diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Adriano VII potrebbe essere stato il nome scelto da Bergoglio
per il suo papato. Lo scrive Caracciolo nella introduzione alla monografia d’Aprile della rivista LIMES interamente dedicata al nuovo papa. Con quel nome Bergoglio avrebbe avuto molte cose in
comune al papa olandese che regnò tra il 1522 e 1523. Forse morì avvelenato – e non sarebbe stato né il primo né l’ultimo – perché scomparve rapidamente dopo una malattia fulminante alla vigilia
dell’attacco di un altro Francesco, Francesco I re di Francia.
Ma la nota dominante del suo brevissimo papato è la riforma radicale della chiesa da lui impostata. Adriano volle infatti cacciare da Roma i parassiti e le belle donne, con il loro codazzo di poeti o buffoni che fossero. Egli era appena sessantaquattrenne ed avrebbe avuto la forza e il tempo per riuscirci, ma la storia andò diversamente. Prima di lui niente popò di meno che… Giulio II e Leone X; papi non esattamente noti per la loro dimensione spirituale, e dopo di lui Clemente VII: “molti rispetti … e assai parole senza effetti.” (Pasquinata dell’epoca)
Quindi è stato meglio scegliere Francesco, diciamo almeno per scaramanzia…In ogni caso sia il nome Adriano che il nome Francesco hanno in comune il richiamo all’idea di povertà, disinteresse personale e severità di intenti, il che mi lascia ben sperare senza bisogno di scaramanzie.
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Della riflessione contenuta in questa monografia caraccioliana mi pare particolarmente azzeccata l’osservazione secondo la quale “ optando per il nome rivoluzionario di Francesco, Bergoglio non ha inteso solo evocare povertà, umiltà e cura del creato, ma esprimere la coscienza della drammatica condizione della Chiesa.” Occorreranno infatti cure radicali, con dolori di santi e martiri per affrontare i cinque fronti pastorali che la monografia indica quali “priorità geopolitico-spirituali”.
Essi sono soprattutto la Cina sulle orme di Matteo Ricci, poi la sfida delle sette protestanti e pentecostali che, ci raccomanda Caracciolo, non vanno intese come un complotto della CIA, quindi il dialogo con l’ISLAM senza il quale c’è solo lo scontro di civiltà e un ecumenismo che sappia stare lontano da ogni forma di proselitismo con il resto del mondo cristiano. Ma la sfida che più mi sollecita l’interesse riguarda il quinto fronte, quello che ha per epicentro l’Occidente, specie l’Europa. Si tratta del confronto con il mondo ipersecolarizzato ma non indifferente alla spiritualità che qui si prospetta alla nuova generazione. Io qui ci vedo il mondo dove sto io, ci vedo le persone che sentono il bisogno di un messaggio spirituale moderno, che respinga le insidie dell’edonismo, ma senza rinunciare a ai diritti di libertà e tutela sociale del mondo moderno, dove nonostante le barricate sui matrimoni gay emerge la profonda frattura tra dottrina cattolica e scelte dei fedeli.
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L’unico simbolismo evocativo che non mi piace di questo nome, Francesco, dopo aver chiarito che si tratta proprio di Francesco d’Assisi, riguarda un altro pontefice la cui storia è con tale nome connessa. Si tratta di Innocenzo terzo, che approvò la regola francescana perché temeva il crollo della Chiesa.
Costui è il papa ierocrate effigiato sul portale occidentale di quella che forse è la più bella chiesa del mondo: la cattedrale di Chartres. Lì vi si trova un mandala che simboleggia la vulva e il ventre, nonché la nascita. Ed è questo il vero tema di questo secolo…
Ma non c’è solo questo che non mi piace di questo papa Innocenzo III. Lotario di Segni fu papa dal 1198 al 1216. Fu un giurista incline alla meditazione ascetica. Suo è il trattato "de miseria humanae conditionis" detto anche "De contemptu mundi" nel quale sviluppò il concetto relativo al primato delle forze spirituali su quelle temporali, ma haimè proprio su tale concezione venne impostata l’altra idea, molto meno spirituale, secondo la quale la Chiesa prevale sui Re. Innocenzo terzo bandì la Crociata contro gli Albigesi (1208) e creò: i Francescani (poveri) e i Domenicani (sapienti) per contrastare la predicazione catara.
Ma questo metodo, che oggi chiameremmo di confronto dialettico non funzionava e la chiesa era perdente e così, nella Linguadoca del tempo, per vincere i catari quella chiesa creò, seguendo l’indicazione di Domenico Guzman, il tribunale dell’inquisizione.
Pochi decenni dopo, la gestione di quel tribunale venne affidata proprio ai fraticelli dell’ordine francescano. E in un continuo alternarsi tra domenicani e francescani quel tribunale si diffuse nella cristianità dotato anche di un formidabile strumento - proprio così - di conversione: Innocenzo quarto con la bolla Ad Extirpanda, emanata nel 1252, permise ufficialmente l’uso della tortura.
Sic transit gloria mundi…
Caro Francisco Bergoglio,
spero Tu sappia indicare alla storia una terza via. Spero che il Tuo insegnamento non venga fermato col veleno o mutato in causa di guerra. In entrambi in casi non sarebbe la prima volta, ma questa
potrebbe essere l’ultima.
Hic Petrus hic salta.