diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Continuo la lettura del libro sulla caccia ai criminali di guerra nella ex Jugoslavia.
PG 286. Il Kosovo è la regione meno sviluppata di tutta la ex Jugoslavia. Nella cultura popolare è ancora diffusa la lex talionis descritta da Omero.
Durante la primavera e l’estate 1999 soldati e poliziotti serbi intrapresero un’azione sistematica di pulizia etnica in tutta la regione, rivolta verso la popolazione albanese, maggioritaria in Kosovo. Unità combattenti serbe entravano nei villaggi uccidendo ed incendiando. Ne consegue una prevedibile fiumana di profughi sull’ordine delle centinaia di migliaia. Ai confini di Albania e Montenegro la polizia kosowara sequestra documenti e averi scaricando i profughi oltre confine.
In quella terra vi sono ricchezze minerarie e medievali monasteri ortodossi. Nel tredicesimo secolo essa fu sede dell’imperatore quando la Serbia fu grande impero. Tito la fece diventare Provincia Autonoma della Serbia negli anni settanta ponendovi alla guida una fedelissima élite comunista. Ma dopo di lui, negli ultimi anni di vita della Federazione, vi furono pesanti repressioni a Pristina nei confronti della corrente indipendentista. E Miosevic salì al potere patrocinando la causa dei serbi kosovari. All’epoca la maggioranza albanese raggiungeva quasi il novanta per cento della popolazione totale. Dalla salita di Milosevic, che impose il governo serbo diretto, gli albanesi iniziarono la creazione di strutture parallele, una opposizione più o meno clandestina, ma non armata almeno fino al 1993, quando nacque UCK: l’esercito di liberazione del Kosovo.
Questa struttura nei primi anni operò dagli Stati Uniti e dalla Svizzera, ma dal ’95 quando fu chiaro che gli accordi di pace detti “accordi di Dayton” avrebbero lasciato sola la terra kosovara, iniziò i combattimenti conquistando progressivo consenso popolare. Tale consenso crebbe proporzionalmente alle politiche repressive di Belgrado fino all’apice del 5 Marzo 1998. In quella data le forze speciali serbe attaccarono la residenza del leader Adem Jashari che resistette per trentasei terribili ore di fuoco alla fine delle quali si contarono almeno ottantasei morti tra gli albanesi tra cui 24 tra donne e bambini.
I funerali furono una enorme manifestazione di massa con i rappresentanti incappucciati e armati della UCK in prima fila sotto le bare. Quella sconsiderata repressione aveva così determinato l’uscita del conflitto dalla clandestinità a la sua attenzione da parte del mondo intero. Nella primavera del 1999 la NATO già rovesciava bombe e missili su Belgrado per costringere il governo di Milosevic a ritirare le proprie forze da quella terra. I bombardamenti andarono avanti fino a Giugno quando la Serbia si ritirò. Le Nazioni Unite istituirono una apposita missione denominata Unmik per aiutare il Kosovo a sviluppare una struttura politica e una security autonome. La dirigenza militare UCK si trasformò di punto in bianco nel nuovo ceto politico, diventando l’unica legge in molti centri del paese.
Al Tribunale iniziarono ad arrivare le prime denunce e informazioni su crimini di guerra commessi da membri UCK. Tra il 12 Giugno, giorno di dispiegamento della KFOR sul territorio kosovaro, e il mese di Novembre ’99 ben 593 casi di persone scomparse o sequestrate erano arrivati al Tribunale.
Una associazione di scomparsi forni nel 2001 a Carla Del Ponte, in visita a Belgrado, una serie di prove relative ad attività criminali commesse da UCK. E qui nasce il caso più scottante per l’esperienza di Carla Del Ponte al Tribunale.
Il traffico internazionale di organi.
[continua .. ]