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1 luglio 2014 2 01 /07 /luglio /2014 09:46
Gavrilo Princip in Europa

A cavallo del 28 giugno euronews ed altre testate di informazione europeista hanno dedicato alcuni servizi alla commemorazione che la città di Sarajevo ha dedicato al centenario dell’evento scatenante WW1 (prima guerra mondiale). Si tratta dell’assassinio di Francesco Ferdinando d’Austria per mano di Gavrilo Princip. Alla base di questo interessamento c’è la necessità di monitorare il dibattito balcanico, soprattutto bosniaco, su questioni del passato non ancora risolte. Con la caduta dell’URSS, in particolate con Putin, ha preso corpo infatti un dibattito revisionista che ha ridimensionato il giudizio su personaggi legati all’irredentismo serbo e serbobosniaco nel confronti della dominazione asburgica del secolo scorso. Ma tale dibattito non passa in Serbia e a Sarajevo, ove la comunità serbobosniaca si confronta con le culture cattoliche e islamiche. La cosa assume una certa importanza in vista della entrata in UE. Le istituzioni europee sono anche figlie del trauma vissuto con le due guerre mondiali dello scorso secolo e non possono ignorare il forte richiamo simbolico del centenario. Esso, se celebrato correttamente, durerà quattro anni ed è bene pertanto testare subito la tenuta e la reattività dei vari paesi, delle loro diverse memorie storiche, per individuare eventuali tensioni inopportune.

Gavrilo Princip è considerato di fatto un terrorista in Europa occidentale, mentre è stato per quasi un secolo celebrato come eroe irredentista e martire della libertà nell’Europa dell’Est. In questi giudizi la storiografia occidentale ha assunto di fatto il punto di vista viennese sull’evento, mentre in quella orientale nel periodo sovietico che è durato oltre settant’anni, è stata dominante la visione serba (maturata successivamente perché all’epoca il governo serbo negò energicamente ogni responsabilità). Ebbene, dopo cento anni, decine di milioni di morti e un processo di unificazione incorso, sarebbe opportuno un giudizio storico dirimente e veritiero.
Dal mio punto di vista, fermo restando il senso rifiuto verso la violenza e l’assassinio politico, la memoria occidentale verso Gavrilo Princip andrebbe rivisitata. Egli, assieme agli altri componenti della associazione segreta che organizzò l’attentato, potrebbe essere visto come un cospiratore ottocentesco di tipo carbonaro e si potrebbe rivalutare il filone di indagine sull’evento che ha messo in luce le manipolazioni effettuate dal colonnello Dragutin Dimitievic Apis (capo dei servizi segreti serbi all’epoca dei fatti) e la Mano Nera, la società segreta che armò i cospiratori (della quale lo stesso APIS era segreto appartenente). Ho trovato interessante in proposito l’accenno fatto da Lucio Villari nella trasmissione dedicata da RAI STORIA al tema.

In ogni caso i serbo bosniaci in questi giorni hanno eretto un monumento a Princip e le loro autorità hanno disertato le commemorazioni ufficiali cittadine organizzate dalla municipalità.

Diciamo quindi che la vertenza è aperta e noi abbiamo quattro anni di tempo per comporla. Spero che non si perda l’occasione.

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