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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

FIUMICINO, 27 Dicembre 1985 – Trappola del Mossad

Oggi, 27 dicembre 2011, è un altro anniversario di strage dovuta alla criminailà militare di chi pianifica guerre occulte, colpendo i civili con le armi e le menzogne. In questa circostanza, pensiero alle vittime e una speranza di verità.

(Attenzione: non confondere con l’altra (terribile) “strage di Fiumicino”, avvenuta  il 17 Dicembre del 1973, sempre ad opera di Settembre nero, di Abu Nidal)

 

*

Khaled Ibrahim Mahmoud (nato 1967)  Era componente di Al Fatah consiglio rivoluzionario di Abu Nidal fin da quando, quindicenne, assistette inerme al massacro di Sabra e Chatyla (o Shatila).

Ha scontato 26 anni di carcere in Italia, dove ha espiato la condanna per aver partecipato alla strage di Fiumicino due giorni dopo natale ai danni di turisti americani e israeliani. 13 morti, dei quali tre erano terroristi palestinesi, ottanta feriti.

 

Alla stessa ora, alle 9:05, lo stesso giorno presso l’aeroporto di Vienna avvenne lo stesso attacco, con 3 morti e 47 feriti. Gli attacchi erano coordinati e pianificati con l’obiettivo di rapire famigliari di militari israeliani e poi trattare uno scambio con prigionieri palestinesi.

Quel giorno però le due persone che avrebbero dovuto congiungersi con i commando non giunsero all’appuntamento né a Roma né a Vienna. Si tratterebbe di due palestinesi che non sono mai stati identificati.

 

Sei agenti israeliani, specialisti tiratori scelti hanno eliminato i palestinesi in tempo rapidissimo e sono immediatamente spariti dall’aeroporto prima dell’arrivo della polizia italiana. Hanno anche dato il colpo di grazia alla nuca dei palestinesi, ma hanno commesso un errore su quattro: hanno finito un turista scambiato per palestinese e, di conseguenza, lasciato vivo il diciottenne Khaled; sopravvissuto suo malgrado.

 

La versione passata in Italia è che ad uccidere i tre terroristi palestinesi sia stata la Polizia italiana assieme ad agenti del Mossad, inoltre le gravi perdite subite tra i “civili” presenti all’aeroporto sarebbero state dovute ai palestinesi che si sarebbero comportati da terroristi indiscriminati.

La verità secondo la ricostruzione ideale di Khaled è diversa e conduce alla conclusione che si trattò di una trappola deliberatamente orchestrata contro gli interessi dell’OLP, allora sostenuta dal governo Craxi. Gli israeliani infatti sapevano dell’attentato perché controllavano i servizi segreti italiani i quali a loro volta erano stati avvertiti (probabilmente) dai Libici. Ma anziché sventare l’attentato il Mossad ha lasciato fare aggravando le conseguenze in modo tale da spaventare l’opinione pubblica italiana e coinvolgere il più Ustica di Palermopossibile cittadini americani nella strage. Hanno usato l’aggressività dei seguaci di Abu Nidal per sabotare la credibilità di Arafat nella ripresa del processo di pace in corso in quei mesi.

L’OLP non era interessata ad attacchi in quei mesi, lo erano invece il Mossad perché non voleva il processo di pace e la CIA perché aveva appena subito il torto CRAXIANO  a Sigonella. In quell’occasione l’esercito italiano e i carabinieri avevano difeso l’aereo in sosta all’aeroporto di Sigonella con a bordo Abu Abbash.

 

 

 Questa è un’altra storia, ma è opportuno ricordare per capire meglio, che Il 29 Giugno 1980 (Ustica) e nell'Ottobre 1985 (Sigonella) c'era l’uomo chiave dei piani “terroristici” di Gheddafi. Fu per salvare lui che in entrambe le occasioni il governo e i servizi italiani si sbilanciarono fino a coprire una strage o mettersi contro Reagan. Questo ricostruisce l'ex giudice Carlo Palermo anche in dissenso con Rosario Priore. (Vedi la ricostruzione nel suo libretto edito da Avvenimenti.)

 

**

 

Il direttore del SISMI all’epoca (1985) era l’Ammiraglio Fulvio Martini, il quale nel suo libro di memorie: “Nome in codice Ulisse” dichiara che qualcosa non funzionò nella gestione delle forze dell’ordine italiane e “l’azione dei terroristi non fu fermata in tempo” non ostante l’ampio anticipo. (Rizzoli 1999)

 

Il settimanale SETTE del Corriere della Sera, (il 17 Marzo 2011), riporta l’intervista di Khaled che si trova in libertà, sotto protezione lieve, ma che per altri 3 anni dovrà restare all’interno del Comune di Roma. Suppongo che ne sia parlato per insinuare i legami con NIdal / Geddafi durante la guerra in Libia appena conclusa. Ma forse nel marzo scorso c’era anche la necessità di prevenire qualche rivelazione Wykyleaks. E oggi che è l’anniversario della strage, gli archivi di Gheddafi sono in mano agli anglo-francessi…

 

Leggendo le differenze di esito tra i due attentati (Roma e Vienna) si può cogliere la possibilità che una delle variabili organizzative che agirono in maniera determinante in Italia fu l’inefficienza della polizia. E’ possibile ovviamente che tale inefficienza sia dovuta al sabotaggio Israeliano,  comunque balza agli occhi. In Austria morirono un  Israeliano e due austriaci che figuravano tra i passeggeri. Significa che probabilmente i palestinesi furono veloci ed ebbero la meglio nel confronto con i killer israeliani. In Italia invece fu il contrario; i morti furono  tra i palestinesi e quello che si salvò fu per errore, fu infatti scambiato un cittadino italiano (che figurava tra i passeggeri) al quale fu dato, come agli altri, addirittura il colpo di grazia. Inoltre la dinamica Viennese lascia largo spazio di protagonismo alla polizia (che invece in Italia fu zero). I palestinesi infatti dopo la sparatoria fuggirono su una auto rubata e uno di loro fu ucciso durante l’inseguimento, mentre gli altri vennero catturati alla fine dell’inseguimento.

 

 

Un pensiero alle vittime civili.

 

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