diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Domenico Quirico, l’inviato del quotidiano La Stampa miracolato in Siria dai servizi segreti, riappare oggi alla grande sulla prima pagina del quotidiano per cui lavora. Ciò mi permette di riprendere il filo della situazione siriana.
Egli racconta di quando ad Aleppo ha incontrato i Ceceni, razza dura ed accanita. Ma questi sono ventenni, figli se non addirittura nipoti di quelli che lo avevano già tenuto prigioniero per due giorni a Grozny. Quelli che li comandano hanno studiato nelle scuole comuniste ai tempi dei russi. A Grozny hanno perso ma questa per loro è “la stessa guerra, una santa guerra”. Questi guerriglieri ceceni sono islamici e Quirico li ha seguiti passo passo nella battaglia di Salaheddin dove, dice il servizio, hanno retto il fronte ed impedito ai militari di riprendersi il centro.
Il punto è proprio questo: hanno il know How per saper fermare l’esercito siriano. Per questo sono lì. I siriani regolari sono nettamente superiori ai cosiddetti “ribelli”, sia in armamenti, (hanno i Mig), sia sul campo. In questa condizione i ribelli riciclati dalla Libia ed anche Al Quaeda sono destinati a perdere sistematicamente, ma i ceceni invece conoscono i russi, i quali sono coloro che addestrano i siriani e pertanto le loro tattiche sono note. Ma forse è solo per descriverli bene; in realtà sono solo ex ribelli perdenti nella loro terra, ora mercenari come gli altri.
Fattostà che i due paginoni de La Stampa sono tutti qua: si prende il servizio di Quirico, che narra un episodio di due anni fa, lo si impagina con foto, altri inserti e riquadri, un po’ di pubblicità e un richiamo in prima pagina. Il punto è perché, perché ora?
Da lettore e da uomo libero mi permetto di pensare che sia per la ragione che segue.
E’ possibile che sia perché il vertice previsto (Ginevra due) è impantanato e a rischio pantano perenne. Il fronte insorgente è diviso e Kerry non ha nessuna intenzione di favorire Al Qaeda; Assad sta vincendo sul campo e Putin se la ride ai vertici internazionali. Forse ora i ceceni potrebbero assumere un ruolo più importante, non più di rincalzo tattico, ma una leadership nelle operazioni. Ovviamente io, non conoscendo lo scenario locale, non posso arrivare a dire che così si ristrutturerebbe il rapporto di forza militare, ma certo verrebbe tamponato il vantaggio di cui gode Assad, ovvero l’apporto di Hezbollah. Questa formazione sciita conosce le tattiche quaediste e quindi fornisce una forte consulenza operativa e di intelligence all’esercito siriano. I ceceni possono fare altrettanto sul campo opposto. Ma una leadership assolutamente straniera del fronte insorgente equivarrebbe ad una ammissione solenne della eterodirezione di questa guerra rafforzando Assad sul tavolo di Ginevra due.
Meglio quindi impantanare Ginevra due con varie scuse e prendere tempo per riorganizzare il campo, sempre coi petrodollari qatarini ovviamente, anche perché nel frattempo Assad ha permesso lo smantellamento degli impianti chimici e le ansie israeliane possono essere un po’ attutite. Ci penserà Netanyahu a drammatizzare il fronte iraniano…
Intanto, in queste settimane di pantano diplomatico ginevrino, si rivaluterà l’eterna ipotesi di fare di Aleppo una città “liberata” su cui impiantare un governo dei “ribelli”.
Cosa meglio della credibilità di un inviato eroico come Quirico per veicolare “sub limina” tale proposta?