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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Il centro orwelliano di Mormon

seven-saints.JPGIl Venerdì di Repubblica, settimanale endosupplementare ultrapatinato per sinistrorsi trendy, a pg 64 cita il mensile Wired e ci rivela le somme strategie della cupola statunitense. La notizia non è enfatizzata dall’impaginazione, anzi risulta leggermente mimetizzata. E ci porta nello Utah, lo stato dei mormoni per antonomasia, precisamente a Bluffedale, sede della Fratellanza Apostolica Unita. Questi mormoni poligami, ci dice l’articoletto, sono esperti nella decifrazione dei messaggi divini veicolati dai libri sacri e prefigurano metaforicamente, in questa loro vocazione settaria, la missione che verrà svolta nei prossimi anni dalla UDC. Ma non si tratta della formazione politica Casiniana, ormai in corso di smobilitazione, si tratta dello Utah Data Center, recentissima gemmazione orwelliana.

 

Si tratterebbe, sempre secondo queste informazioni un po’ mimetizzate, di un investimento cospicuo, finalizzato alla creazione di una struttura nascosta e riparata in galleria, (esattamente come acadde a Mormon col suo angelo rivelatore) atta a dare la caccia e decifrare le tracce elettroniche che vengono rilascite nelle reti da tutti i cittadini del mondo. In questo modo, oltre alle telefonate, che peraltro non costituiscono niente di nuovo, vengono messe sotto monitorabilità tutte le ricerche fatte su internet, ma anche gli spostamenti del cellulare, rendendo tracciabile, per sempre, gran parte della nostra vita. 

 

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Ora, la notizia parla del Settembre 2013 come data di inizio, ma a ben guardare si tratta dell’inizio della elaborazione dei dati, non della loro raccolta. Essa è già operativa da un pezzo in termini legali per i cittadini americani, almeno da quando nel 2008 una legge americana, in nome della lotta al terrorismo, ha sancito la piena libertà di intercettazione per la NSA (agenzia della sicurezza statunitense). Inoltre le agenzie di intelligence militare raccolgono dati sui cittadini extra americani ed è noto che sistemi come Echelon, (regalo italiano dello zio D’Alema), stanno accumulando tracce da più di quindici anni.

 

Ancora nel 1995 il Baltimore Sun pubblicava un’inchiesta sul controllo telematico dei cittadini americani e da allora se ne è più volte occupato. E da quel lavoro venne tratta la sceneggiatura di uno dei migliori film di Tony Scott, con Jon Voight che fa il cattivo e Will Smith che fa il buono in difesa della verità.

  

Il significato di questa notizia quindi non è tanto quello che le nostre privacy verranno minacciate, come sembra suggerire la conclusione dell’articolo, quella è una questione certamente vera, ma stravecchia, quanto piuttosto che dal 2013 parte una nuova fase, quella della decifrazione globale e che su questo piano gli americani saranno avvantaggiati… Meglio muoversi quindi, cercare ambiti di collaborazione ecc.

 

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Per i cinefili rinvio al film di Scott ove si mostrava, per la prima volta allora, la NSA (National Security  Agency) presentandola come agenzia diretta in modo “deviato” da megadirigenti criminali (Jon Voight). In questo film essa è “più potente, segreta e costosa della CIA”, e fonda la propria efficienza sul vantaggio tecnologico che verrebbe riservato all’intelligence rispetto al mercato dell’elettronica di massa. Fortuna che un agente segreto (Gene Hackman) e, nientemeno, la mafia, ne riequilibrano il potere. Purtroppo però la distribuzione italiana ha titolato il film con uno dei più inflazionati titoli esistenti: “pericolo pubblico”, un titolo che viene utilizzato fin dagli anni trenta (con James Cagney) e che ci rinvia ad almeno altri sei o sette film omonimemente titolati. In questo modo si perde la denuncia specifica del film, riconducendone la tematica narrativa al tema della criminalità organizzata.

 

  

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L’articolo a mio avviso va comunque apprezzato. Trovo divertente l’accenno alla Fratellanza mormona, la cui religione guarda caso è la stessa del candidato repubblicano alla Casa Bianca, perché viene accennata come una setta dotata di qualità culturali e competenze simili a quelle cabalistiche. Chissà se i finanziatori privati del progetto sono anche tra i super contribuenti della campagna elettorale di Romney… e chissà se ciò esprime una tendenza della tecnocrazia federale ad emanciparsi dal controllo della finanza filoisraeliana.  In ogni caso, come ci insegna Fedro, per noi che portiamo il basto un padrone vale l’altro! fedro-ii.JPG

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