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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

L'Islam è una minaccia. FALSO!, di Franco Cardini

L'Islam è una minaccia. FALSO!, di Franco Cardini

Franco Cardini è un medievalista fiorentino nato nel 1940. Ha viaggiato, studiato e lavorato a lungo in Medio Oriente qualificandosi come esperto di Cristianità e Islam. Dà l’impressione di dire, e scrivere, ciò che pensa senza particolari conformismi. Si dichiara cattolico e non dà l’impressione di essere dell’Opus Dei. Ciò nonostante appare spesso in televisione da qualche decennio, soprattutto nei programmi culturali RAI.

Mi piace perché l’ho visto dire sin da subito quella che considero la verità sulla crisi siriana: Assad non è un dittatore più di quanto non lo siano quasi tutti il leaders orientali, governa la Siria con il riconoscimento di legittimità ONU. L’opposizione militare interna non è un movimento “primaverile” che vuole la democrazia, ma una accozzaglia di esercitini privati armati da arabi, turchi e americani per depotenziare l’asse sciita in vista della rilegittimazione dell’Iran (in corso dalla fine del 2015). La Russia, che ha un rapporto eccellente con questo paese che gli permette l’unico porto militare nel Meditterraneo, lo sostiene e sta abilmente sballando tutti questi piani occidentali di destabilizzazione.

Tuttavia non è di questo che si occupano i recenti libri di Cardini, essi si occupano dell’ISLAM, acclamando che esso non è una minaccia, ma una religione e una nobile cultura da conoscere e rispettare. In questo approccio Cardini, che è anche un collaboratore dell’Avvenire, centra lo spirito del Misericordiae Vultus che auspica un incontro tra le religioni nell’anno giubilare.

E questo lo fa con particolare respiro e competenza nel libro uscito in Marzo di quest’anno (2016) per i tipi di Laterza con un titolo discorsivo “L’Islam è una minaccia FALSO!“; un titolo che lo sintonizza, in termini dialettici, con le polemiche islamofobe degli ultimi anni.

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L’Occidente ha paura oggi dell’Oriente islamico perché c’è il terrorismo. Siamo in guerra, ci ripete una martellante campagna mediatica, ma allora – scrive Cardini – è indispensabile capire bene chi è il nemico e chi sono gli alleati, soprattutto capire se qualcuno di essi sta facendo il doppio gioco. (pg. XV)

Pertanto se c’è questa guerra essa va fatta per forza, soprattutto in termini di intelligence dice Cardini, ma senza dimenticare che si tratta di una guerra dove più che di vincere c’è bisogno di convincere. Ma attenzione però, perché il conformismo islamofobo che stiamo rischiando è solo semplicismo e la parola “terrorismo” è stata coniata qui da noi, non nelle scuole coraniche, ma durante la Rivoluzione Francese.

Ora Franco Cardini in questo lavoro affronta ad uno ad uno tutti i temi e i pregiudizi della islamofobia montante e chiude le sue duecento pagine di argomentazioni con quella che definisce una “inconclusione”: “la nostra paura [dell’Islam] è solo una funzione, la più miserabile, di questa nostra pervicace ignoranza. Tutto fa credere che si vadano preparando tempi non facili, ma proprio per questo sarà più intenso il bisogno di convivenza e integrazione.”(pg 203)

Egli accenna più volte ad argomenti geopolitici, ma non li sviluppa, il suo approccio è soprattutto storico e ontologico. L’Islam sunnita si propone come rappresentante supremo della fede, le petromonarchie (sunnite) della penisola arabica manovrano le enormi masse di petrodollari necessarie oggi per fronteggiare la crisi del debito occidentale ma condizionano i loro investimenti finanziari a politiche funzionali alla fitna (lotta) antisciita. In particolare gli arabi sono impegnati in una lotta contro l’Iran con una guerra che si svolge soprattutto in territorio jemenita. E il califfo al Baghdadi (sunnita) si dichiara “comandante dei credenti”. Noi però non dobbiamo cadere nella sua trappola. E’ lui, il califfo, ad avere interesse che l’Occidente coltivi la paura in casa propria modificando la propria Way of Life: modifichiamo i nostri valori cedendo la libertà in cambio della sicurezza. Questa è la trappola strategica cui è funzionale l’ondata di islamofobia montante qui da noi.

E in questa trappola è caduto ad esempio Hollande dopo la strage di novembre 2015 con la proclamazione dello stato di emergenza.

Noi invece dobbiamo puntare ad una serena prosecuzione della nostra vita civile, evitando il brechtiano destino di “accorgerci che mentre marciamo contro il nemico, il nemico marcia alla nostra testa travestito da alleato”.

(Devo dire che questa frase è molto forte, soprattutto se riletta in queste ore in cui sto scrivendo questi appunti, perché la tregua russo-americana in Siria sta saltando e gli USA hanno appena bombardato “per errore” l’esercito regolare di Assad causando una novantina di morti. I Russi rispondono all’ONU sostenendo che non è affatto un errore e che ciò rivela il doppio gioco statunitense).

La vera ricchezza del libro però è data soprattutto dall’indagine degli elementi fondanti della religione islamica, la cultura coranica e l’articolazione storica della umma. Con molto altro naturalmente. Comprese le contraddizioni del mondo maomettano. Una per tutte: la Mecca è inaccessibile agli infedeli ma non ai loro media. Di notte si vede “l’opulento scempio postmoderno” con e luci stroboscopiche di Coca Cola, Fendi, Valentino, Dolce & Gabbana, Dior, Gucci, Trussardi, Armani. Si tratta di quello che Cardini definisce “Mc Islam” dove di questo passo l’Occidente si squaglierà inghiottito da un Oriente più occidentale di lui. (pg 77)

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Il fatto è che anche il mondo musulmano è interessato fin dal tempo di Kemal Ataturk ad un processo come quello che noi chiamiamo di secolarizzazione con cui si perde progressivamente il senso del Sacro.

Cardini sostiene che non è vero che esiste un solo Islam, cavallo di battaglia di quelli che sostengono che l’Islam moderato non esiste, come ad esempio Oriana Fallaci. E richiama il percorso letterario di Tahar Ben Jelloun come significativo esempio di disamina dei “parecchi Islam, o meglio parecchi modi di sentire, d’intendere, di manifestare, di confessare, di seguire la fede nell’unico Dio ch’è misericordioso e compassionevole”.

C’è soprattutto l’Islam di chi rivendica il diritto alla discrezione della fede, con atteggiamento restìo alla shahada (proclamazione di essa). Tuttavia anche per costui le caricature offensive del Profeta sono causa di repulsione e offendono i mussulmani più semplici. E purtuttavia proprio costoro non possono, difronte alle tragedie parigine del 7 e del 9 Gennaio, limitarsi a dire “non è questo l’Islam”, occorre un impegno attivo di condanna della violenza.

Nel capitolo 5 Cardini attacca il pregiudizio islamofobo secondo il quale “l’Islam moderato non esiste”. E lo fa prendendo a riferimento il libro La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci. Costei, scrive Cardini, ha fatto scuola soprattutto in una destra cattolica che una volta la disprezzava, ma che oggi, visto che l’antisemitismo non è più praticabile e che l’anticomunismo ha smesso di pagare, si butta sull’orianismo (espressione di Cardini) cercandovi una merce elettoralmente molto redditizia: la paura.

Nel 2015 la Rizzoli ha rieditato Le radici dell’odio di Oriana Fallaci. Si tratta d un libro di oltre 400 pagine che ripesca anche alcune storiche interviste di personaggi mediorientali. E’ in questo libro, recensito entusiasticamente dalla destra, che la Fallaci concentra il proprio attacco all’Islam come religione della violenza, contro le donne e contro la libertà di pensiero.

Nella sesta parte del libro di Oriana Fallaci entriamo proprio nel cuore di tale attacco con la stretta associazione tra Islam e Corano: “Esiste un solo Islam. E l’Islam è il Corano. Nient’altro che Corano. E il Corano è il Mein Kampf di una religione che ha sempre mirato ed eliminare gli altri.” Parole forti, non c’è dubbio. E qui polemizza Cardini.

Nel Corano vi sono 16 (su seimila) versetti che parlano di annientamento di ebrei e cristiani ma anche i libri sacri dell’Occidente sono pieni di incitazioni violente e l’unica ragione per cui queste non sono rivolte ai musulmani è che sono stati scritti prima che costoro esistessero.

Come si vede nell’ottica fallaciana occorre vedere il Corano come un libro di guerra per poter accusare tutto l’Islam e ottenerne una visione islamofoba. Ma ciò si può ottenere solo usando la tecnica della decontestualizzazione, come fa ad esempio Maghdi Allam, e in tal caso essa è applicabile anche all’antico e al nuovo testamento. Il rifiuto di una lettura islamofoba del Corano è quindi fondamentale come il rifiuto di una lettura cristianofoba della Bibbia.

L’Esodo, Il libro dei Re, i Salmi e l’Apocalisse ci presentano un Dio degli Eserciti, distruttore dei nemici di Israele.

Nell’Antico testamento Isaia (7:14) profetizza il concepimento virginale di Emmanuele, che significa “Dio è con noi” e nel Nuovo Testamento Matteo (1:23) dichiara adempiuta tale profezia con la nascita di Gesù. Chi adotta tale slogan (Gott Mit Uns) per guidare gli eserciti in guerra è forse un vero fedele come i fondamentalisti islamici?

E che dire del Salmo 137/136 che invita a prendere i pargoli di Babilonia e a sbatterli sulla roccia?

Qualche setta fondamentalista cristiana, magari con simpatie naziste, potrebbe considerarsi legittimata a uccidere nel nome di Gesù?

Non si tratta quindi di perdersi in un labirinto polemico ma di puntare tutto sul dialogo e il confronto. Con pazienza vanno colti i segnali, che non mancano, del mondo musulmano. Nel 2004 in Marocco è stato promulgato un nuovo codice di famiglia che riconosce la parità giuridica della donna. Può sposarsi senza la rappresentanza di un tutore e può chiedere il divorzio. L’alta autorità religiosa sunnita Muhammad Sayd Tantawi (morto nel 2010) che era direttore di preghiera (Imam) presso la moschea dell’università più importante del Cairo dichiarò pubblicamente che: “Il sacro Corano non parla di circoncisione femminile (clitoridectomia o infibulazione) e il Profeta Muhammad non si è mai espresso su questo tema”. Ecc.

Vanno infine valorizzati e seguiti con attenzione gli interlocutori islamici internazionali come la OCI, Organizzazione per la Cooperazione Islamica che è la più alta istituzione internazionale e, fondata nel 1969, oggi è membro permanente osservatore presso l’ONU. Ad essa sono associati 56 paesi islamici, i principali: dall’Araba Saudita all’Iran, la Siria ecc.

In Italia operano la COREIS, Comunità Religiosa Islamica e la UCOII, Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, tra loro concorrenti. L’ultimo incontro tra la UCOII e il ministero degli Interni è avvenuto l’11 Luglio u.s.

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