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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

40 anni fa la Swat e la fine dei symbionesi

L’acronimo SWAT sta per: Special Weapons And Tactics. Si tratta di squadre speciali di polizia specializzate per formazione dotazione, in situazioni ad alto rischio e rivolte. Noi le conosciamo per una serie televisiva dal medesimo titolo proiettata nella televisione italiana alla fine degli anni settanta e poi imitata dai nostri carabinieri in occasione del sequestro Dozier.

Quelli della mia età l’avevano però già sentito prima, quando il 7 Maggio del 1974 le squadre speciali attaccarono una casa gialla in California ove si erano rifugiati i membri della SLA (esercito di liberazione simbionese). A non più di un centinaio di metri di distanza c’erano un centinaio di giornalisti. L’attacco e le sparatore mirabolanti che uscivano dalla casa furono uno spettacolo in diretta televisiva per gli americani. Si trattava infatti dell’epilogo, almeno così si credeva allora in America, di un caso che fece trepidare il mondo: quello di Patricia Hearst.

Erano gli ultimi mesi di Nixon (che per impeachmet crollò durante l’estate sotto i colpi dello scandalo Watergate) e Reagan era governatore della California. Reagan aveva vinto anche grazie ai finanziamenti elettorali della famiglia Hearst, la cui figlia, prima rapita dalla SLA stessa e poi diventata terrorista, forse si trovava dentro quella casa in fiamme.

Fu il famoso coroner Thomas T. Noguchi, allora medico legale della contea di Los Angeles, a scoprire nei giorni successivi grazie ad una meticolosa autopsia analitica di ogni corpo, che la ricca ereditiera terrorista non c’era tra quei cadaveri. L’analisi dei cadaveri è descritta nei suoi libri di memorie CORONER, uscito nel 1983 e CORONER AT LARGE uscito nel 1985. Quel racconto costituisce un succoso esempio di horror perché i corpi erano assolutamente irriconoscibili in quanto su di essi si erano fuse le tute e le maschere antigas usate nella battaglia. I terroristi dell’esercito di liberazione simbionese erano infatti armatissimi e preparatissimi e resistettero militarmente alle prime fasi dell’attacco, anche sotto i gas fino all’esplosione che incendiò in un attimo tutta la casa. Non risultò chiaro che tipo di infiammabili fossero stati usati si sa però che la comunità nera di quella zona accusò la polizia (SWAT) di sproporzione. La sorpresa però fu quella di constatare che anche sotto le fiamme, per alcune decine di minuti le armi da fuoco continuarono a crepitare. In pratica i terroristi da dentro continuavano a sparare nonostante l’enorme temperatura causata dall’incendio. Noguchi ricostruì successivamente la dinamica.

Quando le fiamme si erano propagate tre terroristi utilizzarono l’escamotage di inzupparsi e situarsi in una apposita intercapedine sulla quale scorreva un incessante flusso d’acqua. Essi, con gli abiti inzuppati e l’acqua che continuava a scrosciare loro addosso continuarono a sparare con armi automatiche e mitra da mille colpi al minuto da una casa avvolta nelle fiamme. Ciò andò avanti fino a quando le tubature si fusero ingozzando il flusso d’acqua. Tutto ciò avveniva nel bagno della zona camere da letto dove furono trovati dal coroner. I resti vennero con difficoltà riconosciuti grazie ad analisi dentali e fu possibile anche stabilire l’ordine nel quale morirono: William Wolfe morì per primo a causa di soffocamento e ustioni, Patricia Soltysik morì per soffocamento e molteplici ferite d’arma da fuoco, mentre Donald DeFreeze, il capo, soprannominato “Cinque” morì per ultimo con un solo colpo d’arma da fuoco.

La modalità con la quale tale dinamica venne stabilita venne resa nota nei libri di Noguchi: “il fuoco crea fumo che, entrando nei polmoni solo attraverso la respirazione, viene respirato assieme al monossido di carbonio. Pertanto la vittima con maggiore quantità di monossido nel tessuto polmonare era stata l’ultima, quella con quantità minore la prima.” Ciò permette di sviluppare considerazioni sulla stupefacente abilità tattica del team, ma ciò che emozionò l’opinione pubblica americana in tale circostanza fu un’altra cosa: tra quei cadaveri non c’era Patrizia Hearst.

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