diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Quando terminai gli studi tecnici e iniziai a lavorare presso il Cotonificio Rossi di Vicenza, gli scontri tra operai e padronato erano molto forti. Nell’inverno 1972-’73 le trattative per l’aumento dei salari e il miglioramento delle condizioni degli operai si svolgevano nel quadro del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro ed erano state interrotte a causa della posizione assunta dalla dirigenza FIAT. Nelle stesse settimane il congresso del partito di estrema destra (MSI) aveva fortemente criticato lo Stato e accusato il Governo di debolezza. La destra rivendicava un’azione di repressione per stabilizzare le fabbriche e il Paese.
In tale contesto il mattino del 12 Febbraio ’73 Bruno Labate, sindacalista della CISNAL, sindacato di destra allora legato al Movimento Sociale Italiano, viene sequestrato sotto casa alle ore 9:30, portato in furgone sui colli di Torino, interrogato e poi incatenato al palo giusto davanti al cancello FIAT durante l’uscita degli operai, con un cartello appeso al collo.
A fare quel sequestro di persona, un atto illegale e violento ripudiato dalle organizzazioni sindacali, furono i primi brigatisti rossi. Essi accusavano il sindacalista Labate di essere uno dei responsabili delle “assunzioni combinate” tra FIAT e CISNAL al fine di inserire nei reparti elementi fidati, (informatori ecc.) con l’obiettivo di costruire un vero e proprio “sistema” interno riservato. L’interrogatorio, che si era svolto dentro al furgone, venne registrato su magnetofono. In quei nastri Labate fa il nome di alcuni dirigenti: “Ci sono alcuni capi del personale che si interessano affinché quegli operai che noi raccomandiamo vengano assunti. Qualche nome? Beh, Amerio, Annibaldi e Cassina.”
Il nastro verrà fatto sentire con un megafono davanti alle portinerie e le domande e le risposte successivamente “diffuse in una sintesi operata dagli stessi rapitori”. Paolo Maurizio Ferrari, brigatista mai pentito che ha scontato tutta la sua pena, in quella circostanza lasciò un’impronta sull’auto usata per il sequestro e venne arrestato a Firenze nel maggio 1974.
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Questo episodio fa di Labate una delle prime vittime della violenza connessa col disegno di lotta armata voluto dalle Brigate Rosse e il suo nome è ancor oggi ricordato nei libri e nelle biografie, ma c’è un altro Bruno Labate il quale rischia di essere offuscato mentre va ricordato a pieno titolo tra le vittime degli scontri di quegli anni.
Il 16 Luglio del 1970 il ferroviere Bruno Labate, iscritto al Sfi-CGIL, venne raccolto morente al termine di una violenta carica di polizia a Catanzaro. Aveva partecipato ad una manifestazione sindacale.