diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Più che un manuale sul funzionamento dei servizi segreti, come farebbe intendere il titolo, si tratta di un testo che presenta una soddisfacente disamina di tutta la tematica.
Il copyright del 2009 segna da solo il ritardo di questa mia lettura. Cinque anni infatti nell’epoca attuale di tecnologie globalizzate sono tanti. Tuttavia, procedendo in un testo gradevole e attendibile, mi si è via via prospettata una lettura utile e soddisfacente.
L’autore mi era già noto per il suo “Il noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro” uscito nel 2011. Quest’ultimo libro è frutto di ricerche dall’autore condotte direttamente sugli archivi derubricati del ministero degli interni e altre succosissime fonti. Ma il suo pedigree è reso eccellente dal fatto di aver lavorato in qualità di consulente parlamentare su stragi, Mitrokhin ecc. nonché come consulente giudiziario in processi altrettanto importanti.
In questo libro Giannuli ha organizzato la trattazione in due parti. La prima è quella che riguarda i servizi in quanto tali, il loro funzionamento, le regole e le tecniche. Qui l’approccio è sistematico senza pedanterie, dallo spionaggio delle origini alle pratiche di diplomazia coperta e attività speciali. La seconda parte, più corposa e vasta, esamina a trecentosessanta gradi lo scenario globale moderno con i suoi nuovi terreni di scontro non prettamente militare: in particolare la guerra economica, la pirateria e il terrorismo.
C’è infine una curiosa e simpatica appendice ove si propongono alcuni esempi di rilettura di alcuni fatti esemplificativi derivanti dalla lettura dei giornali con l’ottica di un analista smaliziato, e forse anche un po’ deformato, dei servizi. Quest’ultima appendice mi rinvia al suo sito (www.aldogiannuli.it) nel quale troviamo una rubrica “cappuccino e brioche” molto più aggiornata.
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Clausewitz insegna che l’esercito che resta all’interno delle proprie posizioni perde la guerra. “Se un servizio si accorge di un attacco informatico da parte di un altro, quasi mai reagirà con un attacco informatico, perché ciò sarebbe troppo prevedibile”. Spesso inoltre la situazione politica sconsiglia quel tipo di reazione. E’ più probabile quindi una risposta basata su un attacco batteriologico al patrimonio zootecnico. Ecco, si tratta di un esempio emblematico del punto di vista che questo libro insegna ad avere sui fatti odierni. I servizi segreti che sono nati come un apparato militare per la difesa, operando in condizioni particolari dietro le linee nemiche attraverso informazioni ed azioni speciali, oggi sono diventati organismi che permeano tutti gli ambiti del tessuto politico sociale fino a divenire strumento principale per il controllo sociale interno. Si è evoluto il concetto stesso di guerra, che oggi è molto diversa da quella di Clausewitz perché è globale, coperta e asimmetrica. In pratica si fa con il terrorismo e non in campo aperto, ma nel proprio tessuto sociale e urbano. Ovvio che in questa nuova situazione anche le attività fondamentali dei servizi segreti, come la raccolta dell’informazione, la disinformazione e il depistaggio, stanno subendo variazioni profonde basti pensare alla tecnologia dell’informazione. Le riprese satellitari hanno raggiunto un grado di risoluzione elevatissimo. Echelon, il sistema di sorveglianza globale più moderno è il fiore all’occhiello di una rivoluzione tecnologica dei servizi che ha poco più di 25 anni. Si tratta del compimento di un processo che parte negli anni sessanta con il primo utilizzo dei satelliti spia, e si è evoluto con il Patto UK /USA che coinvolse cinque paesi di lingua inglese con Australia, Canada e Nuova Zelanda. Alcuni ipotizzano che l’Italia abbia contrattato la propria partecipazione alla guerra del Kossowo con l’ammissione nel piano Echelon. (Ricordo che si parlava di un ruolo spiccato in questa partita da parte di D’Alema).
Processi come questo danno la misura della nuova evoluzione dell’intelligence e di questo il libro si occupa senza trascurare i difetti dei servizi italiani.
Ad esempio evidenziando la differenza tra “raccolta informativa” e “analisi” che ho trovato illuminante. Giannuli afferma (a pg 140) che:” La tradizione dei servizi italiani ha sempre privilegiato la raccolta informativa sull’analisi, che non è mai stata il loro punto forte.”
Questa considerazione implica alcune mie divagazioni. L’analisi produce informazione senza dipendere dalla rete degli informatori. Privilegiare l’una o l’altra metodologia implica che l’organizzazione del servizio abbia maggiore o minore autonomia. La rete di informatori ed infiltrati impone infatti che vi sia un certo grado di connivenza con le organizzazioni spiate. E a ciò consegue la necessità di coprire gli informatori con le conseguenti compromissioni ed atti illegali. Per coprire un informatore infiltrato il servizio segreto deve spiare la polizia ed intervenire per depistarla quando essa si sta avvicinando troppo alla fonte protetta. Il metodo della analisi invece ti permette di procedere per deduzioni esterne. Naturalmente i due modelli non possono prescindere l’uno dall’altro e il vero problema sta nella definizione del mix.
Giannuli affronta il tema della incostituzionalità dei servizi segreti, ma si occupa soprattutto del pericolo che essi assumano un ruolo di direzione politica, diciamo così “in proprio” subordinando il potere politico. E’ il bonapartismo, ovvero la tendenza dei servizi a rovesciare il rapporto di subordinazione nei confronti del potere politico. Esso è intrinseco ai servizi e può esprimersi nella sua forma estrema, quella del colpo di stato. Oppure in forme più insidiose o clandestine come ad esempio l’uso del ricatto nei confronti del personale politico, oppure lo scandalo o anche il singolo attentato.
Non mancano gli esempi storici in questa analisi, incentrati soprattutto nel periodo della guerra fredda. In tale periodo, che Giannuli definisce Terza Guerra Mondiale, l’apparizione e il consolidamento delle nuove modalità di confronto bellico tra le superpotenze, in particolare il modello di guerra economica descritto da Perkins nel suo famoso libro Confessioni di un sicario dell’economia (ed. Minimum fax 2005). Egli ci dice che “I colpi di stato ispirati dai servizi segreti americani, furono finalizzati a controllo delle materie prime. Il petrolio iraniano … con l’operazione AJAX nella quale USA e GB collaborarono per la deposizione di Mossadeq (1953)”, ma anche la deposizione di Arbenz, in Guatemala 1954 fatta nell’interesse della United Fruit Company per prevenire la nazionalizzazione del petrolio. Infine il golpe cileno con la distruzione di Allende nel 1973. Qui i servizi segreti americani assicurarono alla multinazionale ITT il mantenimento dei propri interessi strategici sulle attività estrattive del rame.
Altre rischiose dinamiche bonapartiste si intravvedono nella tendenza sempre più marcata tra servizi di integrarsi tra loro tecnicamente senza che ciò corrisponda ad un mandato politico diplomatico. E’ il caso ad esempio del Club di Berna.
Il Club di Berna è un raggruppamento di polizie tra loro coordinate per lo scambio di segreti e analisi di intelligence. Esiste dal 1971 e dal 9/11/2001 è integrato con il CTG (sessione antiterrorismo internazionale). Giannuli a pag 124 spiega che si tratta di una cordata tra servizi che si muove in concorrenza a quelli militari NATO e fa notare che ad essa sono associate nazioni non appartenenti alla NATO, in particolare Israele. Ma la stessa Svizzera che ospita le riunioni non fa parte di alcuna alleanza.
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Le tematiche e le esemplificazioni toccate dal libro sono molto vaste, in questo post io riporto solo quelle che mi son rimaste impresse.
Il depistaggio. Com’è noto in Italia non abbiamo ancora una la verità sulle stragi. DI fatti gravissimi come Ustica e le stragi connesse con le trattative stato/Mafia non abbiamo conoscenze accertate a causa del depistaggio. Si tratta pertanto di una tecnica molto efficace. Nel descriverla Giannuli azzarda una considerazione più letteraria che sociologica. Ci spiega che l’Ideal tipo del depistaggio non è che un romanzo giallo perché in esso l’autore tende un inganno al lettore. I medesimi indizi vengono organizzati in una narrazione che porta ad un falso colpevole per poi svelare nel finale il vero colpevole rimontandoli. Un depistaggio non legato ad una indagine, ma ad una operazione di guerra segreta può essere anche particolarmente complesso fino ad assumere il carattere di intossicazione ambientale grazie alla interdipendenza tra azioni diverse e apparentemente scollegate, quali: articolo di un giornale, deposizione di un teste, osservazioni pertinenti di un avvocato, rapporto di polizia giudiziaria aggiustato, lettera anonima. Ecco, questa è la situazione in cui siamo oggi con la guerra economici in atto. E qui veniamo al tema a me caro delle Balle di Stato.
La disinformazione. Su questo tema Giannuli non è schematico, bensì molto sottile: “La disinformazione migliore è quella che non usa alcuna bugia, ma che, attraverso reticenze calcolate e un montaggio suggestivo, crea l< sensazione che le cose siano diverse dalla realtà”. Perché: “L’intelligence – egli scrive - non è ostile alla verità: le è indifferente. Nel dare una notizia, un servizio non si chiede se sia vera o no, ma se sia utile o no, a prescindere dal suo grado di verità”. E ancora: “Regola fondamentale della disinformazione è ricorrere al minor tasso possibile di notizie false, perché ciascuna di esse richiede una specifica operazione per essere coperta, e ciò aumenta il lavoro da fare ei rischi che si corrono”
“Ciò che conta è l’accostamento suggestivo di notizie, il nesso causale alterato, i gioco di sfumature che sottolinea un aspetto e ne smorza un altro.” L’efficacia della dosinformazione sta non nella verità che contiene, ma nella verosimiglianza e nella persuasività.”
In pratica per rintracciare le balle occorre far ricorso alla nozione di verità tecnica ovvero “usare notizie vere al servizio di discorsi complessivamente falsi.”
Su You Tube si trova varia roba su questo libro. Trovo questa molto efficace:
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