Il giorno prima della riunione NATO che dovrà dare il via alle operazioni anti Assad leggo l’articolo di prammatica che appare sul Fatto Quotidiano con la firma di Caterina Soffici. Le foto dei ribelli che mostrano i bambini morti indicano già in termini impliciti la scelta del punto di vista, ma come atto di fiducia nella testata mi inoltro nel testo. “Quelle foto danno fastidio”, scrive Soffici. Verissimo. Io non so se sono vere o false, ma a me danno fastidio perché so che foto simili sono già state usate in passato per imbrogliare le carte nell’opinione pubblica. I bambini morti sono un’immagine di straziante impatto emotivo, e lo sono ancor di più per l’opinione pubblica di un paese come il nostro dove non si fanno figli. So che quell’immagine non aiuta a riflettere, non evoca prudenza e cautela che sarebbero gli atteggiamenti necessari in frangenti come questo, quell’immagine aiuta ad odiare, a cercare un nemico, a chiedere vendetta. E chi la pubblica sta dalla parte di questi sentimenti. La Soffici poi si lascia scappare un colpo di penna che tradisce questa assenza di razionalità laddove, con riferimento alle foto dei bambini, scrive: “c’è chi dice che sono montaggi. Chi fa questioni di lana caprina, chi dice che non sono una prova dell’uso dei gas”. Ma come, lana caprina? Ci sono missili che rischiano di partire o no in nome di quelle foto? E se qualcuno chiede prove fa questioni di lana caprina? Si guardi la foto che accompagna il post:
“Corpi di bambini in attesa di cremazione ad Houla”. Così titolava lo screenshot della BBC che riportava i fatti di Houla, realmente accaduti il 25 Maggio 2012. Ma la foto in realtà è stata scattata in Iraq il 27 Marzo 2003 dal giornalista Marco di Lauro della agenzia Getty Images. La BBC si è scusata con i lettori il 28 Maggio 2012. E’ un fatto ufficiale, accertato, che ha fatto il giro del mondo, ma evidentemente anche questa è una foto che da fastidio… e perciò in questi giorni non la vedo circolare.
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Proseguo nella lettura. I bambini sono avvolti in teli bianchi “ma con la faccia scoperta quasi volessero provare a respirare ancora una volta”. Mamma mia, questa sviolinata retorica è di Fabio Bucciarelli, collega della Soffici, ma più esperto visto che aggiunge: “Proprio in questo momento che il fotogiornalismo diventa una prova di dolore e di un possibile intervento internazionale il suo valore deve essere analizzato per evitare il rischio di diventare strumento di propaganda e strumentalizzazione. Deve svincolarsi dai giochi di potere e assumere il suo fardello più grande”. Ebbene sono d’accordo. I giornalisti esperti, quelli che conoscono il potere delle foto, mostrino al mondo i rischi e denuncino le manipolazioni che sul loro lavoro vengono fatte. Perché di bambini ne moriranno ancora tanti altri proprio grazie alle falsità della comunicazione.
Io spero che coloro che prendono le decisioni in queste ore sappiano ciò che fanno. Spero che non siano mai sazi di avere prove, prove non retorica dei media. La storia è piena di falsità usate per scatenare guerre. Con la differenza però che oggi abbiamo la globalizzazione nucleare, i missili intercontinentali e altre devastanti “questioni di lana caprina”
"LItalia si metta a lavorare per costruire nel mondo pace e diritti e si chiami fuori da questa guerra, chiunque decida di farla". Stefano Rodotà.
Io sto con lui.