diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
“Nel 2018 il mondo sarà diviso in due blocchi: a ovest con Internet e ad Est con una dittatura orwelliana. Nel 2020 ci sarà la terza guerra mondiale. Durerà vent’anni . Nel 2040 trionferà la rete democratica (Internet). Nel 2050 un brain trust collettivo risolverà ogni problema mentre nel 2054 ci saranno le prime elezioni mondiali in Rete. Spariranno partiti, religioni e governi nazionali.”
Dopo l’eclatante vittoria elettorale Casaleggio appare decisamente un guru e il suo pensiero evoca toni messianici. E’ tutto incentrato sulla Rete e sui relativi poteri eversivi, ovvero destinati a far saltare tutti i vecchi assetti di potere. Ora fioccano le analisi prodotte proprio da quelle testate di informazione che vengono indicate come prossime alla fine. E’ chiaro che dopo averlo ignorato, sottovalutato e denigrato, questo nuovo pensiero politico, alla luce del successo spaventa e anzi terrorizza i poteri che stanno dietro alla vecchia politica. Non lasciamoci scappare che, ad esempio, il video su Gaia e il Nuovo Ordine Mondiale attacca il Bilderberg.
Il Fatto Quotidiano di ieri, che continuo a leggere in versione cartacea soltanto per non rinunciare al rito quotidiano del giro in edicola, pubblica un articolo dal titolo: LA VERSIONE DI CASALEGGIO. L a firma è di Andrea Scanzi e si trova a pagina 4.L’articolista Andrea Scanzi fa una sintetica selezione di quello che considera un TESTO BASE del casaleggio- grillismo: IL GRILLO CANTA SEMPRE AL TRAMONTO, scritto con Dario Fo. Io in questo post faccio una ulteriore sintesi guidata da un criterio di assoluta parzialità: la simpatia.
Le più belle frasi dell’articolo mi appaiono queste:
“Quello che va detto agli italiani è che riformare la politica si può fare.”
“Noi non volgiamo sostituirci alle decisioni dei cittadini. Vogliamo che i cittadini decidano”.
“Non è importante mettere il cappello su una proposta, l’importante è l’obiettivo”
“Il MoVimento fa paura perché è un forte agente di cambiamento [perché] la Rete elimina ogni intermediazione”
“La vita non è lavorare 40 ore alla settimana in un ufficio per 45 anni. Stavano meglio gli Irochesi e i boscimani che dovevano lavorare un’ora a l giorno per nutrirsi.”
L’articolo è accompagnato da una intervista a Paolo Villaggio, prototipo di comico-politico che però a differenza di Grillo, ha avuto successo solo come comico. Egli dice lapalissianamente una delle principali verità della situazione politica attuale: “Sono preoccupati perché sanno che la pacifica rivoluzione culturale di Grillo è pericolosa. Può contagiare il resto d’Europa.” Sono perfettamente d’accordo.
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Basterebbero queste a tracciare il profilo innovativo del personaggio, ma ho voluto andare a fondo e mi sono letto tutto SIAMO IN GUERRA, anche perché è stato scritto in tempi non sospetti, ovvero quando le parole degli autori non erano ancora ammantate di successo e nessun carisma mediatico le potenziava.
Su La Repubblica di oggi, 6 marzo 2013, tocca invece ad Umberto Eco. Il titolo è
“Grillo ha successo perché non va in TV ma l’aristocrazia dei blog ora non basta”
e lo trovo strumentale, a differenza dei contenuti dell’articolo. E’ vero, entrambe le affermazioni sono vere e la prima è effettivamente tratta dal pensiero di Eco, ma non è vero che ci sia un problema di aristocrazia dei blog. E’ vero che potrebbe esserci in futuro, ma oggi assolutamente non c’è. Da altre parti il Blogging viene presentato come una pratica superata dal social networking 2.0. Lo stesso Eco, qui strumentalmente decontestualizzato, dice un’altra cosa, molto più profonda: “… mediante internet in cui tutti parlano con tutti si ricrea l’agorà ateniese, per cui il Sovrano è “on line” - qui Eco si riferisce al pensiero politico di Rousseau, quello del Contratto Sociale, quindi il termine va inteso come sovranità – “Ma l’idea non tiene conto del fatto che gli utenti del web non sono tutti cittadini per cui le decisioni non vengono prese dal popolo sovrano, ma da una aristocrazia di blogghisti. Pertanto non avremo mai il popolo in perfetta assemblea. Questa è l’empasse del grillismo che deve scegliere tra democrazia parlamentare che esiste e un’agorà che non esiste più o non ancora.”
Colgo un centro tematico nella analisi di Eco che mi affascina. Il casaleggio-grillismo, che sul pano politico ha assunto la forma di MoVimento 5 Stelle e oggi ha più di 150 parlamentari e un certo numero di consiglieri comunali e regionali, può ora andare in stallo perché attraversa la contraddizione tra democrazia rappresentativa (il Parlamento ecc.) e la suggestione dell’assemblea permanente deliberativa insita nelle nuove potenzialità partecipative proprie della Rete. Una problematica che lo porta a dire: ” Il grillismo parlamentare è una contraddizione perché la sua idea [iniziale] era quella di un grillismo informatico”, cioè l’idea che “ se è impossibile riunire a legiferare i cittadini su una piazza, si crea la piazza informatica”. Un’idea quest’ultima che pervade gli scritti di Casaleggio. Inoltre il pericolo di una aristocrazia di bloggers più o meno ristretta, è connesso con il problema noto del “digital devide” colpevolmente trascurato dalla politica italiana. Che ora ne paga il fio.
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Che dire? Staremo a vedere, ma la sciocchezza più grossa sarebbe sottovalutare gli aspetti positivi di questa novità e assumere un atteggiamento repressivo. Ora che il successo del casaleggio-grillismo è innegabile sia dal punto di vista “virale”, come si usa dire oggi, (web followers oltre il milione) sia dal punto di vista politico (secondo gruppo alla Camera) il fuoco dei detrattori, che prima lo ignoravano per pura incomprensione del fenomeno, si concentra su aspetti come il verticismo e l’unidirezionalità dei rapporti interni. E’ un aspetto innegabile ma che non sembra costituire alcun problema agli occhi di un elettorato traumatizzato dalla crisi di credibilità degli altri soggetti. Oppure lo si critica con argomenti che valgono per l’intero universo 2.0.Oppure lo si accusa di bassa tecnologia, il che in mondo di hacker è come accusare i ribelli siriani di non avere l’aviazione…
Internet è un novo strumento di partecipazione, ma ciò non significa purtroppo che sia un luogo di pace e serenità, affermarlo sarebbe una frode culturale e questo lo sanno benissimo sia Casaleggio che Grillo il cui libro manifesto si intitola appunto SIAMO IN GUERRA.
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