diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Da ieri è chiara la dichiarazione della Terza Guerra Mondiale. L’espressione è già stata usata in varie occasioni precedenti, ma siccome è stata fatta da papa Bergolio, detto convenzionalmente Francesco dai seguaci, è come se fosse un gran lampo nella notte dell’umanità. L’uomo è certamente caratterizzato da una certa schiettezza, ma è un gesuita e non dice mai niente per niente. Siamo nella Terza Guerra Mondiale. Ed è il più quotato testimonial per questa difficile, ma non più rinviabile dichiarazione di guerra.
Serve ad adeguare più in fretta del previsto l’opinione pubblica al nuovo regime, che ovviamente sarà caratterizzato da penuria e sofferenze. Preparatevi! Anzi “Svegilatevi!”, come dicono i Testimoni di Geova.
Si sta formando una coalizione di Stati tra i quali ci sarà l’Italia, i quali muoveranno i passi concreti di questa guerra la quale a sua volta andrà avanti a capitoli, con un andamento nuovo rispetto al passato e sarà, ovviamente, senza fronte, asimmetrica. L’economia subirà una ristrutturazione, avremo nuove opportunità di lavoro e cambierà la nostra vita perché il nemico è tra noi e combatterà nelle nostre strade, nelle nostre metropolitane ecc. Ma anche nelle nostre chiese e nelle nostre scuole. Colpirà i nostri bambini e perciò dobbiamo abituarsi allo stillicidio di cattive notizie ai telegiornali. Dovremo anche abituarci ai controlli di polizia, ai metal detector all’entrata delle chiese e dei supermercati. Anche ai droni fuori dalla finestra di casa. E’ solo questione di tempo. Stiamo lavorando per voi.
Ma stiamo attenti perché abbiamo visto a Ferguson, sobborgo nero di Saint Louis nel Missouri dove il popolo si è ribellato contro i metodi della polizia e per tutta risposta si è trovata la Guardia Nazionale del democratico J. Nixon.
La settimana è stata formidabile, decisiva. Gli opinion maker vaticani si sono scatenati al massimo. “Bergloglio e la Cina, un passo verso l’incontro tra civiltà” titolava la corrispondenza di Tornielli da Seul. Peccato che in Cina ci sono ancora due chiese cattoliche diverse e i cattolici in Cina sono proporzionalmente molti meno dei Testimoni di Geova in Italia. Ma in realtà ciò che conta in Cina, così come in Nord Corea e in tanti altri posti in giro per il mondo è la diplomazia del Vaticano la quale, quella sì, ha fatto qualche passo avanti con questa storica visita. “E’ lecito fermare l’aggressore” titolava il Corriere della Sera amplificando al massimo il messaggio bellico francescano, seguito a ruota dall’ eco: “Parole audaci contro l’ipocrisia” di Alberto Melloni. E via di questo passo.
Ma la delusione preoccupante è che al coro non si sottrae proprio nessuno. Il Fatto Quotidiano, tanto duro con il berlusconismo e il suo Stato trattativista quanto morbido ed accomodante in politica estera, domenica scorsa aveva relegato a pagina 18 un fondo di Furio Colombo nel quale si ripropone Obama come un presidente autenticamente pacifista, “il più nuovo e diverso degli Stati Unti” che “non vuole fare a guerra” e viene accostato fin dal titolo a papa Francesco.
L’ONU è fuori servizio, “un montacarichi bloccato ed inutile” e noi “ancora non sappiamo se l’immensa novità rappresentata da due uomini” Obama e Bergoglio “in ambiti così diversi saranno accettati o respinti”. Poi quando Obama ha lanciato i bombardamenti sulla diga e bisognava incitare il partner di terra ovvero i Peshmerga, si è cominciato a parlare dei Curdi come se fossero “il Curdistan” ed è partita la propaganda per il loro armamento.
La contraddizione della nostra stampa, ma in definitiva della nostra politica estera è che da un lato ci appoggiamo a Bergoglio per giustificare la guerra mentre dall’altro ignoriamo la sua richiesta di affidarci all’ONU. Nessuno stato può arrogarsi il diritto di fermare l’aggressore da solo, ma di questo messaggio francescano non sento l’eco.