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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Franca Rame, anniversario

Un anno fa moriva Franca Rame, attrice, donna di sinistra ed ex senatrice di Italia dei valori. Lo ha annunciato il presidente del senato Pietro Grasso interrompendo i lavori sulle riforme istituzionali. Sono seguite cerimonie e commemorazioni dei massimi livelli dello Stato. I giornali hanno speso fiumi di inchiostro coccodrillesco.

Bene. C’è stata però in tale circostanza tanta retorica e ipocrisia. Dei commenti che mi sono passati sotto gli occhi l’unico che trovo utile è quello di Mineo, giornalista di classe e neosenatore; egli scrisse su Twitter: "Odiata dall'Italia peggiore, a fianco Delle donne, dei giovani e di chi lotta per il futuro. Un grazie a Franca Rame, un abbraccio a Dario Fo".

Penso che dopo un anno si possa riflettere senza mancare di rispetto a chi ha portato il lutto, sul significato di quella premessa: odiata dall’Italia peggiore.

La sera del 9 Marzo 1973 lei venne avvicinata da un furgone in via Nirone, a Milano. C’erano cinque uomini a bordo i quali, caricatala, la violentarono a turno, spegnendole sigarette sui seni e tagliandole la pelle con delle lamette. Fu lei a raccontarlo agli italiani nel monologo teatrale LO STUPRO.

Tale monologo venne ricordato in quasi tutti i coccodrilli e mi va bene, ma nessuno scrisse che l’Italia peggiore non è solo quella rappresentata da coloro che la violentarono, ma soprattutto da coloro che quei violentatori mandarono: uomini dello Stato.

Le prime indagini per quel reato furono inconcludenti: nessun colpevole, ma nel 1987 Angelo Izzo (quello del Circeo) rivelò al giudice Salvini il vero senso di quei fatti. All’inizio non fu creduto, ma poi Salvini ottenne le conferme del neofascista Biagio Pitarresi che permisero di ricostruire alcuni nomi (Muller, Patrizio e Angelo Angeli. Ma soprattutto venne fuori che l’azione era stata ispirata dai carabinieri della divisione Pastrengo, con i quali alcuni esponenti del giro nero milanese erano in contatto.

Sarebbe rimasta una confessione poco credibile se non fosse che nell’inchiesta per la strage di Bologna emerse un appunto manoscritto dal generale Maletti che confermava in modo incontrovertibile come il capo dei servizi segreti dell’epoca Vito Miceli fosse a conoscenza e rinfacciasse apertamente al Comandante della Pastrengo “L’azione contro Franca Rame”.

Un altro riscontro ufficiale venne poi messo agli atti di uno dei tanti processi di Brescia. (lo racconta Tobagi nel suo ultimo libro a pg 339). In tale circostanza il colonnello dei Carabinieri Nicolò Bozzo testimoniò che alla notizia del caso Franca Rame il comandante Palombo si rallegrò pacchianamente in caserma con i colleghi.

Tutto questo avveniva a reato estinto, ma ci sono ben tre riscontri, concordanti ed indipendenti tra loro, che attestano l’attività di pianificazione criminale di uomini dello Stato.

Franca Rame ne fu vittima, ma lo sappiamo solo per il suo coraggio. Il suo spettacolo fece infatti rimanere impresso nella opinione pubblica quell’episodio. E ciò fece da premessa alla consapevolezza che possiamo averne oggi.

Franca Rame per me rimane nella memoria come una delle vittime delle trame nere e in questa memoria la parte più importante per comprendere e imparare non è solo che lei, in quel 1973, fu vittima della violenza dei fascisti, ma soprattutto che i mandanti di quella violenza erano uomini dello Stato.

Non se qualcuno mai ha chiesto scusa a Franca Rame, non credo, ma se anche fosse tali scuse sarebbero dovute essere pubbliche.

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