diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Di omniavulnerant
Il GdiVi di oggi riporta un articolo che, dando notizia di un convegno archeo-antropologico di Creazzo, richiama alla attenzione dei vicentini un argomento riguardante aspetti misteriosi dell’America Latina. Il Paititi.
La “ciudad perdida” di Paititi è da tempo al centro delle ricerche. Si tratta infatti di uno dei tanti mitici luoghi dell’eldorado INCA che si troverebbe nel bacino del rio Madre del Dios a sud est del Perù. Ne erano convinti almeno trent’anni fa Jacek Palkiewicz e Carlo Lenci, componenti vicentini di un team internazionale incaricato di sviluppare un apposito progetto di ricerca. Tale progetto era sostenuto anche dal governo peruviano e utilizzava già allora il ground penetrating radar ovvero particolari immagini satellitari. Ora la notizia è corroborata da una foto che mostra una montagna quadrata perché tagliata come una piramide tronca. La foto è suggestiva perché lascia pensare ad una piattaforma aeroportuale spaziale. Un sogno che rimanda a suggestioni kolosimiane. Ma l’articolo è molto politically correct e non si permette sbandate complottistiche anche perché a lavorarci è impegnata l’archoeastronoma Silvia Motta di Milano. In quelle aree potrebbe essere esistita una civiltà agricolo-idrica fino al 1610; cioè quando scompare l’impero dei quattro cantoni Tahuantinsuyo che si estendeva dal sud dell’attuale Colombia al nord dell’Argentina con ad occidente l’oceano e ad oriente l’Amazzonia. Tale impero, espressione di una civiltà scomparsa era nato nel 500 d.C. (o nel 1130 a seconda delle scuole archeologiche) ed era crollato nel XVI secolo sotto le armi dei conquistadores. Esso avrebbe avuto come capitale CUZCO che sorge in una fertile e riparata valle laterale dell’Urubamba. Pakawara è il nome di una tribù realmente esistente fino a pochi decenni fa. Alcuni archeologi delle civiltà precolombiane sostengono che l’ultimo discendente potrebbe essere deceduto nel nordest della Bolivia nel 1992.
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