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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

L'UCK e il contrabbando di organi

L'UCK  e il contrabbando di organi

Nel corso di mesi estivi del 1999 albanesi kosovari avevano trasportato oltre il confine albanese trecento persone rapite. I più giovani venivano nutriti e visitati da medici presso strutture e capannoni a Tropoje, Kukes e altre località nel nord del territorio albanese. Nei dintorni di Burrel venne anche identificata una struttura, una casa gialla, al cui interno era stata allestita una sala operatoria ove venivano espiantati da chirurghi gli organi dei prigionieri. Tali organi venivano quindi inviati in aereo presso cliniche chirurgiche occidentali per essere piantati sul corpo di pazienti paganti. La ricostruzione del libro di Carla Del Ponte dice chiaramente che quei prigionieri erano perfettamente consapevoli del proprio destino, che prevedeva di essere tenuti in vita dopo il primo espianto per essere poi uccisi al fine di sfruttare altri organi. Alcuni collaboravano alla sepoltura dei vari cadaveri che l’attività produceva, altri chiedevano, inutilmente, la morte immediata. Il contrabbando si svolgeva con la conoscenza e il coinvolgimento attivo di ufficiali intermedi e superiori della Uck.

I fatti si svolsero nel periodo immediatamente successivo ai bombardamenti NATO, quando sul territorio ancora non operavano forze dell’ordine istituzionali. Vi sarebbero state personalità affidabili con le quali collaborare quali ad esempio, dice la Del Ponte, Ibrahim Rugova, ma non disponevano di uffici e/o strutture operative. Pertanto il Tribunale dovette servirsi della NATO, la quale si assunse il compito “con scarso entusiasmo”, per l’inchiesta sul campo.

Nel 2000 vari esponenti della direzione politico militare Uck finiscono nel mirino del tribunale. Tra questi in particolare Hasim Thaci e Agim Ceku. Entrambi divenuti successivamente primi ministri del governo kosovaro.

La successiva collaborazione col generale italiano Fulvio Mini, comandante della Kfor nel 2002, conduce alla identificazione fotografica dei siti collocati nella Albania settentrionale, utilizzati come fosse comuni. Tra questi la famosa “casa gialla” usata come clinica clandestina per l’espianto di organi. Si formulano le accuse e nei mesi successivi inizia una campagna di attentati e uccisioni a Pristina aventi per obiettivo testimoni e collaboratori del Tribunale.

A giudizio di Carla De Ponte i programmi di protezione dei testimoni sono insufficienti di fronte alla forza e alla coesione culturale che caratterizza l’illegalità locale. Il processo alla fine produce assoluzioni.

Altri paesi, come ad esempio la Francia, diedero molto spazio allo scandalo del contrabbando degli organi evidenziando apertamente come si trattasse di una strada illegale, ma efficace e coperta, per l’autofinanziamento delle attività Uck. Ma in Italia, paese apertamente schierato a favore dei trapianti e delle donazioni di organi come valore etico, tale scandalo non fu mai oggetto di grandi inchieste e campagne di informazione.

E’ possibile che inchieste come questa abbiano dato moto fastidio alla Unmik, al punto da far diventare ingombrante oltre ogni sopportabilità la stessa Carla Del Ponte.

[continua ...]

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