diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
il Sole 24 ORE pubblica oggi nei suoi Libri della Domenica questo racconto simbolista che l’autorescrisse venticinque anni prima del suo famosissimo Dracula. Una lettura veloce è impossibile, risulta misterioso e poco comprensibile. Però affascina. Il testo è suddiviso in tre parti ciascuna delle quali porta un titolo che ne costituisce la chiave interpretativa.
I, La nascita del sogno.
E’ una straziante lettera d’amore, e di addio alla vita, di un carcerato. Il desiderio di vendetta e di libertà, come l’amore per l’amata Aurora, sublimano in un sogno nel quale il protagonista muore, ma trasmette la propria vita ad una coppa di cristallo che egli stesso costruisce.
II, La Festa della Bellezza
Fervono i preparativi per la “Festa della Bellezza”. Si tratta di un evento mondano in cui vengono premiati i migliori talenti artistici del regno. Tale evento si avvicina velocemente in funzione del plenilunio e costituisce la realizzazione di un disegno “audacemente” concepito e realizzato dal monarca. Qui cambia il narratore, ora a parlare in prima persona è il gran cerimoniere. Costui è responsabile della realizzazione della festa e si dimostra incantato del vaso di cristallo. Egli lo definisce un “ …prodigioso connubio tra la sostanza e la luce” che certamente “ vedrà la luce tra sorrisi di bellezza, rango e potere, mentre tu…” - dice rivolgendosi alla memoria del povero prigioniero che l’ha creata, - “ … tu giaci là nella tua camera solitaria, freddo come il marmo che ne riveste le pareti.”
La vicenda poi trova il gusto horror quando il re comanda al gran cerimoniere di far partecipare alla festa TUTTI, VIVI O MORTI e pertanto anche la salma del prigioniero, perché i vincitori, nel rispetto di una antica usanza, vanno incoronati.
III, La storia del raggio di luna.
Nella terza parte del racconto l’atmosfera simbolista si fa intensa e pregante sino a sovrastare la narrazione. L’io narrante di questa parte è infatti il raggio di luna stesso di cui parla il titolo. Qui l’essenza luminosa del raggio lunare è tutt’uno con lo spirito dei due narratori precedenti. E dopo suggestive descrizioni dell’ambiente architettonico (lagunare) ove la cerimonia si tiene, l’io lunare si fonde con la bellezza del vaso di cristallo, al cospetto del re.
Il monarca chiama e Aurora, anch’essa
prigioniera, canta per la Libertà. La voce si trasforma e via via la coppa vibra della sempre maggiore intensità a misura che il canto si amplifica con la sua eco. All’apice della fibrillazione la coppa di cristallo “si disintegra in un milione di
atomi” e nel grande vortice la cantante solleva le mani finalmente libera mentre il volto del re si tinge del pallore della Morte.
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Il racconto, che è tutt’oggi considerato produzione minore, lo leggo pensando al contesto culturale dell’epoca: mancano più di vent’anni alla pubblicazione di Dracula, una quindicina per Jekill e Hide di Stevenson e Stoker, che sposò Florence, vecchia fiamma di Wilde, aveva venticinque anni. Con queste premesse il racconto mi è piaciuto, anzi mi affascina e suggestiona al punto che lo suggerisco a chi non disdegna occasionali flirt con la letteratura simbolista e tardo romantica. L’approdo descritto all’inizio della terza parte, tra le acque salmastre che si placano e le torce che si spengono, mi richiama l’Isola dei Morti di Arnold Böklin, la coppa di cristallo mi richiama il Graal e la fusione armonica dell’io narrante con l’anima di Aurora nel vaso di cristallo mi rimanda, col suo intenso sapore wagneriano, al dipinto L’amore delle anime, di Jean Delville.(vedi)
Tale dipinto a sua volta trae ispirazione dalla Sinfonia n: 3 di Skrjabin, ove abbiamo una descrizione musicale dell’idea di fusione attraverso l’estasi.
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Bram (Abraham) Stoker, nato e cresciuto a Dublino, scrisse questo racconto, The Crystal Cup, nel 1872. Alcuni anni dopo si trasferì a Londra ove lavorò per 27 anni come manager teatrale del Lyceum. In questo periodo egli soffrì per un pesante rapporto di subalternità con l’attore Henry Irvin, al punto da far cedere qualche biografo alla tentazione di attribuire il geniale concepimento di Dracula succhiatore di sangue alla loro master-servant relationship. Ma il dolore dell’anima e l’ansia per una sua libertà superiore erano già i fattori di ispirazione qui, in queste pagine.
Buona lettura.