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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

LA MARCHESA CASATI, di Mariateresa Fumanò

La-marchesa-Casati.jpgCamillo Casati Stampa, nobile italiano di ricchissima famiglia risalente ai Longobardi, la sera del 30 Agosto, colto da un raptus omicida, uccise a fucilate la moglie e il giovane amico che l’accompagnava finendo poi per suicidarsi. I fatti tragici avvennero nell’Agosto del 1970, nel loro palazzo di Roma, in via Puccini e furono l’epilogo di vicende che si trascinavano dagli anni immediatamente precedenti: gli anni del sessantotto. Le Edizioni Anordest (2010) ci propongono questa nuova narrazione di quei fatti, che ho letto con la curiosità che mi deriva dal fatto di essere valdagnese, sapendo che come è noto, Valdagno e i Marzotto sono in qualche modo coinvolti, loro malgrado, in quella cronaca.

 

L’autrice è la nipotina di Anna Fallarino, la marchesa Casati, ed è anche figlia di un funzionario di Polizia che seguì il caso. Ciò le assegna un punto di vista molto particolare ed interno alla vicenda. Un punto di vista che non venne coltivato all’epoca delle indagini. Ora dopo quarant’anni costei, che è anche criminologa forense specialista in neurochirurgia, rimette mano ai diari giovanili e ad altri ricordi e materiali. Ne esce questo libro che, tra l’altro ha una prefazione del criminologo Francesco Bruno, molto noto anche come consulente del SISDE. Non mancano quindi aspetti interessanti legati al nuovo punto di vista che viene esposto dal narratore, Mariateresa Fiumanò appunto, la quale non ne fa un saggio, ma una sorta di biografia narrativa.M.T.Fiumano.jpg

 

La vicenda fu uno scandalo “… che contribuì ad abbassare di molto il livello della censura in Italia” e questa ricostruzione non è conforme a quelle che vennero fatte all’epoca e riprese recentemente. In particolare la figura di Anna Fallarino qui viene rivalutata descrivendone la vicenda umana da determinata arrivista sociale a donna fragile e sottomessa, sottomessa al marito uomo amato, il quale accondiscendeva e condivideva con lei un’idea di libertà sessuale legittima. Confesso che anche per me, che non sono un bacchettone, ce ne vuole a considerare quei comportamenti un semplice fatto di libertà sessuale anziché delle lampanti perversioni, ma stando al gioco posso convenire che si narra d’amore. E’ però un amore che volge in tragedia perché quando ad un certo punto Anna Fallarino si riscatta e vuole “mettere fine al ménage spregiudicato” Camillo Casati la uccide per fermarla.

 

A volerli cercare, andando oltre la dominante tematica sessuale, in questa lettura troviamo anche i temi dello scontro culturale di quegli anni, ma anche, haimè, delle implicite allusioni al presente. Basta citare il commento dell’Osservatore Romano del primo Settembre 1970 (pg 191) per riecheggiarne i toni: Il tragico fatto passionale che occupa le cronache… rivela il suo fondo di degradazioni, di tolleranza coniugali ed extraconiugali, che gettano sinistra luce sui cedimenti di costume cui giunge il nostro tempo… la ricchezza può diventare condizione agevole al perseguimento di torbide licenze…

Il teatrino mediatico di allora cavalcò intensamente per oltre tre anni la vicenda, pubblicando diari veri, falsi, lettere e soprattutto foto di Anna Fallarino nuda che sono famose tutt’oggi. A sapere come funziona oggi appare chiaro che, con tutto il contorno di pruderié che ne accompagnava l’immagine, c’erano vari interessi in gioco dietro quella campagna di stampa, non ultima la pubblicità occulta al nuovo (per l’epoca) tipo di chirurgia mastoplastica cui la Fallarino si era sottoposta. Ottima testimonial si direbbe oggi, in più essendo deceduta non costava niente.

 

Questa nuova lettura del caso ci prospetta una interessante chiave di interpretazione non solo delle vere motivazioni che avrebbero animato i comportamenti dei tre protagonisti, ma anche dell’esito processuale e in generale il trattamento pubblico che la vicenda ebbe. A noi non è giunta infatti la ricostruzione veritiera perché il vero movente non poteva essere accettato dalla mentalità dell’epoca:  esso infatti presuppone una donna che fa scelte in piena autonomia ed anzi, addirittura comanda il gioco. Non c’era, secondo questa ricostruzione, una vera storia d’amore tra la Fallarino e il giovane Minorenti, ma un progetto condiviso per sostenere lo scontro liberatorio con Camillo Casati e il suo giogo oppressivo. Da un lato quindi la relazione tra la Fallarino e il giovane studente era funzionale al piano di riscatto, dall’altro la ricostruzione pubblica che riconduceva alla gelosia il movente omicidiario era funzionale alla mentalità conservatrice dell’epoca che concedeva all’uomo una sorta di diritto a risolvere anche con gesti estremi le questioni d’amore e di corna.

Questa è la visione che prospetta il libro fin dall’inizio con la prefazione di Francesco Bruno.

Il marchese Casati era un “abile e convinto manipolatore di uomini” dice Bruno e non poteva accettare, aggiungerei, non tanto la richiesta di denaro, ovvero il RICATTO, quanto piuttosto il RISCATTO dal suo dominio da parte di una coppia di persone che avrebbero invece dovuto continuare a sottostare alle sue volontà.

 

Non voglio inoltrarmi più di tanto nel gioco di dietrologie che anche questa vicenda può suggerire, ma richiamo tre aspetti che mi sembrano poco approfonditi nonostante la ormai cospicua bibliografia sul caso. la salamandra

 

1 - La figlia unica del marchese, Annamaria che derivava dalla prima unione matrimoniale con Letizia Izzo poi annullata dalla sacra Rota, ereditò perché nel processo venne dimostrato che la moglie legittima, la Fallarino appunto, era morta prima di lui e quindi non potevano applicarsi le disposizioni testamentarie che coinvolgevano l’asse dei Fallarino. Ma questa ricostruzione si basa soprattutto sulla posizione dei cadaveri, mentre l’andamento dei fatti sulla scena del delitto non porta ad escludere una possibile manipolazione prima dell’arrivo della polizia. Anzi, a me la dinamica di quel delitto fa venire in mente il libro “La Salamandra” che Morris West scrisse proprio nel periodo immediatamente successivo, nel quale si descrive per la prima volta il procedimento con cui i servizi segreti posticipano l’arrivo della polizia al fine di avere il tempo per una manipolazione che orienti le indagini nella direzione voluta.

 

2 - La battuta di caccia nella tenuta dei Marzotto avvenuta il giorno prima è importante perché permette di ricostruire lo stato d’animo dell’assassino come pure la telefonata che determinò la sua improvvisa partenza. Ma questo aspetto delle indagini non viene mai scandagliato come se vi fosse una tendenza a coinvolgere il meno possibile i conti di Valdagno. (La figlia Annamaria ha poi sposato un Donà delle Rose).

 

3 - Infine Mario Moretti.  Con tutti i fiumi di inchiostro che sono stati versati sulle Brigate Rosse, solo Sergio Flamigni, nel suo libro sui “segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti” si occupa dell’inchiesta che le BR, attraverso Enrico Fenzi, condussero in carcere relativamente ai rapporti tra Moretti e la marchesa Casati. Questi sono accertati e documentati e riguardano il periodo antecedente all’epoca brigatista. E’ noto anche che nella domanda di assunzione alla Sit Siemens di Moretti c’è anche la raccomandazione della marchesa Casati, inoltre la stessa moglie di Moretti ha rilasciato dichiarazioni secondo le quali prima di mettersi con lei il Moretti aveva avuto un flirt con la marchesa, ma non è chiaro se si trattasse di Anna Fallarino o della figlia di primo letto Annamaria, allora ragazzina. Di questa storia il libro se ne occupa en passant a pagina 203 senza peraltro approfondire e riucendola all’idea che tutto sommato i Casati furono solo degli inconsapevoli e munifici benefattori di quel ragazzino, Mario Moretti, nipote della portinaia della loro villa di Arcore, che aiutarono a studiare e a trovar lavoro.

moretti giovanotto

Peccato che anche con l’avvento di questo ennesimo libro sulla storia della marchesa Casati questi aspetti non siano chiariti, si vede che non interessano più a nessuno… mentre interessa molto la storia della villa di Arcore che finì in proprietà di Berlusconi. Su questo c’è una ricostruzione più approfondita, che riprende il lavoro molto più analitico svolto da Travaglio e Veltri in L’odore dei soldi, Editori Riuniti 2001, o anche AA.VV., La grande truffa – Previti Berlusconi e l’eredità Casati Stampa, Kaos Edizioni, 1998.

 

Concludendo direi che la lettura del libro non è stimolante quanto la realtà della storia in sé. Ma la lettura è piacevole e in certi punti anche suggestiva. Ciò vale in particolare per gli aspetti legati alle particolari caratteristiche del rapporto erotico che legava i protagonisti e su questo piano il libro, pur essendo dettagliato non eccede, ma rimane sempre ad un livello di competenza e buon gusto. Insomma merita i polipetti marinati, la coca cola ghiacciata e la Torta di frutta con champagne che accompagna la descrizione delle feste a picco sul mare. Ma resta l’amarezza di sapere che oggi come oggi la nostra classe dirigente da bunga bunga a quei comportamenti poco edificanti aggiunge anche una indiscrezione e un vanto mediatico degni della peggior caduta di stile.

 

 

 

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