diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Maroc è l’antica pronuncia di Marrakech. Oggi questo termine definisce il Marocco, una nazione dal territorio complicato, magico e suggestivo come i
suoi abitanti. Laggiù ci sono metropoli come Casablanca, ma c’è soprattutto Marrakech, dove si annusa il profumo dell’Africa. Non lontano da quelle terre di dune, montagne e donne velate, si
ergono i resti di quello che fu il confine meridionale dell’impero romano. Ebbene, quei resti ci raccontano di una civiltà che fu apoteosi del sistema militare. Ma oggi di quell’enorme macchina
da guerra, tra quelle pietre vergate in latino rimane solo un silenzio profondo e mistico, un’intima emozione che ci sussurra nell’animo l’estremo consiglio: ubi solitudo, pacem appellant.
In lingua araba, che è la lingua ufficiale del Marocco, El Ma viene usato per definire l’acqua, mentre la parola Melha definisce il sale e dona colore alla frase. L’Atai Benaana è il Tè alla menta: acqua infusa, di colore intenso…
…a Marrakech, in Piazza Djemaal el Fnà, c’era ressa, come sempre peraltro, di turisti e soprattutto di ragazzi che taccheggiavano i turisti per ottenere mance o altre forme di gratitudine. Erano giorni buoni perché il re aveva appena annunciato la democratizzazione. Avvolto nel suo turbante Al – Mohal, detto anche Ferin nel suo ambiente, era un grande esempio di flessibilità. Uomo di mente cangiante, personalità complessa e fede incrollabile, ai corsi di sopravvivenza aveva realizzato i massimo punteggio Crawl, il test di attitudine alla lotta per la fede, e per questa ragione era stato scelto come esecutore materiale di quel gesto che in occidente era chiamato attentato terroristico, ma che nella mezzaluna fertile era invece ritenuto, dagli integralisti, una preghiera, un momento di perfetta immolazione, ovvero un atto attraverso il quale il fedele eletto si trasformava immediatamente in sostanza divina.
In quell’anno di continui corsi e ricorsi lunari, le bombe avevano varie forme. Per gli esperti non c’era niente di nuovo, si trattava del fenomeno noto come PSL, (Plural Shape Law), fenomeno secondo il quale vi sono le bombe che cadono dall’alto, quelle che ristagnano in superficie, quelle che corrono lungo le creste dorate e quelle che il Signore Iddio ne abbia pietà.
Una di queste ultime fu la vera causa dell’esasperato numero di morti della strage di Marrakech. Evento terribile, caratterizzato da un macabro itinerario di intelligence che, per quanto ispirato a sani principi democratici, ne molesta ancor oggi la memoria.
Al-Mohal Ferin decise di porre la sostanza esplosiva nell’antro del catoblepa, intuizione d’alto livello, e sostenne con la preghiera il tempo dell’attesa. Vide il servo versare l’acqua sulle mani di ciascun invitato. Notò che il liquido colava sopralzando una bacinella di rame ed egli sapeva che questo gesto si sarebbe ripetuto più volte prima che arrivasse l’intero agnello arrostito. Sapeva anche che i resti di ciascuna portata, ancora caldi dopo che gli invitati se ne erano serviti, sarebbero stati passati alle donne tra vassoi e casseruole. E dopo che mogli e concubine ne avessero tratto soddisfazione, gli ulteriori resti sarebbero passati alla servitù, maschia prima e femmina dopo, per finire, come l’ordine naturale richiede, a mendicanti e parassiti.
Pensò che quello era l’ordine dei giusti, ma poi notò la donna occidentale cacciare le dita sotto la pelle calda e croccante dell’agnello nudo servito. E pensò che ciò non era nell’ordine dei giusti. La moglie, si fa per dire, dell’ambasciatore straniero occidentale, portava abiti succinti come la poca luce dei suoi occhi e non stava con le dame dell’harem, disdegnandone anzi lo sguardo. Quei commensali, pensò, non avrebbero meritato il pasticcio di fichi e mandarini gelati, né avrebbero onorato la Legge rinfrescandosi con le fettine delicate che si abbandonavano profumanti sul letto di piselli e mandorle. Sarebbe stato quindi solo il Tè alla menta quel giorno, come nei millenni, il momento del giudizio.
L’acqua è la grande benedizione dei giusti. Essa è la pace, ma diviene guerra, santa guerra, se usata in errata miscela.
L’avrebbe bevuta lungo il cammino dei sette rifugi del massiccio del Toubkal, per inerpicarsi nella sete fin sulle vette dell’Atlante. Ma aveva una missione da compiere e doveva porre il suo
liquido misterioso, - che poi tanto misterioso non era perché la commissione d’inchiesta stabilì trattarsi di tri-nitro porene marsico in concentrazione critica, - nelle borracce di pelle
impermeabilizzate con cera e pece. E Al Mohal Ferin lo fece.
Appena il liquido toccò la superficie rameosa del vassoio un terribile spruzzo fumigante investì il salone degli ospiti. Non fosse stato per la successiva esplosione i danni a questo punto si sarebbero limitati alla pelle e alle dita dei convenuti, ma invece la seconda ci fu ed ebbe il suono dell’inferno. Erano le micro cariche Q2 “Erpix” collegate ai sensori termici dell’impianto di aria condizionata dell’Hotel Riad Diana. Erano state piazzate dagli inglesi nelle cucine usufruendo dei fondi del Piano “Disposizioni per il rilancio dell’offerta turistica”, un piano co-finanziato dalla famiglia reale. Tali cariche hanno un effetto cumulativo spiraliforme, già noto agli esperti fin dai bombardamenti israeliani di Beirut dell’estate 1982. Ma ciò che non era ancora noto era che la cuspide gaussiana da esse stesse generata può, in condizioni particolari di umidità relativa, superare i duecento metri d’altezza in linea d’aria. E qui entra in gioco la terza esplosione. La versione ufficiale la considerò simultanea, ma oggi sappiamo che non fu così. Essa fu causata da fattori resi noti solo venticinque anni dopo per effetto del declassamento del segreto militare: l’antenna satellitare che si trovava a poche decine di metri, sul tetto del Palais du Setam, ebbe uno shock termico e trasmise al satellite Sirius Ex-Treaming 2 un segnale anomalo - così venne definito dalla commissione d’inchiesta - al server NATO Eucalipt cover Siro 4. Fu tale centro automatico di calcolo ad interpretare erroneamente il segnale attivando il conseguente start-up.
In otto minuti la squadriglia Junkers giunse sopra il cielo di Marrakech e scaricò le triadi ermotiche. Erano del tipo a ristagno superficiale e pertanto bloccarono immediatamente le comunicazioni locali e devastarono i sensi. I soccorsi, che nel frattempo erano giunti – tra l’altro con straordinaria velocità, visto che si trattò di soli otto minuti - vennero completamente annientati. Gli ospedali di Avenzoar e Ibn Tofail non furono in grado accogliere feriti e salme straziate per oltre sei ore, mentre le cliniche Elantaqui e Ibn Nafis furono subissate di ragazzini accecati e madri imploranti.
Che il Signore Iddio ne abbia pietà. E’ la scritta in arabo e francese che oggi sovrasta l’ingresso dell’elegante ed armonioso minareto della Koutubia, a ricordo della strage. E dalla sua cupola sono stati tolti i tre globi di Quivre dorée dentro ai quali erano stati nascosti i segnalatori di indirizzo che mantengono sintonizzati i sensori orbitali del satellite.
L’unico colpevole individuato è il server della NATO. Smontato e lobotomizzato, ora ha un nuovo nome: Hal 9001 e si trova nel museo internazionale “Global Emphasis” di Sigonella, in
Sicilia. Accanto ad esso, qual monito escatologico, è esposta la bobina del film “2001: A Space Odyssey”, di Stanley Kubrik.
Pianeta Terra – Giugno 2061