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1 maggio 2014 4 01 /05 /maggio /2014 17:51
Primo Maggio glocal

Primo Maggio. Leggo il discorso di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica e uomo di sinistra.

Penso che oggi celebrare il lavoro significhi soprattutto cogliere il suo significato nella globalizzazione. Lamentare la sua mancanza e definirla una emergenza senza indicarne le cause mi pare un po’ ipocrita. Il lavoro manca nei paesi sviluppati perché le aziende delocalizzano. E ciò è una precisa conseguenza di impegni presi solennemente, e consapevolmente, nelle sedi sovranazionali come WTO ecc.

Per l’Italia è stato Romano Prodi a firmare i trattati dopo averne prodotto l’architettura da Presidente della Commissione Europea. E prima di lui altri, come ad esempio Ciampi, avevano fatto molto.

Penso sia inevitabile nel mondo moderno; se non si allargano globalmente i mercati i paesi produttori sono destinati ad una crisi da sovra-produzione paradossale, e alla fine letale, difronte alla fame del resto del mondo. Ed è quindi evidente che bisogna cedere know How produttivo i cambio di mercati per l’esportazione. Il punto è come lo si fa, con quali criteri etici, con quale visione sociale ecc.

Ci vorrebbe pertanto, difronte ai nuovi produttori che hanno fretta di crescere, una programmazione dello sviluppo globale che tenesse conto dei bisogni di stabilità sociale della parete cedente. Ma ciò non avviene perché non lo permette il sistema finanziario globale. Un sistema fondato sull’indebitamento astronomico prima nascosto e poi coltivato da una élite finanziaria con l’alibi del "Too Big To Fail" ha determinato infatti una crisi dei flussi di capitale bancario che impedisce all’Occidente di resistere in modo controllato. In pratica le risorse pubbliche che noi produciamo col nostro lavoro ci vengono sottratte dall’emergenza bancaria. Occorre infatti coprire i debiti di banche e istituti di credito per impedirne il fallimento e scongiurare lo scenario già visto nel 1929. In questo modo anziché finanziare l’innovazione e la ricerca, che permetterebbero nel medio/lungo periodo lo sviluppo di alternative occupazionali, si risucchiano i capitali pubblici nel debito pregresso. Un ciclo improduttivo che ci obbliga a vendere il patrimonio e praticare strade socialmente costose e dolorose.

E ciò ha innescato quella ansimante ricerca di capitali da nuove fonti che, tolto di mezzo Geddafy, ci porta alle cosiddette primavere arabe e agli scontri con Putin. L’Italia si è già aggregata alla cordata qatarina e spera che da lì vengano nuovi flussi finanziari e commesse di prospettiva. Ma il Qatar non ce le dà gratis, ci salva oggi perché vuole il potere domani. Vuole i diritti sui grandi giacimenti d’acqua (Libia ecc.) e vuole passare con le infrastrutture gasifere senza soggiacere ai propri nemici politici (Siria ecc.) Chi paga i costi sociali di questa politica è il lavoro, appunto.

E non la paga solo la nostra generazione di rincalzo, i nostri figli, la pagano i lavoratori dei paesi emergenti. La crescita senza regole che prende sempre più piede in quei paesi (esclusa la Cina che pare sappia dosare la propria crescita) produce le stragi come quella del Rana Plaza (1300 tra morti e feriti sul lavoro) o nello stesso Qatar dove per i mondiali del 2020 ci sono ogni giorno morti nei cantieri. Morti sul lavoro, un lavoro sbagliato perché là non ci sono le nostre imprese, ci sono quelle improvvisate dagli immigrati dalle zone poverissime, come lo Yemen, l’Iran ecc. Imprese alle quali bisognerebbe cedere, assieme al Know How, la nostra cultura dei diritti.

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Il lavoro in questo primo Maggio di globalizzazione sregolata a e selvaggia non va solo invocato, ma va creato e difeso dagli effetti di una finanza criminale. Questo non c’è nel discorso di oggi pronunciato da Giorgio Napolitano, che pure conterrebbe parole di attenzione per i lavoratori, la loro sicurezza e auspici per i giovani.

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commenti

B
Mi sono trascritto l'ultima frase del testo.Mi rimane una domanda: come si può fare un passo avanti, senza criminalizzare nessuno, per creare buon lavoro nel periodo presente , e futuro, di globalizzazione?
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L
Grazie Francesco. Una bella analisi, pacata e lucida. Non saremo più comunisti ma la capacità di interpretare i movimenti sociali e gli accadimenti economici contingenti nella prospettiva mondiale, quella rimane.<br /> G
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