Alessandro Stella, spiega la quarta di copertina, è direttore di ricerca al CNRS francese e ha pubblicato vari studi sulle rivolte sociali, la schiavitù, il meticciato, le relazioni di genere e la sessualità. Negli anni ’70 è stato militante dell’Autonomia Operaia nel vicentino. Egli ha recentemente scritto questo libro:
"ANNI DI SOGNO E DI PIOMBO.Una Storia di compagni nell’Italia degli anni settanta."
Il libretto di 115 pagine è pubblicato da Edizioni Arcadia Libri con la prima (e unica, credo) edizione uscita in Aprile 2015. Io ho avuto tra le mani la copia custodita nella biblioteca pubblica del Comune di Chiuppano. La pubblicazione è stata curata dalla associazione culturale Contèiner di ROANA, che si occupa anche di cultura cimbra, e dal centro ARCADIA, di Schio, di estrema sinistra.
La lettura è stata interessante, anche se la scrittura è ancora quella tipica del lessico sinistrorso anni settanta. E ha il pregio di offrire una ricostruzione dei fatti che, per quanto parziale, non è quella dei vincitori.
Tra quelle pagine infatti c'è un documento di memoria non retorica e forse più umana di quella che si può oggi ricostruire sfogliando i quotidiani dell'epoca.
Il 12 Aprile 1979 (settimana santa se non ricordo male) poco dopo le cinque e trenta del pomeriggio in centro a THIENE, nell’appartamento affittato da Lorenzo Bortoli e Antonietta Berna in via Veneto avviene l’esplosione di una bomba artigianale: 17 candelotti di Vulcan 3 in una pentola a pressione.
Seguono sirene spiegate, fermi, interrogatori e perquisizioni per tutta la notte.
Una notte durante la quale Alessandro Stella, all'epoca forse il più alto dirigente di Autonomia Operaia nel vicentino, informato dell'esplosione si rende conto della potente reazione delle forze dell’ordine e lavora per fermare l’attuazione della “notte dei fuochi”. Con questa espressione, notte dei fuochi, si intendeva un momento apicale di lotta violenta da attuarsi con armi ed esplosivi in tutto il Veneto simultaneamente. Autonomia Operaia, "AO", era una organizzazione politica di estrema sinistra insurrezionalista. Le cui azioni violente e distruttive erano dirette contro obiettivi materiali quali aziende, sedi, caserme ecc.
Quella prevista per quella notte è considerata particolarmente importante dai militanti pechè era stata dagli autonomi programmata in risposta al più importante evento repressivo: 7 Aprile di Calogero. Ovvero una retata che aveva portato in carcere la struttura di vertice ed intermedia di AO.
Pietro Calogero era il giudice che all'epoca portava avanti una inchiesta, centrata su Padova e la sua università, seguendo un filone investigativo secondo il quale il docente universitario Toni Negri era non soltanto il numero uno di AO, ma anche il punto più alto di direzione di tutta la lotta armata italiana, Brigate Rosse comprese.
Quella notte dei fuochi nella caserma dei carabinieri di Bagnoli, nel sud padovano, un nucleo autonomo piazzava una bomba con lo stesso tipo di esplosivo.
A Thiene intanto i corpi sono straziati e i carabinieri durante la notte organizzano un riconoscimento che coinvolge senza troppi riguardi genitori e parenti. I giornali del giorno dopo riportano il fatto in prima pagina; il Giornale di Vicenza in quell’occasione parla di “Gente sbandata, senza ideologie”. Una espressione che contraddice il leit motiv dei trent'anni successivi durante i quali si è sempre parlato di giovani imbottiti di ideologie dai cattivi maestri.
Nella casa sventrata vengono trovate anche armi, quali una pistola e un mitra e addirittura il mazzo dei volantini, pronti, già scritti, per la rivendicazione. Le vittime dell'esplosione sono tre, Antonietta Berna, figlia del capostazione di Thiene; Alberto Graziani, studente di medicina a Padova e Angelo Dal Santo, operaio politicizzato.
Il Corriere della Sera se ne occupa con Tobagi (futura vittima del terrorismo) il 14 Aprile, ma non fa un gran servizio, parla ad esempio di giovani con entrate economiche poco chiare. Maurizio Chierici è un po’ più accorto e si reca a Thiene, giorni dopo, a casa della madre di Alberto Graziani per una buona intervista che esce sul Corriere il 28 Aprile 1979. Ne esce una immagine più chiara: Alberto era a un passo dalla laurea in medicina, amava il volontariato ed era impegnato nel sostegno dei soggetti deboli. Era conosciuto come leaderino del Cineforum.
Antonietta al momento della esplosione stava lavorando con la macchina da cucire nell'altra stanza. Era la compagna di Lorenzo, che verrà arrestato. Angelo Dal Santo e Alberto Graziani stavano invece costruendo la bomba.
A pagina 32 Stella riassume il curriculum di Angelo Dal Santo. “Finito il liceo andò a lavorare in fabbrica, la Lima di Lugo, metalmeccanica, ove si impegnò nella lotta sindacale. Mise in piedi un gruppo di operai della sua fabbrica. Iniziò e condusse in porto una vertenza sulle condizioni di lavoro e sulla mensa aziendale, fu eletto nel CdF e poi delegato di zona dei metalmeccanici della FIM-CISL. Quando morì Angelo era conosciuto da decine di operai e sindacalisti della zona di Schio Thiene al punto che, dopo la sua morte e l’arresto di Lorenzo e degli altri compagni, i metalmeccanici della FIM-CISL diedero un aiuto importante al comitato dei familiari per costituire un collegio degli avvocati di difesa pagandone le spese.
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Il 19 Giugno 1979 Lorenzo, il logistico del nucleo, muore suicida impiccato alla finestra del bagno mentre è isolato in carcere a Verona. Ha lasciato un biglietto che non lascia dubbi sul carattere suicidiario del gesto. Suicida per amore di Antonia, morta per lo scoppio mentre nell’altra stanza cuciva a macchina i capi del suo lavoro a domicilio. Aveva già provato a togliersi la vita col Roipnol in carcere a San Biagio l’11 e il 22 Maggio. Lui faceva l’operaio ed era il locatario dell’appartamento. “Tutto casa e famiglia l’operaio arrestato per attività sovversiva”. (Gazzettino 13 Aprile).
Lorenzo Bortoli era nato 25 anni prima a Torrebelvicino e si era diplomato all’Istituto d’arte di Nove. Alessandro Stella dice di lui che era passato attraverso “la ricerca di paradisi artificiali”.
Funerali il 24 Giugno. Sepoltura al cimitero di Thiene, accanto ad Antonietta.