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29 aprile 2015 3 29 /04 /aprile /2015 21:38
IL TESORO DEI VINTI, di Gianni Oliva

IL TESORO DEI VINTI è un libro di Gianni Oliva edito da Mondadori che pubblica una ricostruzione storiografica secondo la quale nel ’45 il PCI fece scomparire il tesoro della Repubblica sociale per poi finanziarsi la rivoluzione. Gianni Oliva parte dal processo, esamina i documenti, gli usi politici della vicenda e approda al mistero. Oggi questa parola va di moda. Una volta si sarebbe scritto “giallo” oppure “enigma”, ma oggi con queste parole di vende meno.

Dal suo libro si ricava che la vicenda nota come “l’oro di Dongo” è uno dei misteri italiani ancora senza verità e giustizia. Una storia la cui verità costituisce uno dei tanti debiti morali della prima repubblica verso le nuove generazioni.

A partire dal 27 Aprile 1945 e nei giorni successivi presso il municipio di Dongo vennero accumulate e inventariate le valigie e le varie cose raccolte dai partecipanti alle convulse fasi della intercettazione della colonna repubblichina in fuga. L’inventario venne portato avanti da due partigiani poi divenuti figure controverse: il Capitano Neri, ovvero Luigi Canali, e la partigiana Gianna, ovvero Tuissi Giuseppina e alla fine redatto e firmato da tutto il vertice della 52ma Brigata Garibaldi. Il Canali non era un comunista allineato. Il tesoro venne affidato alla federazione comasca del PCI tramite il suo segretario Dante Gorreri (poi parlamentare del PCI fino al 1972). Il trasporto di borse e valige venne effettuato dalla Gianna, che però venne arrestata per sospetto collaborazionismo. Sotto la direzione di Luigi Longo poi il tesoro scomparve. Nelle settimane successive scomparvero per sempre anche cinque tra i partigiani coinvolti nell’operazione, tra i quali ovviamente anche Tuissi e Canali. Venne aperto un processo per omicidio, malversazione, furto ecc. ma esso si impantanò tra le competenze militari alleate e quelle ordinarie.

Nel 1957, dodici anni dopo, il processo della magistratura ordinaria venne trasferito da Como a Padova, ma quel processo non verrà mai terminato a causa della malattia di un giudice popolare che alla fine si suicidò. Vergani morì nel 1970 quando era ancora parlamentare del PCI.

Rossella Favero, Silva Girallucci e la Cooperativa Sociale Altracittà hanno lavorato con i detenuti del carcere padovano alla digitalizzazone dei documenti, compresi i faldoni del processo rendendo così possibile il suo ripescaggio letterario.

Mirella Serri ha scritto il libro UN AMORE PARTIGIANO che restituisce al Capitano Neri e alla sua compagna Gianna una memoria degna.

Consiglio a chi, come me, ha ancora vecchie tessere del PCI disperse negli scatoloni della cantina, di leggerlo ora, senza aspettare l’estate perché si rovinerebbe le ferie.

Consiglio anche di accompagnare la lettura con cibo fresco, brodi di verdura e vini bianchi mossi dell’entroterra Veneto. Un posto d’Italia dove il PCI è sempre stato solo un piccolo pesciolino rosso in una vasca di squali bianchi affamanti di potere e di particole.

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