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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

L'élite progressista contro il popolo. Di Nicolò Costa

 

 

IL Sociologo ed esperto Web Marketing Nicolò Costa viene ospitato dalle pubblicazioni della serie “fuori dal coro” de Il Giornale.

Egli presenta una tesi secondo la quale, adottando “nuove categorie di diagnosi” si può osservare come il voto referendario del 4 Dicembre sia in realtà una reazione alla “guerra scatenata dalle élite progressiste contro il popolo”.

 

Secondo la sua analisi la lettura corrente della società italiana è viziata da meccanicismo e parzialità; e tale errata lettura egli così riassume:

Possiamo vedere tre società: quella degli occupati, quella del rischio e quella degli esclusi e dei precari.

I primi sono gli operai, gli statali e gli insegnanti. Insomma, a suo dire, quelli tutelati dallo Stato Sociale; quelli del posto sicuro, immobili. I secondi sono gli imprenditori, gli artigiani, i liberi professionisti e i commercianti. Quelli che accettano il mercato e fanno della mobilità un valore. Il terzo gruppo è quello quantitativamente più in crescita, quello che soffre della crisi dal 2008 in poi a causa della globalizzazione che favorisce solo cinesi e indiani.

 

Nelle elezioni del 2013 il PD ovvero, a suo dire, il partito dei pensionati, degli statali e degli insegnanti dei centri cittadini, si è piazzato al 25% che costituisce lo zoccolo duro della sinistra statalista e socialista che ha le sue radici nel catto-comunismo.

I ceti che rischiano, delusi dalla mancata rivoluzione liberale contro i ceti improduttivi della pubblica amministrazione e sfiduciati dal mancato supporto al Made in Italy, si sono astenuti e alcuni sono andati dai Cinque Stelle. Il Centro Destra ha perso 10 milioni di voti.

Infine i precari e le vittime della crisi delocalizzatoria hanno votato Cinque Stelle e a hanno adottato, dice Costa, il turpiloquio (come ad esempio il Vaffa) come strumento di comunicazione politica popolare. (pg. 10)

 

Ora, dice Costa, la tripartizione di cui sopra è quella del passato. In essa non si coglie l’Italia che emersa negli ultimi trent’anni ma non ha ancora la leadership. Non si coglierebbe cioè l’Italia che si basa sul ceto medio professionalizzato, sui piccoli e medi imprenditori ecc. Quell’Italia che, dice sempre Costa, viene ignorata e umiliata dal pensiero unico del politicamente corretto senza cogliere invece che essa sta elaborando una nuova sintesi politica che andrà oltre destra e sinistra rinnovando al vita pubblica. Equilibrio, sicurezza, meritocrazia ecc.

 

Adottando la nuova prospettiva analitica che mette al centro lo stile di vita e l’attitudine alla mobilità sociale e territoriale, Costa propone una ripartizione della società fondata su cinque gruppi sociali: le vite immobili per necessità e rinviate; le vite immobili per libera scelta e aspettativa di futuro; le vite mobili identitarie; le vite mobili soggette al fascino delle vite ipermobii e infine la vite iper-mobili tendenzialmente apolidi.

 

 

Qui la lettura si complica perché nel descrivere ciascuna di queste tipologie sociali l’autore ci introduce in una specie di limbo semantico piuttosto astratto ed impreciso. Ne prendo solo uno che ritengo suggestivo. Le vite iper-mobili.

Sono di due tipi. Stanno agli antipodi anche se entrambi non hanno confini nazionali. Da un lato ci sono i super ricchi, dall’altro i migranti poveri. Elite Patrizia e plebe. Quelli ricchi sono personaggi alla Mario Monti che stanno nella parte elitaria dell’establishment politico spostando liberamente i loro corpi e capitali. Sono a loro volta attratti dai super ricchi arabo musulmani e dai petrodollari arabi. Le loro ambizioni strategiche sono ostacolate dal patriottismo russo e quindi sostengono l’anacronistica NATO e il disprezzo per Putin. Paradossalmente sono loro che realizzano il mitico verso di LENNON che recita:

Immagina che non esista il paradiso, è facile se ci provi, nessun inferno sotto di noi, immagina che non esistano frontiere e nessuna religione”.

Costoro apriranno i flussi informativi e le mobilità spaziali.

In basso, molto più in basso vi sono gli immigrati, che sono anch’essi degli iper-mobili apolidi. Sono dei forzati che aspirano a sfruttare lo stato socisle occidentale. Se andassero nelle megalopoli arabo musulmane verebbero schiavizzati perciò peferiscono l’occidente. Quelli musulmani non pensano affatto di ri-territorializzare la loro identità in una nuova patria, ma al contrario pensano che sarà la sharia, dice Costa, a dare il senso profondo alla loro vita. In gran Bretagna, scrive Costa, hanno ottenuto tribunali separati che amministrano la sharia. Le invasioni dell’Europa sono guidate e realizzate pertanto da élite iper-mobili. E lo fanno attuando piani arabi originati dai petrodollari. L’Italia è piena di seconde e terze case con tanti piccoli centri semi vuoti e questo patrimonio è in attesa di essere, prima o dopo, ceduto agli immigrati.

Con la presenza di Obama in USA si è avuto il trionfo politico delle vite iper-mobili. Ma il sogno di colui che è stato insignito del premio Nobel per la Pace si è infranto sulle primavere arabe e con la nascita dei tagliateste ISIS.

Ora aspettiamoci che i musulmani d’Europa facciano come i latinoamericani negli USA dove hanno ottenuto, in Florida e California, l’imposizione dello spagnolo sull’inglese.

 

In conclusione, ci dice Costa, il NO del 4 Dicembre scorso è il prodotto di un compattamento della élite progressista con i ceti immobili. Il SI ha vinto nei centri storici abitati dai benestanti mentre ha perso nelle periferie. Ha vinto dove il PIL è alto e perso dove esso è basso. E’ stato quindi, come dice il sottotitolo del libretto, un episodio della guerra di classe globale contro il ceto medio.

 

Che dire. Le ho trovate 47 pagine di parole in completa libertà che stimolano a riflettere sullo stato di confusione che viviamo in questi ultimi anni. Penso che i miei nonni avrebbero usato la seguente espressione: “mejo darghe dù piè de cadenasso”.

 

 

 

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