diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Ho letto The Beatles Revolution, edito dalla Biblioteca diRepubblica, uscito nelle edicole in occasione del cinquantesimo anniversario dei Beatles.
Varie iniziative editoriali in queste ultime settimane si occupano dei Beatles e in molti casi il tipico approccio marketing oriented della critica giornalistica riconduce banalmente quell’epopea a fenomeno discografico tout court. Ne consegue che viene scelto il 5 ottobre 1962 come data di nascita dei Beatles perché è la data di uscita del loro primo disco (Love Me Do). Ma fortunatamente non è questo l’approccio di questo libro. Qui si coglie con onestà intelletuale la questione di fondo: i Bealtles sono stati molto di più. Per carità, se vogliamo possiamo vedere questa pubblicazione come una sofisticata e patinata brochure, ma in ogni caso a mio avviso essa fa centro perché propone un punto di vista secondo il quale si è trattato di un’ epopea poetico-musicale dal significato rivoluzionario. Qualcosa che ha segnato la cultura della mia generazione e informato profondamente il suo gesto fondamentale: il sessantotto.
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Rilegatura elegante, con un progetto grafico pregevole, contiene cinque testi di commento corredato da foto meno note ma di qualità. Foto che illustrano i vari anni del percorso che li ha caratterizzati. Da quelle in bianco e nero degli anni del decollo a quella colori degli anni esplosivi. Vi sono anche schede riassuntive di vari aspetti che riguardano il contesto sixties alternato in ogni articolo.
Dopo il pezzo introduttivo di Michele Serra, il quaqle cin spiega che allora il mondo aveva bisogno di senntirso NUOVO, il pezzo più interessante, che ha lo spessore di un saggio di critica musicale, è certamente quello firmato da Filippo Ceccarelli, giornalista parlamentare e commentatore politico di Repubblica. Egli descrive tutto il percorso biografico-artistico del complesso con efficacia e sintesi mirabili. In particolare egli coglie di volta in volta il nesso tra le migliori canzoni di ciascun album e il contesto biografico cercando di esprimere lo spirito profondo dell’intuizione artistica che caratterizza la canzone sia dal punto di vista musicale che del testo. Il tutto con una periodizzazione scandita dalla sequenza degli Lp citando però anche i singles più significativi. Ne esce una storia molto frendly verso i quattro protagonisti e i loro partners, con momenti appassionanti.
Il ruolo manageriale di Brian Epstein ne esce più decisivo rispetto a quello musicale di George Martin e l’accento apologetico viene posto più sugli anni ‘67-‘70 a scapito dei primi anni ’62-’66. L’analisi musicologica trova il suo apice nell’alternante commento di A Day in The Life che risulta il miglior pezzo in assoluto, significativo e collettivamente ispirato e realizzato.
Insomma il rapporto tra l’epopea beatlesiana e lo spirito di un’intera generazione che fu globale e rivoluzionaria viene ben individuato. Basta questo per leggerlo con piacere. E se anche uno non vuol vederci niente di rivoluzionario potrà comunque gustarsi la ricchezza e la straordinaria creatività innovativa di questi artisti dell’era mediatica i quali, in particolare Lennon e McCartney, ancora seducono le nuove generazioni.
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Curiosità e minuterie:
A Liverpool, nel quartiere di Woolton dove è nato e cresciuto John Lennon, c’è la Quarry Bank School da lui frequentata e dalla quale egli ricavò l’ispirazione verbale per il primo nome che diede al complesso musicale da lui stesso fondato in età adolescenziale: i Qwarryman. Ancora quando suonavano skiffle.
Il significato della parola quarry è legato alle antiche attività di estrazione del marmo dal terreno. In pratica il significato è simile a quello della parola “priara”, (da pria = pietra) un termine usato dalle mie parti per indicare le cave di pietra. Il primo complesso musicale creato da John si chiamava “i priari”?
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Con l’arrivo del decennio sixties, il leader del gruppo Jonh Lennon decise di cambiare nome al complesso musicale e adottò il più moderno (allora) Johnny and the Moondogs, per poi passare a The Silver Beetles (con la doppia “e”) e quindi a The Beatles dove la seconda vocale è una deformazione che esprime un senso di distorsione che a sua volta richiama l’accento dei bassi fondi.
Giovannino e i cani lunari.
I cani ululano alla luna, e questo era il termine con il quale l’ironia giornalistica degli ultimi anni cinquanta definitiva i cantanti che non accettavano di esibirsi nel compassato stile melodico gradito all’upper class esthablishment.
The Silver Beetles.
Beet è il termine inglese per la barbabietola da zucchero (Beta vulgaris = sugar beet). Mentre Beetle, notoriamente, è lo scarafaggio. Ma il verbo to beetle ha un significato più complesso, che potremmo tradurre con “mazzolare”, che significa usare l’arnese che picchia sullo scalpello, ma significa anche bastonare a morte. Nel film il selvaggio, il primo biker movie hollywoodiano (The Wild One, USA 1954), dove si scontrano le bande dei motociclisti, e Johnny (Brando) atterra Lee Marvin, abbiamo un monologo con il termine “beetles”.
The BeAtles
Filippo Ceccarelli nel suo saggio di 88 pagine, osserva che la “a” di Beatles avvicina il nome al beat o, se si vuole, al suono di “beat less” , ovvero senza beat”, il che assume un senso ironico e un po’ paradossale. Un’altra ironia potranno coglierla coloro che amano gli Anagrams, ai quali non sfuggirà che l’anagramma di beatles è belates.
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A hard day’s night?
Sempre nel quartiere Woolton c’è la strada d’infanzia di John: Newcastle Road, che oggi il comune di Liverpool sta decidendo se mutare o meno in Lennon Road. Il nome di questa via, nel mio paese, col mio dialetto, si chiamerebbe “strozo del castelo novo”. Ed è un luogo che esiste, si chiama vicolo Malpaga . E’ il luogo ove iniziava il percorso che portava al castello e lì, nei secoli scorsi si assoldavano e si pagavano i lavoranti in giornata che sarebbero entrati nel castello per guadagnarsi il pane di giornata. Il Malpaga è il nomignolo col quale veniva chiamato il castellano che faceva la selezione mattutina e che pagava alla sera i lavoranti al ritorno dalla giornata lavorativa.