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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Berlinguer deve morire, di Fasanella e Incerti

Berlinguer deve morire, di Fasanella e Incerti

Durante le recenti elezioni europee ed amministrative del 25 Maggio in Italia abbiamo visto una delle campagne elettorali più spettacolarizzate. Le televisioni si sono ossessivamente giocate il proprio ruolo di strumento indispensabile per vincere catturando gli indecisi dell’ultima settimana. In tale scontro i due principali concorrenti Renzi e Grillo si sono contesi in particolare il pubblico moderato utilizzando il mito di Berlinguer. Il marketing prevedeva anche un libro e un film: Berlinguer deve morire di Fasanella e Incerti, edizioni Sperling & Kupfer e “Quando c’era Berlinguer” libro e primo film di Walter Veltroni.

Il libro d Fasanella, per la verità era già uscito nel 2005, dopo la fine dei lavori della commissione Mitrokhin quando nelle retrovie si preparava la leadership di Veltroni per il PD del dopo Prodi, ma non l’aveva letto nessuno mentre ora viene riedidato con veste più elegante, in un momento in cui sempre veltroniano è l’endorsement, questa volta per il dopo Napolitano.

La mia lettura, devo dire, non ha avuto alcun particolare trasporto. Fasanella è autore di molti libri che mi sono piaciuti perché fondati su ricerche scrupolose e animate da ricerca di verità. Ma in questo caso il libro indaga una verità nascosta e negata, ma è confezionato e viene rilanciato con una campagna promozionale tali da veicolare un messaggio emotivo legato a Berlinguer, attualizzandone il valore come profeta della questione morale.

L’immagine patinata di Berlinguer viene ostentata in copertina con il nome di Veltroni, autore di una introduzione, in marcata evidenza. L’altro introduttore è Giuseppe Vacca, per il quale non c’è nessun richiamo in copertina anche se il suo testo è molto acuto. Il contenuto più importante è la rivelazione del attentato alla vita subito da Berlinguer in Bulgaria nel 1973. Un attentato reso noto da Emanuele Maccaluso ancora nel 1991, ma negato dai vertici PCI e dal suo stesso fratello Giovanni. Moglie e figli no, non lo hanno negato, e ora sostengono apertamente la versione dell’attentato.

In questo libro uscito nel 2005 si dà per certo l’attentato e si presentano nuove fonti, in articolare documenti d’archivio dell’Istituto Gramsci, atti delle inchieste Priore e Ionta/De Ficchy. Si accenna poi a qualche riscontro in commissione Mitrokhin. La novità più importante è la testimonianza di Velkof, che era in auto con Berlinguer. Da essa si ricava che gli incidenti stradali provocati venivano effettivamente organizzati dai servizi bulgari e cche c’erano ragioni interne al PC bulgaro per eliminare sia Berlinguer che il vicesegretario bulgaro. Due piccioni con una fava.

Il punto che ho trovato più interessante è l’esame dei contenuti dei colloqui bulgari il cui fallimento fu la causa che determinò il tentato omicidio mascherato da incidente.

Nel capitolo 4, vengono illustrati alcuni passaggi del colloquio (cinque ore) che Berlinguer ebbe con Zhivkov (all’epoca potente segretario dl PC bulgaro) il 1° Ottobre 1973. Essi si desumono dal verbale stenografico (di 68 pagine) consegnato a Incerti/Fasanella. I due hanno parlato di accordi/scenario di area. Le pg 46-47 illustrano in modo soffuso un dialogo su temi di intelligence nel quale i due si confidano anche giudizi sugli altri leaders come Tito e Ceausescu. In pratica a mio avviso in tale dialogo c’è in ballo l’idea di una vasta riaggregazione dei balcani (che prescinda dall’URSS) nella quale far passare infrastrutture energetiche. E si sta esplorando la possibilità di coinvolgere l’Italia che dispone delle risorse libiche dopo il golpe del ’69. E’ possibile anche che il KGB, con il quale i bulgari avevano una collaborazione strettissima, stesse preparando un upgrading dei sistemi d’intelligence e abbia deciso, proprio in conseguenza di quel colloquio, di accelerare il ricambio il Italia con Cossutta.

Berlinguer nella prima fase della sua segreteria (1972 – 75) era in ticket con Cossutta e costui aveva collaborato allo smantellamento della vecchia rete secchiana/KGB. E’ dopo il colloquio del ’73 con Zhikov che i due (Berlinguer e Cossutta) rompono, perché Cossutta diventa il potenziale riferimento alternativo a Berlinguer il quale era già in combutta con Moro. C’era la possibilità che i Comunisti italiani entrassero nel governo per via elettorale, ma il golpe in Cile dimostrava che gli americani non l’avrebbero permesso, quindi, sosteneva Zivkov, occorreva rafforzare la rete criptomilitare. Fu questo probabilmente il vero punto di rottura, anche se il libro non lo dice.

E si apre la fase che porta alla proposta di Compromesso Storico e poi allo strappo da Mosca. Lo spiega Giuseppe Vacca nella prefazione: “per il tipo di socialismo a cui il PCI guardava l’appartenenza dell’Italia alla NATO non era un impedimento, ma piuttosto una garanzia”.

Vacca poi illustra bene il quadro di ripercussioni in caso di una andata al governo del PCI: ricadute nelle relazioni USA/URSS, effetto domino nei paesi dell’est, rafforzamento del tema diritti umani i quale “colpiva alle fondamenta il totalitarismo sovietico”.

A patina 89 poi si introduce il tema, che però non viene esaminato, del rapporto riservato di Silvano Goruppi (15 ottobre 1973), incaricato da Berlinguer di prendere contatti con i protagonisti della Primavera di Praga.

Per quanto riguarda lo smantellamento della rete secchiana il libro riferisce che nel semestre precedente a questi colloqui (di Varna e Sofia), “su segnalazione del KGB Cossutta “scoprì” e denunciò alla segreteria “due spie” dei servizi italiani che lavoravano nella sezione esteri del partito”.

Erano Edoardo Ottaviano e Mario Stendardi. Quest’ultimo, milanese, era dirigente della Associazione Italia-Ungheria mentre Cossutta, oltre che vicesegretario del PCI, era presidente della ITALTURIST, agenzia di viaggi all’est del PCI.

Ne conseguì una ristrutturazione interna con licenziamenti, rimozioni ecc. il cui responsabile incaricato fu proprio Cossutta. La cosa toccò anche Salvatore Cacciapuoti, membro della CCC. e il capo della sezione amministrazione del CC Barontini. In tale processo interno lo Stendardi dichiarò che Cossutta era il capo della polizia segreta.

Insomma il libro contiene cose interessanti anche se di scarsa attualità.

E’ la figura di Berlinguer ad essere di fatto ancora attuale, come dimostra l’ultima campagna elettorale. E se, come penso, l’endorsement veltroniano dovesse consolidarsi, ne sentiremo ancora parlare.

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