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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

I segreti nella tomba di Prospero

[14.1.2013]
Prospero Gallinari è morto stamattina mentre si trovava in macchina nel suo garage di casa. Forse, considerate le sue condizioni di salute, si tratta di un infarto cardiaco. Chi conosce la storia della lotta armata in Italia può rintracciare in questa morte una simbolica allusione alla principale morte causata dai brigatisti, quella di Aldo Moro. Costui morì, secondo la ricostruzione di Gallinari stesso ed altri, anche lui alla mattina, dentro la macchina nel garage. E il nome di Prospero Gallinari è stato associato per molti anni a colui che premette il grilletto fatale.
 
Quindi in questa nuova morte, seppur naturale, c’è già un che di intrigante. Il TG1 dell’una e mezza ne ha dato notizia nei titoli mentre i Tg della sera hanno fatto un po’ di confusione. Il Tg2 delle 8:30 si è addirittura autocensurato troncandosi il servizio proprio mentre trasmetteva un pezzo d’archivio in cui Gallinari parlava da dietro le sbarre della fine della lotta armata. Forse c’è un po’ di confusione dentro all’establishment. Vedremo domani i giornali cartacei, intanto i siti e le agenzie online dei quotidiani danno qualche numero come questo.
 
[15.1.2013]
 
Non c’è stata gran enfasi cartacea sulla morte di Gallinari. Meglio così. In ogni caso si spegne un’altra possibilità di ottenere chiarimenti sui punti oscuri della storia della lotta armata. Speriamo che, come diceMaria Fida Moro, qualcuno di quelli che rimangono prima o poi si sblocchi e smetta di assecondare lo Stato che ha combattuto coprendone i segreti con la propria omertà.
 
Non si capisce ad esempio perché gli irriducibili come Gallinari o Moretti, Fiore e altri, che condividono anacronistiche linee dure e condanne giudiziarie, scrivano libri in cui  dicono cose diverse su questioni critiche come i veri partecipanti della Strage di via Fani, un evento militare del quale è dimostrato l’intervento manipolatorio di vari servizi segreti italiani e stranieri. Ostinarsi a dire che fu tutta opera loro è assurdo e toglie credibilità ad una storia alla quale hanno dedicato la vita. Dicano che allora non lo sapevano, ma che ora è un fatto acquisito anche per loro, un fatto del quale oggi ammettono l’evidenza.
 
Non credo che continuino a negare per paura di passare per ingenui. Capisco piuttosto che Moretti non possa fare un coming out stile Golden Globe nel quale dichiara al mondo di essere stato agente della CIA o del Mossad, capisco che Morucci non possa ammettere di essere stato agente dell’Est perché proprio per questo loro due non sono uomini liberi e proprio per questo sono stati addestrati a nascondere e manipolare la verità. Ma ammettano almeno che le BR erano infiltrate e manipolate. Ammettano che almeno dal ‘ 74 in poi esse svolsero un ruolo funzionale a piani internazionali di destabilizzazione italiana. Ammettano che si sono autolesionate ogni possibilità di vittoria politica quando hanno ucciso Guido Rossa, alienandosi ogni consenso operaio. Lo facciano, come lo ha fatto Franceschini il quale almeno non ha rinunciato ad essere un uomo libero.
 
In quella morte, quella di Guido Rossa, c’è ancora il buio. Fu un “raddoppio”? Anche quell’evento fu probabilmente manipolato, infatti Vincenzo Guagliardo, l’irriducibile appena scarcerato che fu il primo a sparare quella mattina, racconta nel libro “il brigatista e l’operaio” di Bianconi, che dopo di lui a sorpresa e senza che ciò fosse stato pianificato, intervenne Riccardo Dura ad uccidere il sindacalista. Ora a mio avviso sono proprio gli “irriducibili” che hanno interesse a chiarire fatti oscuri come questo perché se vogliono salvare una storia diciamo così, “eroica”, delle Brigate Rosse devono togliere di mezzo ogni dubbio.
 
 
Non basta ammettere la sconfitta militare e rivendicare l’identità rivoluzionaria. E’ la verità ad essere rivoluzionaria ed è proprio essa che manca ancor oggi. Se le loro scelte di tanti anni fa ebbero un senso eroico non lo avviliscano oggi con la loro omertà di fatto. Ma continuino il loro sogno rivoluzionario battendosi per ristabilirla.
 
irriducibili
 
 
 
**
 
 
Tornando a Prospero Gallinari, nel Maggio scorso ho letto il capitolo che Pino Casamassima gli dedica nel suo: “GLI IRRIDUCIBILI. Storie di brigatisti mai pentiti” (Laterza 2012). Qui a pagina 123 Gallinari racconta che per quanto riguarda Moro non fu lui a sparare: “mi fermai sulla soglia dell’appartamento e mi sedetti […] finché sentii il rumore di uno scoppiettio. Era tutto finito.”
 
 
Vabbè si passi pure l’idea che la sua memoria non resti macchiata dell’omicidio Moro, se non l’ha commesso. Ma anche questa volta si intorbidiscono le acque. Infatti questo nuovo racconto non è credibile.
 
E la verità verrà sepolta oggi.
 
 
 
..
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<br /> Segnalo un commento di Caselli.<br /> <br /> <br /> Il paese dei soliti cattivi maestri IL FATTO QUOTIDIANO 18.1.2013 (G. C. Caselli su Gallinari) E’ un intervento cha parte dalla preoccupazione dovuta al fatto che “la sua morte ha ora scatenato sul web una<br /> pattuglia di nostalgici irriducibili pronti ad osannare la lotta armata anche nel nuovo secolo” per finire sull’attualità.<br /> <br /> <br /> Qui Caselli prende la palla al balzo per intervenire sui pericoli attuali. Non parla in pratica  di Gallinari, ma dei giovani d’oggi che mettono in atto comportamenti radicali a causa della situazione sociale alquanto critica e che, in assenza di una Italia<br /> etica che non dimentica le lezioni del passato, corrono il rischio di subire il fascino della violenza con il conseguente imbarbarimento della vita civile.<br />
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<br /> <br /> Segnalo: Gallinari, il Br che ebbe una “seconda chance” LA STAMPA 12.1.2013 pg 29. Qui è Chiara Beria d’Argentine che, pur condannando le reazioni del web, alleggerisce i toni su Gallinari ricordando di averlo conosciuto e<br /> descrivendo le sue impressioni in occasione della intervista da lei fatta in occasione della uscita del libro ”un contadino nella metropoli”.<br />  La giornalista sembra prendere atto della coerenza con la quale l’ex brigatista tratta le vicende della lotta armata e richiama alcuni passaggi tipo:<br /> Misteri? Pur di non accettare la storia d’Italia s’inventano pagine oscure. Conclude infine con una decina di righe che sembrano alludere ad una intima commozione per la morte di<br /> Moro.<br /> <br /> <br /> <br />