diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Al prezzo di mezzo euro, nella settimana in cui la corte brasiliana ha deliberato sul caso Battisti e durante la quale a Mosca è stato ucciso con modalità professionali, da un
killer con tratti occidentali, un criminale di guerra, il Sole 24 Ore è uscito col terzo volume della sua collana di RACCONTI d’AUTORE che, guarda un po’, s’intitola Diario di un killer
sentimentale. In questo racconto l’innominato killer è di ritorno da un omicidio a Mosca e narra una nuova storia. Qui narratore e protagonista coincidono e l’io narrante usa il tempo presente.
Il punto stilistico principale è che questo protagonista/narratore compie le azioni che descrive infarcendole di cinismo, sciovinismo, macismo ecc. ma tutto questo è scritto con maestrale ironia ed efficace semplicità al punto da risultare simpatico. E’ tipico del noir leggero e seduttivo, dove la violenza
non è orrore e un sottile velo di morbosità scioglie ogni resistenza morale del lettore in ogni capitolo. Questo racconto di Luis Sepùlveda, che è del 1996 e in Italia è uscito due anni dopo per
i tipi parmensi di Ugo Guanda, ci prospetta reati gravissimi come l’omicidio professionale o la violenza ricattatoria come aspetti di alta e distaccata professionalità. La traduzione di Ilide
Carmignani è gustosa e penso che renda bene l’ironia un po’ ipocrita e ladruncola del castigliano cileno. Non che io abbia letto l’originale ma lo immagino scritto in quell’idioma cantilenante,
melodrammatico e assolutamente privo di “esse”che ho conosciuto nel 1993 e che ben si attaglia, come del resto si addice ad un madrelingua, alla furbissima narrativa sepulvediana.
La vicenda è da musica ispanoamericana, ma niente tanghi o milongas, cose troppo serie, bisogna affidarsi alla ritmata affabulazione
melodica di un buon gruppo di “mariachis” messicani. Essa si snoda in sette giorni, ma non quelli biblici, che corrispondono a sei capitoli perché
suppongo, il settimo verrà dedicato al riposo, e racconta di un killer che è sentimentale solo nel titolo del libro perché di amore ce n’è ben poco in questa ultima storia che si accinge a
vivere. Qui si vedono varie tecniche di eliminazione di nemici che quasi sempre sono a loro volta killer, farabutti di alto bordo o, come in questo
caso “filantropi della droga”. Alcune di queste modalità risultano fumettistiche ed esagerate come quella di mettere un bomba a mano innescata sul petto di un uomo legato ad una sedia e ferito in
modo dissanguante cosicché quando arriva la polizia appositamente chiamata nessuno ha il coraggio di avvicinarsi e il poveretto muore dissanguato mentre si aspettano i corpi speciali per il disinnesco. Si tratta evidentemente di una modalità di delitto che implica la testimonianza e la certificazione della morte
da parte delle stesse forze dell’ordine per cui è impossibile nascondere o coprire l’eliminazione. Anche coprire l’eliminazione di una coppia di amanti che vengono uccisi nel loro stesso letto
con una esplosione del gas che la fa sembrare un incidente può essere utile per sistemare discretamente una resa dei conti sentimentale. La resa dei conti tra killers si svolge in Messico dove in
effetti tutt’oggi è in corso una guerra tra trafficanti di droga. Insomma una lettura leggera, se così si può dire, perché piena di sesso e violenza come la gran parte della nostra dieta
mediatica. Spero che qualcun altro otre a me stesso si senta un po’ avvilito dalla paradossalità di questa affermazione. Sesso e violenza non sono per niente leggeri, ma siamo ridotti a
considerarli tali.
Cosa mangiare? Dunque, innanzitutto la lettura è, dal punto di vista stilistico, rapida e piacevole, per cui si può leggere anche in piedi cucinando, ovvero “spegnatando” in cucina - come si dice a casa mia – senza perdere la concentrazione su entrambe le attività. Per cui se un lettore italiano vuole prepararsi una buona spaghettata faccia pure. Non si possono invece fare cose manualmente impegnative, come potrebbe essere del pesce o anche una semplice insalata di riso, per via dell’uso dei coltelli e della quantità di ingredienti da scegliere e curare. Se poi cerchiamo qualche ispirazione gastronomica con l’aiuto del narratore, allora si può andare dalle quesadillas di Città del Messico all’aragosta, la quale “si mangia con appetito e non con fame”, perché: “ i poveri hanno fame mentre i ricchi hanno appetito” (pg. 61) e pare proprio che fare il killer professionista sia molto remunerativo. Quanto al bere si finisce per pensare alle bollicine dello champagne.
La storia in sé, con il continuo girovagare del protagonista tra aerei, aeroporti internazionali ed hotels, suggerirebbe un menù
internazionale tipo Airline Food, ma né risulterebbe, temo, un pasto pesantino. Si sa infatti, che in aereo si prediligono passeggeri calmi e assonnacchiati… Meglio un’insalata di
pomodorini, magari con qualche aromatizzazione e/o aceto balsamico. Attenzione però niente cipolla per chi poi deve cantare in coro. Infine, considerando che il narratore del racconto precisa che
viaggia in Concorde, è bene bere una Perrier, mi pare pienamente in sintonia col racconto: ci sono pur sempre le bollicine!