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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Feltrinelli, Senior Service.

feltrinelli's FamilyIl 16 marzo dell’anno 1972 era Giovedì. Quel giorno andai a scuola anche di pomeriggio perché avevo due ore di laboratorio di chimica tintoria. Poi sono andato al DAM (Dopolavoro Aziendale Marzotto) e molto probabilmente ho infilato una moneta da cinquanta lire nello Juke-box della sala giovani per ascoltare Give Peace a Chance, canzone ormai già vecchia di John Lennon, ma ancora mito rivoluzionario, oppure Whole Lotta love, canzone incazzata ed eversiva, come me  allora, fin dalla prima battuta. Di certo non fui io a mettere Montagne verdi di Marcella Bella, ma qualcuno deve essere stato perché quando presi in mano il Corriere della Sera mentre bevevo un “birrino” fu quella la canzone che sentii.

Terrorista muore alle porte di Milano mentre tenta di far saltare un traliccio” era ciò che campeggiava in prima pagina con la foto di un corpo cui manca una gamba sotto un traliccio dell’alta tensione; ed io mi chiesi chi o che cosa glielo avesse fatto fare. Ricordo che mi dissi anche che c’era una bella differenza tra il mondo malinconicamente bucolico della canzone di Marcella Bella e quello opprimente e violento che traspariva dalle pagine del Corriere.

 

Carlo Feltrinelli, “Carlino” per il padre, è il figlio di quell’uomo dal corpo dilaniato. I soldi non gli mancano perché la sua è una famiglia che nel secolo scorso è stata tra le più ricche d’Europa, ma gli manca il padre e soprattutto gli manca che venga riconosciuto il suo valore umano, la sua figura di editore moderno e radicale in una corretta memoria.  Suo padre infatti fu Giangiacomo Feltrinelli una figura di cui la parola terrorista non rende la giusta immagine. Perciò Carlino da grande ha scritto “Senior Service”, un libro di quattrocentotrenta pagine che punta a ristabilire quella che per lui è la memoria corretta per un uomo che a suo dire avrebbe meritato un titolo più esatto: “ Un rivoluzionario è caduto”.

 

*

 Copertina Senior Service

Marzo 2012, riabilitazione?

                                                                                                                            

Il settimanale SETTE  del corriere della Sera, numero 9, del 1 marzo 2012, pubblica in copertina una foto dell’editore Giangiacomo Feltrinelli a Milano in uno scatto del 1969. Il titolo del servizio all’interno, di sette pagine con foto diverse da quelle storiche del traliccio, è: “Feltrinelli le ombre sotto il traliccio”. Però questo è il titolo interno, quello esterno, della copertina, che com’è noto è molto più visibile ed importante, è : “FELTRINELLI LE OMBRE, 40 ANNI DOPO”.

Segue un sottotitolo che recita: “per i giudici l’editore morì dilaniato a Segrate dalla bomba che stava preparando. Ma una ferita ignorata e una perizia mai pubblicata sollevano alcuni inquietanti dubbi”. Ciò mi richiama quello che scrive Carlo Feltrinelli nelle ultime pagine di Senior Service e cioè che: “ la stampa estera accoglie il dubbio che l’editore sia stato portato in stato d’incoscienza (veleno?, colpo di karaté?) sulla Cassese. E il sospetto di una “spaventosa messa in scena” risuona anche nella relazione di Berlinguer al XIII Congresso del PCI”.

 

Interessante a mio avviso cogliere la differenza tra i due titoli. Quello interno porta l’attenzione sul traliccio, ovvero la scena del crimine che, tanto per cambiare sarebbe stata manipolata, mentre quello esterno sulla figura più che altro umana di Giangiacomo. Si tratta di due segnali distinti: quello esterno che accende i riflettori su una possibile riabilitazione di Feltrinelli, mentre quello interno apre una porta nuova, orientando la curiosità del lettore su una rilettura della dinamica relativa ai fatti di Segrate. Col primo titolo si annuncia un processo comunicativo di tipo positivo, pubblico e nel secondo una nuova inchiesta sulle “ombre” e i contorni misteriosi lasciati irrisolti all’epoca.

 

La copertina mostra in pratica un Feltrinelli che rientra in scena sorridente. E, come se non bastasse in basso, nella fascia sotto copertina viene annunciato per primo un servizio dal chiarissimo titolo: “ IL CUORE DURO D’ ISRAELE”. Secondo alcune ricostruzioni più recenti infatti, collegate alle inchieste del giudice Salvini, il Mossad era interessato ad eliminare Feltrinelli perchè nei mesi precedenti si era impegnato a far arrivare una grossa partita di armi ai fedayn.

 

Osservo anche che la parola “traliccio” non appare nella copertina. E questo perché nei giorni in cui il settimanale è uscito la parola “traliccio” è tornata ad avere un significato critico in termini di ordine pubblico. Il fuoco delle prime pagine sta sul coma farmacologico di Luca Abbà, antagonista anarchico Notav caduto proprio da un traliccio di alta tensione. Con la riformulazione adottata si evita ogni ambigua associazione tra le “ombre sotto il traliccio” e quei poliziotti che (potrebbero) essere stati la causa della folgorazione con caduta.

 

In questo servizio su SETTE viene portata a conoscenza dell’opinione pubblica una perizia medicolegale sul corpo straziato di Feltrinelli che era stata “al tempo ignorata”. Tale perizia invaliderebbe le conclusioni dei giudici e introdurrebbe rinvii su ciò che potrebbe essere avvenuto o “sotto” il traliccio oppure “intorno al fatale pilone di Segrate”.GG-F-rientra.jpg

Feltrinelli viene presentato, soprattutto nelle schede a margine, come un partigiano sessantottino, intellettuale e grande imprenditore culturale del dopoguerra, vittima di un attentato “i cui contorni restano misteriosi” e l’impianto del servizio punta il dito contro il Mossad.

 

Il doppio paginone di pgg 28 – 29 mostra tre foto, molto positive, che lo ritraggono in tre momenti fondamentali delle nuova immagine biografica che gli si vuole dare: stretto nella famiglia (si noti lo sguardo dolcissimo del figlioletto), mentre gioca a pallacanestro a Cuba con Fidel e mentre sta in mezzo agli studenti con agio e ottimismo. Il commento di spalla, a firma di Antonio Ferrari, rafforza il messaggio orientandone l’effetto positivo su Milano e sulla sua alta borghesia. Non c’è dubbio che quel servizio ha il sapore di una rilegittimazione.

 

Se è così non può che farmi piacere, e mi auguro che si faccia un passo avanti verso una verità che è ancora lontana.

 

Il corpo di Feltrinelli fu segnalato nel tardo pomeriggio del 15 marzo dal signor Stringhetti, un pensionato che passava in bicicletta col cane. Poi arrivarono le varie troupes delle forze dell’ordine le quali, in un piazzale vicino al traliccio, trovarono parcheggiato un furgone Volkswagen adibito a camper con molte chiavi che aprivano “covi” legati negli anni successivi alle Br. All’inizio non si sapeva di chi fosse il corpo, i documenti falsi erano intestati a tale Vincenzo Maggioni, ma poi a riconoscerlo in obitorio, dopo che dentro la sua carta di identità falsa è stata trovata una piccola negativa fotografica con uno scatto della quarta moglie di Giangiacomo Feltrinelli, fu Luigi Calabresi, che lo conosceva bene.

 

 

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Leo Valiani, autorevole voce della repubblica italiana, nonché intellettuale incline ad essere indipendente dalle pressioni della ragion di stato, su La Stampa del 25 ottobre 1984, dodici anni dopo la morte sul traliccio, scrisse di Giangiacomo Feltrinelli che “agiva in perfetta buona fede e con un disinteresse totale, che meritano il massimo rispetto, nella sua evoluzione politica cospirativa, sbocciata nel sacrificio personale, di un uomo che credeva nell’ imminenza di una reazione fascista in Italia”.

Un chiaro messaggio di solidarietà tra antifascisti.

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