Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Populismo digitale, di Alessandro Dal Lago.

 

 

 

 

 

Nella prospettiva delle imminenti elezioni politiche nei mesi scorsi si sono intensificate le esplorazioni sull’identità e la consistenza del Movimento 5 Stelle, la forza politica che domina i sondaggi.

Si tratta come è noto del soggetto parlamentare più temuto dal quadro istituzionale e dal ceto politico preesistente perché, nato e consolidato al di fuori del mainstream mediatico, si è addirittura mostrato resistente ad esso e ai suoi attacchi delegittimanti.

Definito col termine di “populismo” il Movimento 5 Stelle è assolutamente legittimo, non violento, garantista e legalista con una forte animosità contro gli endemici fenomeni di corruzione che caratterizzano la vita politica italiana, nonché portatore di istanze innovative circa le regole della politica.

All’inizio della legislatura, nonostante i suoi nove milioni di voti, esso è stato ignorato dall’establishment. E’ stato visto come un infortunio elettorale che ha portato in parlamento una massa di dilettanti incompetenti e rompiscatole di cui sarebbe stato facile liberarsi mostrando al paese la loro inconsistenza. Alle elezioni europee, svoltesi sotto l’abbaglio renziano, sinistra e destra si erano illuse che quella fosse la linea giusta. Ma alle successive elezioni amministrative (parziali) illustri candidati come Piero Fassino e Giachetti sono risultati sonoramente battuti da giovani figure del Movimento 5 Stelle come Raggi e Appendino. Allora si è passati all’attacco diretto ma dopo due anni di persistente e pesante bombardamento contro la sindaca di Roma Raggi il recente test municipale si è risolto a suo favore, rivelando pertanto tale linea inefficace e forse addirittura controproducente. E non solo a Roma pervhè alle elezioni regionali siciliane il candidato pentastellare non ce l’ha fatta, ma il Movimento 5 Stelle è diventato la prima forza politica.

 

Appare chiaro quindi che si tratta di un fenomeno non passeggero, che va preso sul serio e affrontato cambiando approccio.

In questo senso mi aspettavo, dopo una positiva presentazione televisiva di Corrado Augias, che il libro di Alessandro Dal Lago “POPULISMO DIGITALE” rappresentasse questa nuova tendenza. Perciò l’ho acquistato e letto con attenzione.

 

Il testo è il risultato di alcuni approfondimenti e monitoraggi che lo studioso, sociologo della cultura, ha portato avanti nell’ultimo anno consultando una ricca bibliografia e seguendo i comportamenti di questa nuova forza politica soprattutto nella dimensione digitale. Ne esce una interessante comparazione con gli altri populismi, storici e contemporanei, e una individuazione dei pericoli potenziali ad esso connessi. Quest’ultima parte però si lascia andare al recupero di vecchi schematismi propagandistici fino a definire il Movimento come un “fascismo travestito da democrazia diretta” e ciò determina una imerdinable caduta di stile. Il paragone col regime anticostituzionale sarebbe a malapena tollerabile se non ci fosse un reale pericolo fascista, ma i fatti recenti sono di tutt’altro segno ed è sempre meglio non scherzare con le etichette.

 

Prevale quindi nel libro la tentazione all’ossequio verso l’establishment sull’obiettività scientifica.

                                                                        

 

 ***

Il nuovo è nella Rete, con i suoi pericoli. E’ chiaro che sia la rete che il populismo portano con sé dei rischi. Ma ai populismo in Italia è già insediato e governa da un quarto di secolo con Berlusconi e Bossi ed è stato costruito essenzialmente col sistema televisivo, ovvero i vecchi media.  La vera novità è l’integrazione di questi con l’internet dello stadio 2.0 ovvero il social networking. E se finora la partecipazione in rete ha fornito nuove opzioni politiche non è detto che sarà sempre così perché il potere si sta trasferendo dagli stati nazionali ai nuovi padroni globali i quali operano al di fuori del controllo democratico. E questo è l’allarme che condivido tra quelli lanciati da Da Lago.

Il buon Antonio Gramsci, mentre si trovava in cattività con Pertini, annotava nei suoi quaderni molte riflessioni acute e ancora attuali circa la politica e la cultura nazionali.

E la frase che è stata scelta come incipit da Dal Lago, ne è un esempio felice:

La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.

Con questa citazione Dal Lago colloca il fenomeno politico che sta studiando in un quadro transitorio, critico e morboso. E infatti introduce il libro evidenziando il fenomeno della imprevedibilità dei comportamenti elettorali come caratteristica della attuale fase di transizione dall’opinione pubblica all’opinione digitale. Nella prima i media generalisti pilotano il consenso, nel secondo caso no. Anzi con Internet i cittadini possono agire direttamente sul sistema politico e lo fanno. E qui l’inattendibilità dei sondaggi, vedi Brexit e Referendum, sembra dargli ragione. Ecco quindi che la rete ha un ruolo rivoluzionario e consente “l’auto-organizzazione di movimenti impermeabili ai condizionamenti dell’establishment politico e informativo”. Una nuova libertà democratica.

Ma questa libertà è illusoria, scrive Dal Lago, perché mette i cittadini in una sorta di acquario, un ambiente artificiale nel quale nuotiamo illudendoci di essere liberi mentre in realtà ci muoviamo al servizio di interessi che ci restano sconosciuti. Esistono infatti i padroni de web, Zuckemberg ecc. che ne controllano i destini e di fatto ci offrono una illusione di indipendenza che produce soggezione inconsapevole. (pg 16)

 

Trovo l’osservazione degna di attenzione. Ma è comunque grazie a queste nuove libertà che giovani protagonisti come Di Maio ( e non Grillo e Casaleggio) possono portarsi sulla soglia di chi guida una delle dieci principali economie del mondo senza bisogno di un partito. E lo scopo della democrazia è appunto quello di permettere un ricambio dei leaders attraverso legittime spinte dal basso.

Anche l’avvento di Trump è stato un fenomeno di ricambio prodottosi al di fuori dei piani dell’establishment e oggi, nonostante l’isterismo degli attacchi sferrati dagli apparati interni (FBI), ad un anno dall’insediamento vi sono netti segnali di consolidamento del suo consenso anche nei mercati finanziari.

 

Aldilà di quali politiche faranno Trump e, ipoteticamente, Di Maio, la democrazia sembra pertanto, anche nell’era di internet, in grado di assicurare l’alternanza. Altro che fascismo.

Torna alla home
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post