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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Quarant'anni fa Patty Hearst

Patricia, “ragazza vivace, ingenua ed immatura” studiava storia dell’arte a Berkeley e fu rapita di notte nell’appartamento ove risiedeva col fidanzato, la notte del 5 Febbraio 1974. Ella, ancor’oggi vivente se non mi sbaglio, appartiene ad una famiglia miliardaria che discende da un fortunato cercatore d’oro che scoprì un enorme giacimento d’argento (George Hearst, un possibile personaggio ispiratore del racconto di Stevenson The Silverado Squatters).

E’ una esponente della quarta generazione dei potenti proprietari della carta stampata americana. Alla figura di suo nonno si è infatti ispirato Orson Welles nel suo film Quarto Potere. E per varie circostanze familiari è destinata a diventare l’unica erede dell’intero impero finanziario.

L’Esercito di Liberazione Simbionese auspicava la lotta armata per abbattere il capitalismo e realizzare una società fondata sulla perfetta uguaglianza tra uomini e donne di ogni razza e colore. E per realizzare il suo progetto aveva bisogno di soldi per finanziare la guerra rivoluzionaria.

Il 12 Febbraio il padre Rudolph riceve un nastro registrato nel quale la voce di Patty lo invitava ad accettare le richieste dei rapitori. Ella era assistita dalla voce del maresciallo Cinque che spiegava quali esse fossero: “Consegnare a tutti i poveri della California che vivono col sussidio statale settanta dollari di cibo a testa.”

Oggi sembra una barzelletta, ma allora faceva un certo effetto. Mi viene in mente che anche il giudice Sossi, rapito in Italia dalle Br il 18 Aprile dello stesso anno, proponeva ai suoi rapitori di chiedere allo Stato in cambio della sua liberazione, la distribuzione di soldi agli operai. E non si trattava, nel caso americano, di bruscolini, bensì di qualcosa come trecento milioni di dollari.

A differenza del caso Sossi, in America la stampa fece in quei mesi da cassa di risonanza alla causa simbionese e vi furono molte adesioni. Come è noto la più famosa fu quella appunto della stessa Patty, la quale si innamorò del comandante Cujo (Willie Wolfe, quello che morirà sparando tra le fiamme nella pozza d’acqua) e mandò il 3 Aprile un altro nastro nel quale si annunciava che Patty non era più una prigioniera, ma una combattente rivoluzionaria col nome di TANIA (la compagna del CHE).

Ovviamente non ci credette nessuno, ma tutti dovettero ricredersi qualche giorno dopo quando venne assaltata la Hibernia Bank di San Francisco e la sua foto col mitra tra i rapinatori, presa da una telecamera di sicurezza, fece il giro del mondo.

Venne quindi tirata fuori la teoria della sindrome di Stoccolma, destinata a diventare nota agli italiani per il caso Moro, ma allora per smentire, Tania scrisse in un volantino che i suoi genitori erano dei porci capitalisti. La vicenda, sempre sostenuta dall’interesse della stampa paterna e non solo, appassionò gli americani che assistettero angosciati in diretta televisiva all’attacco SWAT con i gas incendiari. Poi si saprà che Patty si era salvata in tale circostanza perché situata in un rifugio a poche decine di metri nelle vicinanze della casa/covo. Ella verrà catturata (o ritrovata a seconda dei punti di vista) in settembre quando la FBI, spiando la famiglia Hearst scoprì il suo nuovo nascondiglio. Patty si dichiarò in quel frangente “prigioniera politica”, ma durante il carcere nel 1975 tornò ad essere la ragazzina acqua e sapone di buona famiglia. Il processo, con la difesa tutta incentrata sulla teoria della sindrome di Stoccolma, si celebrerà nella primavera del 1976 (quando in Italia parte quello sulle Brigate Rosse).

La corte dopo soli 36 giorni, accettando in parte le tesi difensive le inflisse una condanna di sette anni. Il Pubblico Ministero ne aveva chiesti trentacinque.

Molti osservatori ricondussero la bontà della sentenza agli effetti della enorme campagna di stampa paterna. In ogni caso Patty non li scontò tutti: il 31 Gennaio del 1979 venne graziata dal presidente Carter.

Da allora, si narra, Patricia Hearst vive felice e contenta con la propria guarda del corpo.

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