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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Delitto al Passo dello Zovo, di Graziella Canapei.

Delitto-al-passo-Zovo--Graziella-Canapei.jpgSi ratta di un romanzo giallo, di 147 pagine che raccontano una storia collocata con tempo e luogo reali.

Un ragazzino, studente dell’ Istituto Tecnico industriale di Valdagno, viene trovato morto sotto la neve del passo dello Zovo dopo la notte del 21 Dicembre 2009. A trovarlo è un guardacaccia in cerca di bracconieri. Nell’ordinamento istituzionale della Provincia di Vicenza questa figura corrisponde ad un componente del corpo Polizia provinciale con incarichi forestali e, come tutti i poliziotti, ha almeno un informatore dalla cui dritta prende avvio tutta la vicenda. Ma le cose si complicano ben presto perché il ragazzo, poveraccio, non è morto in un incidente, ma è stato ucciso in modo macabro: come nel rituale dei sacrifici umani maya gli è stato tolto il cuore.

Entra in gioco il capitano del locale comando dei Carabinieri, Lorenzo Guidi sposato e con un figlio malaticcio, fatto questo che preoccupa, anzi ossessiona non poco, la moglie. Il capitano imposta le indagini a partire dal giro di amicizie e frequentazioni del giovane assassinato, ma intuendo il carattere esoterico rituale del modus operandi omicidiario chiede aiuto ad un esperto di culture maya, un archeologo che insegna all’università di Padova, e questa si rivela la scelta giusta. Nasce quindi la pista che porta in Messico, con particolare riferimento al mistero della lastra di Palenque. Alcuni oggetti ritrovati sulla scena criminis risultano infatti autentici e conducono all’ipotesi centrale del giallo, che a questo punto assume le fosche tinte del moderno thriller new age: il ragazzo è stato vittima di una setta che attende l’arrivo degli alieni dallo spazio per la fatidica data del 21 Dicembre 2012. Come è noto tale data costituisce un mito escatologico dell’era aquariana e, con riferimento agli studi del calendario maya, alimenta una pletora di cronache letterarie più meno recenti che indicano in essa la fine del mondo.

Non è tutto qua ovviamente, queste sono di fatto solo le premesse della storia, ma io mi fermo qui per non privare il lettore della possibilità di varcare, ignaro d’ogni pericolo, la soglia del pathos fabularis…

Preciso che l’autrice non usa il termine setta e mi pare lo faccia in modo consapevole ed accorto. Il termine setta si trova invece nelle note di copertina, con riferimento all’idea di setta satanica. Può piacere o non piacere, de gustibus; in ogni caso qui abbiamo un’autrice che scrive perché ama farlo e la sua lettura non è niente male.

 

 

Il romanzo è uscito in luglio delle Edizioni Zeroundici 0111. Buona lettura!

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