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Stiamo facendo i conti con una catastrofe educativa. Scolari inconsapevolmente ignoranti , gratificati da diplomi appariscenti, docenti depressi e famiglie rassegnate. Tutto ciò a causa di una pletora di pseudo riforme che hanno snaturato il senso dell’insegnare e dell’imparare. Una vera e propria “demolizione controllata a mezzo riforme”. Tale processo ha come obiettfivo il fatto di “accelerare la transizione digitale e allinearlo alle priorità della Unione Europea secondo le linee di investimento previste dal PNRR”.
Occorre abbandonare la retorica della innovazione, liberarsi della suggestione del protagonismo dell’alunno, recuperare la bella scrittura, la buona lettura ecc. respingendo la legge 92/2019 che sistematizza il nuovo indottrinamento scolastico in una nuova materia pigliatutto definita “nuova educazione civica” la quale comprende come piatto forte la catechesi sull’Agenda 2030.” Tutto ciò consegue in particolare alla DAD che nel periodo emergenziale ha fatto da apripista alla contactless society.
Dobbiamo riaffermare che lo studio non è un gioco. Lo studio è lavoro e sacrificio nel senso di cui scriveva Gramsci nei suoi quaderni:
“Occorre persuadere molta gente che anche lo studio e un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso; e un processo di adattamento, e un abisso acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.”
Questo è il portato fondamentale di questo libro curato da Elisabetta Frezza che raccoglie tredici interventi mirati su aspetti didattici e materie di insegnamento. Tra questi scelgo quello che mi ha colpito di piu, ovvero IL TEATRO A SCUOLA, Nuove prospettive per una Didattica delle Arti Performative, di Felice Panico regista, autore, attore e formatore teatrale.
Qui di seguito pertanto traggo e ricompongo frasi dall’intervento di Felice Panico al convegno di ContiamoCi sulla scuola tenutosi nel 2023.
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L’insegnamento curricolare del teatro a scuola continua ad essere osteggiato. Negli anni sono nati licei musicali, sportivi, istituti per l’audio-visivo ecc. ma il liceo teatrale è ancora tabù. L’insegnamento del teatro a scuola non consiste tanto nel formare attori, registi drammaturghi, consiste soprattutto nel creare esseri umani consapevoli di una tradizione culturale. Gli spettatori sensibili a valori estetici sono come cittadini allenati a riconoscere i pericoli della demagogia, le seduzioni e gli inganni del potere. Il motto di riferimento sta nella seconda scena del quinto atto dell’Amleto di Shakespeare. Dove Amleto dice ad Orazio: “Essere pronti è tutto”. Ecco noi dovremo essere pronti a resistere nella prossima emergenza che verrà e saper combattere su terreno ostile. Sull’esempio delle opere del novecento. Essere pronti come i Berliner Ensamble di Brecht, il Teatro delle Tredici File, il Workcenter di Jerzy Grotowsky e tanti altri fino alla Societas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci. Dovremo saper combattere il potere impazzito delle elites e la loro imposizione dell’Agenda 2030.
Nei secoli i grandi teatranti come i tragici greci, Aristofane, Seneca, Moliere, Brecht e Camus (solo per citarne alcuni) hanno fondato la loro attività sulla feroce contrapposizione al potere dominante per il risveglio delle coscienze, per la demistificazione della propaganda e della demagogia. Il teatro a scuola è la pratica propria della letteratura. Mentre nelle ore curricolari gli alunni imparano ad ascoltare le opere, nella pratica del teatro prestano ad esse la loro voce ed il loro corpo cosi da renderle vive. E lo sforzo di dare vita alle opere consente la loro comprensione adeguata. Ora, nella prospettiva della digitalizzazione 4.0 il teatro è il baluardo dell’off line e dell’interazione reale. I nostri ragazzi stanno migrando completamente verso il virtuale. Non hanno manualità, non hanno consapevolezza dei loro sentimenti e faticano pesantemente a raggiungere una concentrazione che vada oltre alla soluzione immediata a mezzo smartphone e come se non bastasse, rischiano la devastazione dell’identità con la teoria gender-fluid. Ecco quindi che fare teatro a scuola non è mai passività ma memoria, intelligenza esercitazione, esposizione e questa costituisce la prospettiva antagonistica per cui battersi qui ed ora per il loro futuro.