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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Sette martiri

Sette martiri

La commemorazione dei SETTE MARTIRI di Valdagno si riferisce ad un fatto accaduto il 3 Luglio del 1944, sempre di Domenica. Fu un episodio della Resistenza che avvenne qui a Valdagno, città medaglia d’argento al valor militare. La comunità cittadina da allora celebra ogni anno la memoria di coloro che persero la vita in tale circostanza.

Vennero fucilate sette persone catturate pubblicamente in piazza a Valdagno come rappresaglia per un attacco mortale ai militari tedeschi. Il maggiore Diebold, l’ufficiale tedesco che ordinò l‘operazione, incaricò gli alleati italiani, ovvero i fascisti armati della Brigata Nera “Turcato”, di scegliere le persone ed eseguire gli arresti. Di conseguenza "uno strumento cieco ed indiscriminato come la rappresaglia fu trasformato in operazione selettiva..."

L'apposito libro, scritto da Maurizio Dal Lago ed editato dal Comune di Valdagno, nelle pagine 18/19 si occupa della proporzione scelta per la rappresaglia. In proposito Dal Lago scrive che il famoso rapporto "uno a dieci" non sarebbe stato la regola, ma sarebbe solo il frutto di una nostra interpretazione dei fatti di Via Rasella, Quindi sappiamo perché i martiri divennero sette, ma non perché sarebbero stati otto.

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Il 3 Luglio 1945, un anno esatto dopo la fucilazione dei martiri, era un martedì e vennero celebrati i funerali dopo la riesumazione delle salme e la loro esposizione in una solenne camera ardente ricavata presso la ex sede della Casa del Fascio, ovvero dove oggi ha sede l’Agenzia delle Entrate. Le sette bare vennero trasportate a spalla dai partigiani fino alla Chiesa di San Clemente ove fu celebrata la messa funebre. Poi nel cimitero di Valdagno ebbe luogo l’orazione ufficiale, tenuta dall’operaio Virgilio Pretto del Partito Comunista. In quella circostanza alcuni familiari dei caduti contestarono il segretario comunale (Pietro Guiot) accusandolo di essere stato complice dei tedeschi e dei fascisti. Successivamente, con la scopertura della lapide, la strada che prima veniva chiamata “del Gambero” prese il nome che porta tutt’oggi di via sette martiri.

I valdagnesi ricordano sempre in questa circostanza che i martiri avrebbero dovuto essere otto se non fosse stato per la forza d’animo di Raffaele Pretto che fuggì durante la fucilazione riuscendo a nascondersi poi tra i boschi. Nella sua fuga Pretto fu aiutato da gente di contrada e alcune contrade furono infatti l’obiettivo della repressione tedesca dei giorni successivi. A tal proposito il prof. Dal Lago ha pubblicato la riproduzione di un manifesto nel quale il Comando tedesco dichiara di aver “distrutto” il 5 luglio 1944 le contrade di Marana, Bosco, Cengio, Zovo, Bertoldi, Tomba e Ferrazza.

Tra quelle persone c'erano dei partigiani veri e propri, membri cioè di una organizzazionw clandestina che combatteva il fascismo della Repubblica Sociale e questi erano Bietolini (segretario provinciale del PCI in missione sotto falso nome) Virgilio Cenzi (falegname in fabbrica ma anche sindacalista comunista fin dal 1921) e Giovanni Zordan detto Nani Sette. Poi c'erano dei semplici cittadini antifascisti come Ceccon, Guadagnin e Ferruccio Baù, casolìn da Vilaverla, che era noto ai fascisti locali perchè il 27 Luglio 1943 aveva avuto i coraggio di salire in Comune e buttare dalla finestra le foto del Duce, Fino a Francesco Rilievo, il più giovane, il quale non centrava nente nè con la lotta partigiana, nè con l'antifascismo.

La memoria serve per non dimenticare e trarre delle lezioni dalla storia. Qui abbiamo un esempio che ci ricorda che se oggi abbiamo una certa libertà essa non è venuta gratis.

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