizza la nostra Repubblica. Il titolo stesso, molto intelligente ed efficace, indirizza fin da subito il lettore verso il senso profondo del libro: l’ignoranza e il silenzio sui fatti tolgono la vita e l’onore a centinaia di migliaia di soldati. Sistemi d’arma con effetti radioattivi, veleni biologici e vaccinazioni obbligatorie multiple vengono usati massivamente nel più assoluto silenzio sui rischi e con una criminale superficialità. Con ciò generando ammalati che non vengono riconosciuti e in taluni casi vengono addirittura trattati da disertori se rifiutano la vaccinazione.

 

Il testo raccoglie e descrive una serie di casi, dolorosi e devastanti, dove l’‘umanità, la correttezza e la verità sono state calpestate dal cinismo di Stato e dalla corruzione della politica. Appare evidente come lo Stato moderno, quello reale, oggi altro non sia che uno strumento di copertura della NATO. La narrazione poi si muove con assoluta serietà tra le carte e le perizie (tra le quali la Bolgan) acquisite agli atti delle ben quattro commissioni parlamentari. Si vedono i casi Luigi Sanna, la Commissione Mandelli (ematologo) la Commissione Lidia Menapace attraverso le coraggiose deposizioni dei genitori come la madre di Francesco Finessi, Davide Gomiero e altri.

A guidare la narrazione è soprattutto il caso della famiglia Rinaldelli, il cui figlio Francesco è morto il 16 Marzo 2008 dopo una lunga battaglia contro il Linfoma di Hodgkin. Francesco era un alpino della Julia che era stato adibito alla sorveglianza degli impianti chimici di Marghera senza mai godere di quelle protezioni che gli operai, con decenni di lotte passate alla storia e avvalorate dall’inchiesta del giudice Casson, hanno conquistato. Ma ciò che per gli opera è diventato un diritto evidentemente non lo è ancora per i militari. Sta di fatto che le famiglie dei morti operai hanno avuto qualche indennizzo e soprattutto il riconoscimento di ragione, i militi no.

 

Il libro ha il merito di rendere memoria e onore a coro che, militari stessi o familiari delle vittime, a tutto ciò si oppongono.

 

 

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4 giugno 2023 7 04 /06 /giugno /2023 18:53

 

 

Stimolato dal meteo ho riletto: “Nel buio di cima Marana”, romanzo di Graziella Canapei uscito nel 2015. E’ stato concepito e scritto quando a Recoaro Mille c’erano ancora gli impianti seggiovia funzionanti. E’ suggestivo soprattutto nella prima parte ove la tensione alla lettura viene data principalmente dal fascino montanaro, poi la narrazione si piega sul giallo e, ferma restando una scrittura di una certa originalità introspettiva, scema via via verso il tipico “who’s the murder”.

 

In passato ho avuto il piacere di conoscere l’autrice e ciò potrebbe un po’ falsare la mia obiettività di giudizio ma secondo me questi romanzi meriterebbero una migliore accoglienza soprattutto tra i lettori locali. In queste storie infatti si mescolano spesso ispirazioni locali con temi esotici. Con Canapei si va infatti dal passo dello Zovo al Messico dei Maya, dalla nostra valle ai misteriosi australiani, fino ai culti dell’antico Egitto ecc.

Altri autori locali hanno usato i nostri monti come ambientazione per le loro storie si pensi ad esempio ad Arturo Zanuso o Annalisa Castagna, ma gli stili cambiano e qui siamo di fronte ad una maggiore libertà immaginativa. Inoltre a guidare la scrittura qui c’e in particolare un solido punto di vista femminile, anche nelle scene di sesso.

La gran parte degli eventi, comprese le indagini dei carabinieri, si svolgono tra Montefalcone,  Marana e Crespadoro. I protagonisti vanno più volte su e giù per la seggiovia e la nostra vegetazione è sempre presente sulla scena, piante eduli e malghe comprese. Il sito archeologico, che è importante nella trama, si trova “… piu su, oltre la cima, un’ora a piedi tenendo il passo svelto” dalla scena del crimine.

 

I protagonisti invece non sono nostrani. La donna protagonista vien dalla Liguria, il capitano dei carabinieri è pugliese la vittima è addirittura egiziana. Salvo qualche malgaro i Valdagnesi e i recoaresi non sono coinvolti dalla scena. I nomi e i cognomi sono accuratamente extra locali e la stessa protagonista si chiama Ellen. Sembra quasi che si voglia sviare il lettore da qualsiasi riferimento a fatti e persone locali. E in questo l’autrice fa bene perché la ricerca dell’allusione sarebbe lo sport preferito del lettore locale.

 

La trama come dicevo è giallistica con la protagonista che aiuta le indagini, ma a pg 131 viene precisato che Ellen, pur avendo molteplici interessi, fra questi non aveva quello di indossare i panni di Miss Marple.

Un punto di particolare piacere per la mia lettura e stato il capitolo 14, non per la trama ma per la quasi ipnotica capacità di immersione nell’ambiente montano in una descrizione che solo chi ama camminare qui da noi sa capire e che, almeno nel mio caso, coincide perfettamente con le mie emozioni. Mi riferisco a passaggi come questo ad esempio:”Le case lontane, giù nella vallata si scorgevano appena a causa di una bruma giallo-grigia. Ogni volta, dall’alto di quella cima, le capitava di osservare quei colori innaturali dell’aria e pensava con un certo disappunto che di li a poco, scendendo per rientrare a casa, in quella bruma ci si sarebbe immersa con l’impressione, assolutamente errata, di trovarsi in un ambiente salubre.

 

Ecco, noi godiamo di un’ottima situazione paesaggistica, ma da cima Marana, per chi lo sa, è tutta un’atra cosa.

 

 

 

 

 

 

 

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