diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
La recente morte dell’ottantenne Charles Richard Webb, scrittore americano trasferitosi in Inghilterra dopo il successo del libro The Graduate dal quale è stato tratto il film Il Laureato, mi ha rimotivato alla lettura di quel libro.
Di seguito riporto gli spunti tratti dall’articolo di John Leland sul New York Times del 2 Luglio 2020 e alcune mie considerazioni su testo e sul film.
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Charles Webb, scrisse The Graduate del 1963 e poi spese decenni a fuggirne il successo. Questo romanzo fu reso famoso dal posteriore successo del film Il Laureato; uscito nel 1967 con la regia di Mike Nichols, l’interpretazione di Dustin Hoffman e Anne Bancroft nonchè le altrettanto famose canzoni di Simon e Garfunkel in colonna sonora.
Webb è morto in Inghilterra, East Sussex, lo scorso 16 Giugno all’età di 81 anni. Un portavoce del figlio John ha confermato la morte, avvenuta in ospedale senza però specificare le cause.
Il suo romanzo, che è stato scritto poco dopo il college e si basa in gran parte sul suo rapporto con la moglie Eve Rudd, fu trasformato in un film che segnò un’era. Esso diede infatti voce al rifiuto del materialismo di una intera generazione di giovani. Le persone reali alle quali si ispira quella storia sono Charles Webb e Eve Rudd i quali, sposatisi nei primi anni sessanta, protrassero tale rifiuto ben oltre la giovinezza scegliendo di vivere in povertà e regalando via qualsiasi somma provenisse dal successo di quel libro. Un successo che peraltro continuò per molto tempo ad inseguirli.
“La mia intera vita è stata misurata da esso” disse lo stesso Webb al Telegraph nel 2000, quando la coppia viveva col sussidio dei servizi sociali.
Non ha mai voluto soldi. Aveva con essi un rapporto anarchico e nella vita ha dato via case, quadri, la sua eredità e anche le royalties dei Iibri. Per fare un esempio assegnò una sua spettanza di 12.400 dollari ad un artista di spettacolo di nome Dan Shelton, che si era domiciliato presso la Tate Modern, in una scatola di cartone.
Si sposò due volte con la stessa donna, che è appunto Eve Rudd. La prima nel 1962 cui seguì il divorzio nel 1981 per protestare contro l’istituzione del matrimonio. Successivamente i due, che nel frattempo avevano continuato a stare assieme, si risposarono nel 2001 per regolarizzare la loro immigrazione in Inghilterra. E in tale circostanza egli non regalò nessun anello alla moglie per via della propria disapprovazione per la gioielleria. L’unica testimone di quell’evento ad eccezione di due sconosciuti tirati fuori dalla strada, è la Signora Downey, la quale racconta che la coppia ha camminato per nove miglia fino all’ufficio del Registro dov’è avvenuta la cerimonia, indossando gli unici abiti che possedevano.
Charles Richard Webb era nato a San Francisco il 9 giugno 1939 e cresciuto a Pasadena, in California. Suo padre, il medico Richard Webb, era un cardiologo specialista che faceva parte di un circolo benestante come quello che Webb avrebbe poi attaccato nel libro The Graduate.
Finché frequentava il Williams College egli incontrò Eva Rudd, una studentessa del Bennington College del Vermont. Costei era proveniente da una famiglia di insegnanti ed entrambi, Eve e Charles, condivisero fin da subito l’idea di contestazione nei confronti del mondo borghese rappresentato dalle loro famiglie e tennero uno stile di vita non convenzionale. La loro prima volta, raccontarono essi stessi agli intervistatori, fu in un cimitero. Ma la loro storia d’amore e l’avversione della madre di Eve verso Charles, divennero la storia del romanzo. E l’ispirazione del personaggio di Mrs Robinson, la seduttrice del giovane Benjamin, potrebbe provenire da qualche persona in amicizia coi suoi genitori, incidentalmente vista nuda.
Orville Prescott, recensendo il libro sul Times, lo ha definito un “fallimento immaginario” ma ha paragonato il protagonista al Giovane Holden di Salinger, ovvero il personaggio che, con il suo borbottio e la sua conversazione sconnessa, aveva saputo catturare nel 1951 lo spirito del momento. Ciò avveniva giusto in tempo prima che arrivasse la repressiva era Eisenhower e gli anni sessanta in Technicolor. In quelle opere i personaggi non sono idealisti, ma sono alla ricerca di ideali e la fuga da valori e stili di vita convenzionali è, più che collettiva, dolorosa.
La vita della coppia fu quindi una sorta di viaggio iconoclastico ed Eve più tardi volle cambiare le proprie generalità adottando il nome Fred, in solidarietà con un gruppo di auto-aiuto per l’uomo con scarsa autostima. Si sposarono nonostante gli interventi contrari dei genitori e poi rivendettero i regali di matrimonio agli ospiti donando a carità il denaro.
“Il loro matrimonio (il primo) fu una contraddizione totale rispetto al modo in cui condussero la loro vita”, dice la sorella Priscilla Rudd Wolf. Fu un matrimonio importante. Mia sorella vestiva un abito bianco da sposa. Avvenne nella cappella della scuola di Salisbury (Vermont) dove insegnavano i miei genitori, c’era tutta la città ed io ero la damigella d’onore. Sembravano proprio una tipica coppia americana destinata ad una vita tipicamente americana. Ma non fu così. Perdere ciò che possedevano divenne per loro una missione a tempo pieno. La prima delle tre case che avrebbero gettato via, dicendo che possedere cose era opprimente, fu il bungalow in California.
Charles Webb rifiutò l’eredità della famiglia di suo padre, ma non fu in grado di rinunciare ai soldi di sua madre perciò lo regalarono via assieme alle opere di Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Raushenberg.
Mentre gli anni sessanta fiorivano la coppia si sottopose ad una terapia gestaltica. Fred per presa di posizione femministica tenne uno spettacolo di nudo femminile e per fronteggiare le oppressive domande di ornamento femminile si rase i capelli a zero.
Si trasferirono quindi in California e poi di nuovo ad est in una casa fatiscente presso Hastings sull’Hudson, N.Y. nella Contea di Westchester dove ebbero due figli: John e David.
I libri
Come scrittore Webb fece seguire a The Graduate nel 1969 (ovvero dopo il successo del film a sei anni dalla pubblicazione del primo libro) un secondo romanzo dal titolo “Love, Roger” e poi un terzo nel 1970 “The Marriage of a Young Stockbroker trasformato in un film con Richard Benjamin. Ma non funzionarono molto e la critica non li considerò comparabili con il debutto. Inoltre lui si rifiutò sempre di firmare le copie in vendita, considerandolo un “peccato di indecenza”.
Nella sua vita Webb ha pubblicato otto libri, incluso un sequel del The Graduate, dal titolo “Home School” (2007). In esso i protagonisti del primo romanzo, Benjamin ed Elaine, sono cresciuti e istruiscono direttamente i propri figli. Egli accettò di pubblicarlo solo per saldare un debito di 37000 dollari, come racconta un amico reporter che all’epoca li aiutò. Egli aveva un rapporto odioso col denaro, dice Caroline Dawnay che fu l’agente di Webb quando un altro suo romanzo “New Cardiff” fu trasposto nel film “Hope Springs” del 2003.
Verso la fine degli anni settanta la coppia fece ritorno alla West Coast e ritirò i figli dalla scuola scegliendo di scolarizzarli in casa, cosa che al tempo non era sanzionata. E cosi la famiglia se ne andò in giro vagando tra un campeggio e l’altro in un camper Volkswagen. Nel 1992 in una intervista al Washington Post (il figlio) John Webb definì questo tipo di formazione una “de-scolarizzazione”.
Charles Webb fece lavori umili. Impiegato, stagionale, pulizie domestiche e per un lungo periodo la coppia fu anche custode di una colonia nudista nel New Jersey guadagnando 198 dollari alla settimana.
Webb ha sempre contestato il fatto di essere legato a The Graduate, ma nei primi anni novanta egli ne scrisse il sequel, “Gwen”, nel quale il personaggio immaginario della figlia di Bemjamin ed Eliane fa da narratrice. Vi si descrive un padre che trova liberatorio liberarsi dei beni materiali e aiutare il prossimo. Questo libro non è mai stato pubblicato e passarono altri 25 anni prima del libro “New Cardiff” del 2001.
Da allora la coppia ha vissuto in Inghilterra e Ms Dawnay, che li andò a trovare a Brighton, racconta che loro vivevano in un appartamento quasi senza mobili e disponevano solamente di un cambio d’abiti.
Sebbene il romanzo New Cardiff sia stato accolto calorosamente esso non servì a rilanciare la carriera di Webb come non vi riuscì neanche “Home school”, pubblicato nel 2007.
Fred, la moglie di Webb, è morta nel 2029 lasciandolo molto solo e nella vedovanza è stato aiutato dai figli David e John. Ma suo figlio David, in una delle sue performance artistiche, una volta ha cucinato una copia del libro The Graduate e se lo è mangiato in pubblico con la salsa di mirtilli.
Nelle ultime pagine del romanzo di Webb, Benjamin ed Eliane sono soli sul bus, sono due giovani scossi e diretti verso un futuro che è solo opaco. L’atmosfera di quel momento è quella colta dal famosissimo verso Hello darkness my old friend (Ciao oscurità, mio vecchio demonio) di Paul Simon; ma nel film invece i due sono in mezzo alla gente del bus, sorpresa e sbigottita. Ebbene, se il libro coglie quella che poi sarà la nota dominante del vita reale di Charles ed Eve, il finale del film coglie invece il destino dei giovani che hanno fatto il sessantotto.
In generale direi che le due opere, libro e film, sono diverse come diversi sono i loro destini nella memoria collettiva. Il libro che risale al 1963, esprime un rifiuto esistenziale, il fil, un rifiuto generazionale. L’elemento più attraente del libro è i conflitto interiore del giovane Ben mentre nel film è la morbosa seduzione della signora Robinson. Il romanzo fa del lettore uno psicologo, il film ne fa un guardone.
Nella traduzione italiana Ben dà sempre del lei a Mrs Robinson, anche quando la relazione sessuale in Hotel è intensa e avviata da mesi. Forse è una scelta dell’editore italiano, seguita dal traduttore, che vuole evidenziare la differenza di età tra i due. Tale accorgimento finisce per ingigantire il divario generazionale.
La signora Robinson con le sue menzogne diventa la strega cattiva della storia. E tutta la storia muta nelle ultime pagine trasformandosi in una fiaba a lieto fine con la famosa frenetica interruzione del matrimonio combinato.
Direi che il film semplifica la storia perché depotenzia tutta la parte che si svolge a Berkeley. Ben infatti, venduta l’auto si sistema in una stanza d’affitto vicino a dove studia Eliane. Qui dopo vari tentennamenti reciproci i due capiscono che si amano ma devono affrontare l’intromissione delle famiglie. Avvengono incontri tra Benjamin e il signor Robinson e tra Benjamin e suo padre ma non portano al chiarimento.
La figura della madre è più sfumata nel libro di quanto non si possa prefigurare. Spesso la madre non è molto di più di una invadente “signora Braddock” (capitolo due), in una famiglia che seppur formalmente corretta appare oppressiva nei confronti del figlio perché i genitori lo rendono responsabile delle realizzazione dello loro proprie aspettative. Il figlio, al quale non hanno mai fatto mancare niente, per fare la sua parte dovrebbe diventare insegnante; se non lo fa li delude. E se li delude cade in depressione e non ce la fa più a reggere il proprio ruolo. Ecco, è questa la condizione di ignavia che caratterizza il comportamento di Ben nei primi capitoli.
Inoltre le aspettative che lo condizionano non sono solo dei genitori. Ma di tutto l’ambiente in cui egli è inserito. E ciò si vede bene nel quarto capitolo quando la discussione col padre si fa grossa. A complimentarsi con lui non sono solo i genitori ma tutto il sistema di relazioni famigliari. E Ben sente tutto il peso di questa responsabilità sistemica. Si sente un “maledettissimo simbolo di prestigio sociale” al punto da subire rassegnatamente anche i peccati, le trasgressioni di quell’ambente.
La scena della seduzione è piuttosto sexy ed intrigante se si pensa che è stata scritta nel 1963. L’autore l’ha concepita e scritta su spunto autobiografico visto che nel 1962 era nella stessa condizione del protagonista Ben, cioè studente ed aveva due anni di più. Ciò non significa che egli sia stato sedotto da una amica di famiglia dell’età di sua madre, non c’è nessun riscontro nella sua, peraltro scarna, biografia. Ma certo che nella sua testa gli frullavano stimoli ambientali. E il suo ambiente era, appunto, uguale a quello descritto.
L’autore non scrive in prima persona, ma parteggia nettamente per il protagonista evidenziando tutti gli aspetti che lo mostrano incerto, titubante, vittima e parte debole nell’azione. Ben è l’agnellino catturato dal lupo; colui che “le montò addosso e si mise all’opera” (pg 78) solo dopo aver messo davanti tutte le timidezze e contraddizioni dell’innocenza.
Le differenze scolastiche tra America e Italia rendono difficile la traduzione del termine graduate e ciò ha determinato la scelta più comoda dei termini Laurea e laureato per il pubblico italiano. In realtà però nel romanzo il protagonista Benjamin non consegue la laurea ma il titolo B.A. (Bachelor of Arts) che è di poco superiore alla nostra Maturità.
Il film, che il Morandini definisce “Molto datato, ma prezioso per capire l’aria dell’epoca”, è il vero responsabile del successo di questa storia. Il successo mondiale di quella pellicola ha dato infatti l’oscar per la regia a Mike Nichols e ha lanciato il sound di Simon & Garfunkel. Ma è utile osservare che ciò è avvenuto cinque anni dopo la scrittura del libro; i cinque anni in cui è cambiato il mondo e la generazione del sessantotto è montata a cavallo. A mio avviso, volendo valutare approssimativamente il rapporto tra la storia scritta e la storia filmata in relazione al contesto dell’epoca, il libro era più coraggioso. Gli sceneggiatori (Buck Henry e Culder Willingham) sono stati fedeli al testo ma la scena finale della fuga dalla chiesa in abito da sposa coi sorrisi in autobus tipo “vissero felici e contenti” è decisamente in ritardo. Fuori contesto.
In quell’anno, il 1967, quel contesto, quello rivoluzionario giovanile di quell’epoca indimenticabile, era certamente improntato all’amore. E’ l’anno in cui i Beatles cantarono All You Need is Love nel il primo collegamento realizzato in mondovisione, è l’anno dei figli dei fiori e l’estate dell’amore; l’anno in cui siamo molto lontani dalle suggestioni violente del quinquennio successivo, ma è anche il momento in cui le vecchie convenzioni morali e i veli bianchi giungono al capolinea. L’anno in cui, al contrario dei personaggi filmati, i giovani smontarono da quell’autobus con l’entusiasmo e la determinazione che caratterizzerà l’incombente sessantotto.