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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

False Flag anti Putin

 

 

 

 

 

Dopo la umiliazione ricevuta sulla guerra siriana, che è stata contrabbandata per quattro anni da primavera araba mentre si trattava solo del tentativo occidentale di ridimensionare la Siria abbattendo Assad, gli USA impegnano il mainstream a non celebrare la vittoria di Putin (e dell’Iran) contro il terrorismo e lanciano una specie di piano B.

 E’ il piano che prevede il lancio di un nuovo asse di interessi sul teatro mediorientale tra Arabia Saudita e Israele. Il novo leader saudita Salman non può permettersi di sostenere Nethaniahu ma può tollerare che Trump sposti l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. A sua volta Nethaniahu può vedere bene la guerra di contenimento dell’Iran messa in atto dai sauditi nello Yemen.

 

In questo quadro leggo le fake news della settimana passata. Sono finalizzate ad orientare l’opinione pubblica verso questa nuova soluzione. I paesi NATO non possono permettere che Puntin, forte della vittoria siriana consolidi ora il ruolo di mediatore, preferiscono farlo fare a Macron il quale sta verificando la fattibilità di una mediazione che abbia al centro Gerusalemme. Vediamo come procederà.

 

Anche l’attentato alla stazione Bus di Manhattan potrebbe far parte del piano. Quando il sistema è in difficoltà ricorre al false flag e quelli recenti, come abbiamo in evidenza fin dal Boston Bombing, sono accompagnati dalla messa in scena di un Drill ovvero una modalità operativa per la formazione delle forze speciali. Si testano le procedure da seguire in caso di emergenza nell’ambito di esercitazioni militari. Il trucco è che nell’ambito del drill si piazza anche una bomba vera che esplode. Gli stessi pianificatori della manovra vengono ingannati da una componente occulta sita nel board direttivo. In pratica ci sono dei veri terroristi ma inconsapevoli di essere manipolati dentro la manovra che credono di fare. Detonatori e timer sono quasi sempre truccati. La detonazione avviene sempre in luoghi massivi per testare il controllo antipanico.

L’evento viene quindi speso secondo la strategia comunicativa più utile in quel determinato frangente e questo lo decide la componente politica del board.

In questo caso rilanciare l’allarme anti ISIS è utile ad affievolire l’effetto vittoria di Putin in Siria. Collegarlo poi alla storiella di Gerusalemme significa potenziare (nelle intenzioni dei pianificatori) il ruolo americano. Infine il fatto di localizzare l’evento terroristico a NY è utile per mettere sotto tensione l’ONU nei giorni decisivi per la presa d’atto del rafforzamento russo.

 

Trump, che sull’arte del negoziato ha scritto un libro di successo,(il best seller Art of the Deal uscito nel 1987) è esperto negoziatore e fa un punto d’onore nel dimostrare di riuscire ove i predecessori hanno fallito. Il negoziato più fallimentare degli ultimi decenni è quello relativo al tema palestinese e lui ci sta provando. Gli alleati devono sostenere l’operazione e si adeguano alle fake specifiche. Tutto qui. Criminale ma vero.

 

 

 

 

Tutta la comunicazione di questi giorni in area NATO ha cercato di sminuire l'immagine di Putin arrivando anche a superbufale come quella attribuita a Joe Biden. In raltà l'ex vice Obama non ha detto niente di strano, è solo una ipotesi sull'atteggiamento strategico russo. Ma qualche pecora belante è arrivata al punto di chiedere un incontro con l'ambascitore americano facendo così ricordare agli italiani che l'ambascitore USA lo scorso anno, in piena campagna referendaria entrò a gamba tesa per il Sì.

Quella fu un'ingerenza reale il resto sono chiacchere.

In proposito mi diverto a ricordare che Confindustria presentò uno "studio" secondo il quale se avesse vinto il NO ci sarebbe stata una decrescita del PIL di 4 punti in tre anni...

 

12 dicembre 2017

Oggi i gionaloni cantano la loro parte ma con una insolita reticenza de La Repubblica. Forse gli interessi della proprietà e la formazione agnelliana del direttore incidono sulla scelta redazionale, sta di fatto che il quotidiano celebra la vittoria di Putin e, in sintonia forse casuale con il New YorkTimes, si chiede nel corpo degli articoli se il regime di Assad sarà ora in grado di affrontare la sfida della ricostruzione. Anche Avvenire canta il coro sottovoce ed evidenzia le nuove opportunità di business che si offrono ora alla Russia.

 

Il tiro è centrato sulla figura del caturato, piantonato in ospedale, al quale fanno dire tutto, da ISIS alla vendetta anti israeliana. In realtà non hanno altro, ma devono tenere alto il tono allarmistico. Il deflusso è stato ordinato e non ci sono state vittime da panico. Viene confermato, senza enfasi, che la  bomba è stata detonata prima di quanto si aspetasse il terrorista.

 

 

 

 

 

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