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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Respiro Corto, di Massimo Carlotto

respiro-corto.jpgE’ il quinto libro di Carlotto che leggo e devo dire che l’emozione va in crescendo. Questo romanzo mi ha dato l’idea di aver guardato una partita di calcio su DVD con proiezione veloce. In campo non c’erano solo due squadre, ma almeno quattro. E per ciascuna di esse ti viene spiegato prima quali sono le strategie e gli obiettivi di gioco. Il bello sta nel vedere cosa succede.

 

Secondo me il furbacchione sa molto di più di quanto racconta, ma è come la gallina dalle uova d’oro. Non bisogna mangiarsela, lasciamogli i suoi tempi. Qui ci racconta quello che sta nella testa di coloro che dirigono i processi criminali moderni. E lo fa con una macchinetta narrativa che va da sola, come un vecchio giocattolo a molla. La macchinetta narra le azioni, lui nel frattempo ti spiega le strategie. Ecco, secondo me è innanzitutto questo il ragionamento che ispira Carlotto. Egli è uno psicologo dell’organizzazione criminale moderna. E anche uno scrittore forte. Uno che sa scrivere senza mai perdersi per strada. Il risultato sono questi romanzi, uno meglio dell’altro, nei quali in nome della fiction si può dire ciò che si vuole. Anche, pensa un po’, la realtà.

 

*

C’è sempre una fitta innervatura che lega attività d’intelligence, organizzazioni criminali e rete di informatori e infiltrati, tutta gente che conosce istintivamente la violenza e non sa cosa sia la quiete. E questa è una sorta di costante, ma ogni volta c’è un contesto e un ritmo diverso. Questa volta tra l’altro, oltre ad aver mollato il Veneto, l’autore ha esaurito ogni residuo di buonismo.

Nel caso di Respiro Corto si tratta quindi di una gran girandola di violenze, scontri a fuoco, manipolazioni di sesso, sangue e soldi che questa volta gira più in fretta del solito. Una cosa molto veloce insomma, che gira vorticosamente come, ci scommetterei, le balle a Carlotto quando legge i giornali o guarda la televisione. E’ questo che mi piace di lui. Nella sua produzione narrativa la realtà non viene affatto trasfigurata, ma schiarita. La sua lettura dei fatti di cronaca criminale è sempre, ostinatamente e maledettamente realistica. Siamo noi semmai, i lettori, a rifiutarci di considerarla tale.

Si chiama autocensura. L’universo carlottiano non è una fiction, è la realtà che non ti fanno vedere. Una realtà dell’agire criminale che lui vede perché ha sviluppato una sorta di lettore automatico che illumina ciò che è nascosto. La fiction, semmai, è lo strumento che lui usa per comunicarla.

 

**

Con questa lettura non ho solamente passato sei, sette, forse otto ore di emozionante fiction, ma sono convinto di aver più chiaro di prima la ragione per la quale hanno bombardato Geddafi (anche se l’autore non ne parla) e hanno lasciato che a Napoli montasse in groppa un sindaco anticamorra con idee chiare sui rifuiuti. Perché quando Carlotto immagina nuovi business dell’era globale, come ad esempio la posa delle reti di collegamento coassiale con l’Africa, oppure lo spostamento del traffico di rifiuti verso l’Albania, non inventa niente: dà solo un senso realistico ai fatti che gli scorrono sotto gli occhi. E lui li rimette sotto gli occhi del suo lettore travestito da noir. verze-ecc-jpg

 

 

 

 

 

A proposito. Forse il romanzo ci spiega anche perché sta saltando per aria il sistema formigoniano/donverziano; e perché il capitano abbandonico ha perso tutto quel tempo per far sparire il computer dal Concordia. Ecco, questo è Respiro Corto.

 Buona lettura.

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