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20 novembre 2024 3 20 /11 /novembre /2024 23:32

 

 

 

 

 

 

 

Audi altera partem”. L’idea di ascoltare entrambe le parti di una quaestio ha le sue radici nel diritto romano ed è stata formalizzata nel diritto canonico evolvendosi poi con impatto signficativo nelle leggi di diverse culture moderne. Negli scritti di Cicerone si trova sottolineata l’importanza del contraddittorio e l’ascolto delle diverse parti coinvolte in dispute e conflitti. E si tratta di un insegnamento di grande civiltà. Tuttavia ciò non ha caratterizzato l’informazione europea nel conflitto Ucraino. Alla nostra opinone pubblica è stata infatti negata la possibilità di conoscere il punto di vista russo. Le reti televisive Russia Today e Sputnik sono state bandite ed accecate generando una paradossale iniquità di giudizio presso l’opinione pubblica laddove invece proprio la televisione russa ha continuato a trasmettere le trasmissioni dei paesi UE. Anche Facebook, Google, YouTube e TikTok hanno bloccato l’accesso a RT e Sputnik nell’UE.  È un esempio che dimostra il regresso culturale e civile che caratterizza l’infomazione occidentale nell’era dall’unipolarismo stelle e striscie.

 

Ora a questo miserabile gap viene data una opportunità di correzione con la pubblicazione del libro LE VERE CAUSE DEL CONFLITTO RUSSO UCRAINO, edito da Visione Editore che è uscito fresco di stampa nell’Ottobre 2024. Esso offre al lettore l’opportunità di riflettere obiettivamente sulla incongruità della propaganda occidentale e ne sfida i pregiudizi consolidati.

 

Lo fa traducendo un saggio di Vladimir Putin scritto nel 2021 ancor prima della operazione militare speciale che abbiamo visto degenerare progressivamente in una guerra della NATO contro la RUSSIA col rischio di condurci ad un conflitto globale.

 

In esso il Presidente risponde a domande che arrivano da tutta la Russia sulla TV di Stato e sostiene che russi ed ucraini sono un sol popolo. Egli è convinto che tra i due popoli sia in atto uno scontro tra parti che “essenzialmente condividono il medesimo spazio storico e spirituale”. Tale scontro consegue ad errori ma anche ad un disegno mirato alla divisione. Una volontà divisiva che contraddice una storia millenaria. E qui parte una rievocazione storica che vede nella scelta spirituale di San Vladimir, principe di Kiev e Novgorod, la nascita di una stretta parentela all’interno della antica Rus che fu lo Stato più grande di Europa. Ciò è documentato nelle “Cronache degli anni del Passato” scritture che risalgono al IX secolo. Nel XIII secolo avviene poi la rovinosa invasione del condottiero mongolo Batu Khan con la devastazione di molte città, inclusa Kiev. Al tempo del Gran Ducato di Lituania e Russia guidato da Jagellone, la Russia occidentale e quella orientale parlavano la stessa lingua e condividevano la fede ortodossa. Ma nel XIV l’elite dominante del Granducato di Lituania si converti al cattolicesimo e successivamente si formò la Confederazione polacco Lituana. Nel 1596 parte del clero ortodosso occidentale si sottomise all’autorità del Papa con la conseguente latinizzazione e polonizzazione.  

 

Ma la tesi di fondo del testo vede l’Ucraina non come una vera nazione bensi come una creazione della Russia bolscevica. Per secoli infatti i territori che costituiscono l’Ucraina moderna sono stati sotto il controllo di diverse potenze. In particolare l’Impero Polacco-Lituano, l’Impero Austro-Ungarico e l’Impero Russo. Non esisteva pertanto un’entità politica unificata che si chiamasse Ucraina fino alla Rivoluzione russa. Ebbene in questa prospettiva si può sostenere che l’Ucraina moderna abbia preso forma solo nel contesto sovietico e che la Russia bolscevica ha contribuito in modo determinante alla sua costituzione politica, economica ed istituzionale. In proposito Putin ci ricorda che durante la creazione dell’URSS nel 1922, la RSS (Repubblica Socialista Sovietica ucraina che defini i confini polacchi col Trattato di Riga del 1921) fu tra i principali promotori della nascita dell’Unione Sovietica. Pertanto per ragioni connesse coi legami spirituali, umani e di civiltà nonché i “legami di sangue che uniscono milioni delle nostre famiglie … la vera sovranità dell’Ucraina è possibile solo in collaborazione con la Russia” e la Russia non è mai stata e mai sarà anti-Ucraina”. Per poi concludere che “Cosa sarà l’Ucraina dipende dalle decisioni dei suoi cittadini”.

 

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Proseguendo poi nella lettura di questo agile volumetto, si incontra una interessante analisi che riguarda il ruolo del nazionalismo ucraino nella creazione dell’Ucraina. L’analisi viene affidata per 43 pagine a Eduard Popov e Kirill Shevcenko due pensatori di alta qualità intellettuale. Il primo infatti è un autore di articoli e pubblicazioni specialistiche noto per gli studi euroasiatici e di sicurezza internazionale; il secondo è un economista che ha avuto lunga carriera dirigenziale presso banche statali e private ricoprendo anche il ruolo di governatore della Banca Nazionale dell’Ucraina dal 2020 al 2022.

 

La Galizia (da non confondere ovviamente con l’omonimia della penisola iberica) è una regione storica dell’Europa orientale oggi divisa tra l’Ucraina occidentale e la Polonia meridionale. Essa, abitata da popolazioni miste di polacchi, ruteni ed ebrei, durante il periodo dell’Impero Austro-ungarico si caratterizza per la presenza di movimenti culturali e linguistici panrussi. Negli anni trenta dell’ottocento ivi nascono e si sviluppano i sentimenti nazionalistici. Essi verranno successivamente sfruttati dai dirigenti polacchi incoraggiando influenze cuturali e linguistiche in un “progetto ucraino” con l’obiettivo di fare della Galizia il centro del nazionalismo ucraino. Si tratta di un movimento che ha radici austro ungariche e propaggini moderne. Nelle scuole venne introdotto l’alfabeto fonetico in alternativa alla scrittura etimologica russa consolidando l’orientamento ucrainofilo. Nel 1919, dopo la rivoluzione in Russia  la Galizia diventa polacca e nel 1929 nasce l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini i cui attivisti studiavano nelle scuole del Partitto dei Nazisti Tedeschi. Poi con l’ascesa al potere di Hitler abbiamo l’inizio di un periodo di forte attenzione da parte dell’ABWEHR (servizi delle SS) e il 30 GIUGNO 1941, con l’abbandono di Leopoli da parte dell’Armata Rossa, i seguaci di Bandera proclamano lo Stato Ucraino dando vita ad un regime pienamente collaborazionista con la Germana di Adolf Hitler. Nel 1943 viene creato l’esercito ribelle ucraino e inizia lo sterminio della popolazione polacca. Nel 2016 il senato polacco riconoscerà in tale massacro un atto di genocidio. Il totale delle morti di quel periodo oscilla tra le 30.000 e le 60.000 vittime. Alla fine di WW2 i profughi banderiti (seguaci di Bandera) vennero accolti negli USA e in Canada dando luogo alla creazione di quelle comunità filonazistiche che dopo il crollo dell’URSS sono rientrate in ucraina e fatte oggetto di sostegno ed inserimento in piena continuità ideologica ed organizzativa col nazismo storico. Da tali ambienti vetero nazionalisti ucraini nascono le unità militari che vedremo all’opera nella cosiddetta rivoluzione arancione di Euromajdan.

 

Segue infine il saggio conclusivo di Gyorgy Varga, ex ambasciatore che ha ricoperto il ruolo di Capo della Missione OSCE in Russia dal 1917 al 2021. Egli sostiene la tesi di un conflitto di carattere interno, scoppiato tra Kiev e le regioni russofone dell’Est Ucraino ancora nel 2014 dando luogo poi agli accordi di Minsk. Ma tali accordi non sono stati rispettati dal ceto di governo filo UE che li ha usati solo per prendere tempo e armare l’Ucraina orientale. I garanti internazionali degli accordi di Minsk erano proprio la Russia col presidente francese e la cancelliera tedesca. Si badi bene, non erano i sottoscrittori, ma i garanti. Pertanto la Russia non ha violato alcun accordo ma solo preso atto del loro fallimento e messo in atto una conseguente operazione militare speciale.

 

Oggi la Russia sostiene che in quel conflitto sono morti almeno 900 mila uomini ucraini. E ciò è stato dovuto all’intervento dell’Occidente (protagonista Boris Johnson) che ha fatto fallire la prima mediazione preparata ad Istambul. Le vere cause del conflitto Russo Ucraino pertanto vanno ricercate nelle manipolazioni dell’Occidente rispetto alla risoluzione del conflitto interno Ucraino.

E Varga conclude amaramente osservando che Chruscev e Kennedy “ indubbiamente si comportarono in modo molto piu intelligente nel 1962, quando evitarono l’escalation della crisi missilistica cubana, rispetto agli attuali politici europei, americani, britannici e ucraini.” Ma i popoli li ricorderanno tutti, secondo i meriti di ciascuno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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