diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
La settima settimana del 2014 ci ha portato la memoria delle foibe. Ho seguito la spiegazione politically correct di Mieli alla TV di Stato. Tito è morto e sepolto da ormai trent’anni, ma l’anticomunismo no. Ho come l’impressione che si tratti di una nostalgica scuola di pensiero: siccome era bello fare i giornalisti ai tempi della guerra fredda, perché i dollari non mancavano mai, oggi, difronte allo scenario vacuo e desolante del giornalismo attuale, meglio continuare a fare gli anticomunisti. Ci si illude di essere ancora utili…
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Da Sochi a Recoaro Mille. Nonostante l’abbondanza di neve e un discreto movimento sulle nostre piste, non c’è stata alcuna appassionata partecipazione alle vicende dei giochi olimpici invernali di Sochi tenutisi questa settimana. Potenza dei media. Se avessero montato una campagna di informazione, con relativi interessi sponsoristici in gioco, avremmo avuto grandi discussioni nei bar e i nostri atleti a Sochi sarebbero delle star. Invece niente; silenzio e disinteresse. E tutto questo nonostante il Presidente del Consiglio in carica Letta sia andato ufficialmente alla inaugurazione senza allinearsi al boicottaggio occidentale. Che sia stato fatto fuori anche per quello?
La settimana di Sochi (o “Soči ”se si accetta la grafia proposta dall’autorevole LiMes) era comunque stata preparata, seppur con incertezza, dai media internazionali. TIME ha infatti dedicato un Olympic Special di dodici pagine ai giochi e LiMes, rivista di geopolitica, è uscita con una apposita monografia.
In entrambi i casi si parte dal tema del terrorismo, vero mainsteam dell’evento. TIME dedica infatti il primo articolo al fatto che la paura ha determinato tra gli organizzatori una psicosi che fa di questi giochi i più “fortified” della storia. Il secondo invece è di contenuto agonistico e mette in evidenza la motivazione del team sportivo russo. Gli atleti russi vedono infatti in Soči la possibilità di riscatto rispetto alla delusione ricevuta nella tornata precedente di Vancouver. E poi si dilunga negli altri articoli sulla presentazione degli atleti americani che partecipano. Traspare anche qui la centralità del confronto USA Russia.
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Distaccata invece, e molto più complessa, l’analisi di LiMes che coglie l’occasione dei Giochi Olimpici Invernali per esaminare tutto lo scenario geopolitico regionale e i relativi “grandi giochi nel Caucaso”.
La mia impressione è che il cripto-boicottaggio mediatico dei giochi sia stato poco fruttifero. Putin sta confermando la sua forte leadership organizzativa e l’Europa invece ha perso una opportunità di business turistico.
Bisogna ovviamente seguire la “end ceremony” per trarre giudizi, ma intanto vale la pena di ricordare che la Carta Olimpica vieta esplicitamente ogni tipo di uso propagandistico delle sedi olimpioniche, e ribadisce lo spirito di Pierre Decoubertin: l’importante è partecipare.
Altri tempi?