diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
E’ uscito un altro Carlotto!
Sono proprio contento, cominciavo a pensare che fosse stanco invece eccolo qua in forma smagliante tanto da accettare la sfida di Einaudi Stile Libero che lo fa uscire in questo volume assieme a due nomi di rango come Carofiglio e De Cataldo. Abbiamo quindi il Buono, il Brutto… e Il Cattivo ovviamente è lui. Bene: un “tre per uno” veloce a soli tredici euro. Evidentemente Respiro Corto ha funzionato.
Me lo sono letto con la velocità di uno spritz assetato, senza mai staccare gli occhi dalla prima all’ultima pagina (salvo una piccola pausa bisogni fisiologici, non siamo mica in fabbrica, cristo!). E ho fatto bene, ora ho le batterie cariche e scrivo. Degli altri due scriverò altri post, se ne avrò voglia, intanto questo non me lo perdo.
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Massimo Carlotto, La pista di Campagna.
Campagna, come dimostra la “C” maiuscola, non è il territorio separato dalla città, ma il nome di un ispettore di Polizia che opera a Padova. Si tratta di uno esperto, che va verso la pensione e non ha nessuna intenzione di perderla. E’ un ispettore di quelli che la carriera se la sono già fumata da un pezzo e lascia fare ai colleghi più giovani e rampanti. Ma attenzione, non è uno insignificante accantonato, è un duro. Campagna è ancora veloce e spietato e questa storia che gli capita è una specie di apoteosi. Peccato che rimarrà uno dei tanti, tanti segreti di una squadra mobile come tutte le altre ove la verità sui metodi operativi non lo saprà mai nessuno.
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Sessantacinque pagine tutte d’un fiato nelle quali si scivola, anzi si sprofonda, nel mondo di Massimo dove non ci sono i buoni e i cattivi. Nelle sue pagine dal tipico retrogusto cinico e spietato, quanto realistico, ci sono le persone normali, quelle che stanno nella merda. Quelle che vediamo quando ci guardiamo intorno al ristorante, oppure che ci sfrecciano davanti in autostrada ecc. Personaggi sfigati come noi che si danno da fare per uscire da quella merda e, facendolo, fanno giustizia. Niente di melodrammatico, niente di holliwoodiano, è solo gente che ha avuto un’altra vita.
Roberto Pizzo, detto Roby, ha la coda da hippy fuori tempo e spaccia negli autogrill ai camionisti, oppure agli operai battendo di mattina presto i bar della zona industriale di Padova. Per farlo deve essere in zona prima del primo turno, quando girano quelle delle pulizie, col camice azzurro, le quali dopo aver svuotato cestini e pulito pavimenti per tutta la notte “ora tornano a casa a preparare la colazione per mariti e figli: una riga di coca è proprio d’aiuto per tirare avanti”. Dalla zona industriale non si è mai allontanato perché è un mercato che non rompe le balle alle grandi organizzazioni e non invade il territorio altrui. La clientela sniffa illegalmente, ma a fini di sopravvivenza. “ Come i campesinos o i minatori boliviani che masticano le foglie di coca”. Qui non ci sono foglie, ma “c’è un po’ di chimica pagata con il soldo di un onesto salario.”
E’ una terra di nessuno tra illegalità e ordine costituito ove la contiguità, in questa storia, è sancita da un accordo di tolleranza di fatto da parte di Campagna. Perché “in fondo in qualche modo la banda di Pizzo dava una mano anche alle forze dell’ordine, perché la droga mica la compravano alimentando il traffico. La rapinavano ad altre bande, soprattutto straniere”. Ma il gioco, la macchinetta della Giustizia è complesso è dentro il gruppo di Pizzo ben presto si crea una talpa, un informatore che regge il gioco di un altro ispettore agli occhi del quale le tolleranze sono coperture. E le due linee vengono a confliggere mettendo Campagna a rischio di guai seri. Qui la storia fa un salto perché abbiamo Lopez, il capo della Mobile cioè il capo sia di Campagna che del suo collega rampante, intuisce in questa storia una opportunità per fare giustizia e fa la scelta giusta. Si tratta di Tinko Boev, il bulgaro esponente della criminalità organizzata dell’Est che ha ucciso un poliziotto. Lopez sa tutto del nostro Giulio Campagna e delle sue tolleranze, glielo dice e gli dà anche un fascicolo ed un incarico: il bulgaro va arrestato e dovrà farlo lui, Giulio, operando da solo, senza alcuna squadra. Carta bianca ad alto rischio… Ora per Campagna l’obiettivo è chiaro: smantellare il giro dei bulgari, vendicare il collega ammazzato e continuare a fare lo sbirro, se vuole la pensione. Ed egli lo farà. Lo farà coi metodi veri della polizia, senza andare tanto per il sottile, usando Alessandro De Simone, latitante in Croazia, colui che ai tempi della guerra per la ex Jugoslavia aveva usato i canali illegali della cosiddetta mafia del Brenta per fornire armi ai croati contro i serbi e poi, quando lo avevano stretto all’angolo era stato salvato dai servizi segreti.
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Giulio Campagna non vuole la carriera, vuole salvarsi il culo e pareggiare i conti. E facendo questo fa anche giustizia. Ma questa è una subordinata. Nel frattempo, la sera prima dell’OK Corral trova anche il modo di uscire a cena con sua moglie: tortino al cioccolato e ottima crema catalana…
Ottimo.
Grazie Massimo, alla prossima!
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