diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Nel capitolo dedicato ai “Geni che non ci sono” Guido Barbujani, professore di genetica all’Università di Ferrara, arricchisce con dotte e simpatiche esemplificazioni i suoi argomenti contro le fake scientifiche.
Mi interessa il paragrafo “Eugenica “di pg 181 e seguenti.
Si tratta dell’idea di migliorare la specie per via genetica. Essa ha un fondamento platonico ma è nell’ottocento che prende forza. L’inventore della parola è l’inglese Francis Galton in epoca vittoriana (1822 – 1911). Egli pensava di migliorare la razza umana incentivando la procreazione tra individui di intelligenza superiore alla media. All’epoca della prima diffusione delle idee galtoniane gli studi di Mendel sulla genetica non erano ancora diffusi. Pertanto il concetto di ereditarietà si basava sull’esperienza di agricoltori e allevatori. Esse consistevano nel contrastare il declino delle varietà vegetali e delle razze animali gestendo la riproduzione.
Nel novecento vennero messi in atto programmi eugenetici, in particolare in Gran Bretagna, in Nordamerica e in alcuni paesi d’Europa.
Tra i seguaci di questa impostazione Barbujani cita George Bernard Shaw il quale arrivò a parlare di “religione eugenica” in grado di salvare l’umanità. Il nazismo portò all’estremo le teorie eugenetiche e al processo di Norimberga esse vennero associate alle teorie razziste e ai crimini di eliminazione di massa. In quei processi però gli imputati ricordarono come le loro pratiche eugeniche avessero una base ideologica in comune con quelle americane. E qui Barbujani ci ricorda che nel dopoguerra tali ideologie erano ancora diffuse. Ad esempio il premio Nobel per la fisica William Shockley ancora nel 1965 sosteneva che: “Gli interventi a favore dei ceti sociali svantaggiati hanno invertito l’evoluzione, preservando caratteristiche dannose” egli quindi proponeva la sterilizzazione dei neri e una politica di rigido controllo delle nascite.
E’ del 1994 il libro “The Bell Curve. Intelligence and Class Structure in American Life” scritto da Richard Herrnstein (psicologo) e Charles Murray (politologo). Secondo costoro gli strati poveri di popolazione sono connessi con inferiorità biologiche e per impedire un abbassamento della qualità genetica degli americani si potrebbero adottare apposite politiche come la tassazione dei figli e la castrazione chimica. Siamo nel 1994.
Negli Stati Uniti le condanne alla sterilizzazione forzata sono state ammesse fino al 2010.
Queste idee persistenti e le pratiche eugeniche imposte a popolazioni che non le vogliono sono comunque senza futuro perché rimane salda nella comunità scientifica ed internazionale la validità del principio sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948 la quale recita all’articolo 12 che “Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa ecc.”
Inoltre con il grande sviluppo della genetica avvenuto negli ultimi decenni l’idea di intervento migliorativo circa la qualità genetica umana passa per un’altra strada: quella dell’Editing genomico.
Su questo si parla da tempo di una moratoria degli esperimenti cercando nel frattempo gli orientamenti definitivi sugli aspetti bioetici connessi con queste nuove pratiche. Ed in proposito in Italia sono disponibili i lavori di Anna Meldolesi.
Mi auguro che la tensione causata dall'esperienza Coronavirus non abbia un effetto di disorientamento dell'opinione pubblica deprimendo la ricerca. E in questa Pasqua ove coincidono preghiere di diverse religioni spero che il tema della vita. della morte e delle malattie accomuni milioni di coscienze nella fiducia sul futuro del sapere.