diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Il Primo Maggio di quest’anno, a quanto sembra, ci porterà il nuovo governo. Ma è la festa del lavoro, non del governo e temo che non ci sia niente da festeggiare né per l’uno né per l’altro. In ogni caso non ho alcuna ostilità preconcetta, vorrei tanto sbagliarmi e spero in un fatto decisivo proprio per il lavoro, che è ad un punto drammaticamente critico. Vedremo quanto la retorica istituzionale influirà sui balletti ufficiali. Poi giudicheranno gli esodati, i precari ecc.
Di certo comunque il lavoro non sta bene e non solo da noi. Basta guardare la notizia dello sciopero generale degli operai tessili a Dacca, nel Bangkadelsh. Qui, come se si trattasse di una catastrofe naturale, dalle macerie di un edificio crollato emergono da giorni e giorni corpi straziati di operai (Vedi)- Le poche immagini disponibili sono immagini di rabbia. La rabbia che può provare un sindacalista dei vecchi tempi, ma anche di quelli nuovi, quelli della globalizzazione selvaggia, quella che rincorre lo sfruttamento estremo e fa venire in mente il libro scritto da Marx ed Engels sulle condizioni della classe operaia inglese nella prima metà dell’ottocento.
La notizia del disastro è stata inizialmente tenuta tra le scartine dai media italiani. Poi i telegiornali, a mano a mano che emergeva l’enormità della tragedia, hanno cominciato a darla per evocare il tema della sicurezza intesa come protezione dal panico. Gli operai infatti erano stati comandati al lavoro nonostante la denuncia del pericolo.
I proprietari dei marchi per i quali muoiono e protestano le operaie e gli operai del Bangladesh non sono lontane entità astratte. Sono famiglie islamiche arricchite con la accumulazione dei petrodollari degli scorsi decenni, esponenti di quel nuovo capitalismo iperfinanziario che non essendo espressione di una cultura industriale compra i marchi qui da noi e il lavoro là. E finanzia in nome di Hallah le guerre contro i propri nemici mascherandole da primavere rivoluzionarie.
Penso che i miei concittadini valdagnesi dovrebbero sentire una stretta al cuore per quelle donne e per quegli uomini. Esseri umani che, anche se hanno la pelle più scura, fanno quello che hanno fatto le nostre donne e i nostri uomini per più di cento anni… Ma noi ora abbiamo una città, loro un cumulo di macerie.
Possa questo Primo Maggio farci riflettere.
Perché se i nostri figli e i loro non lotteranno insieme per avere gli STESSI diritti rischiamo di avere tutti lo STESSO futuro… Un futuro di macerie.