[14.1.2013]
Prospero Gallinari è morto stamattina mentre si trovava in macchina nel suo garage di casa. Forse, considerate le sue condizioni
di salute, si tratta di un infarto cardiaco. Chi conosce la storia della lotta armata in Italia può rintracciare in questa morte una simbolica allusione alla principale morte causata dai
brigatisti, quella di Aldo Moro. Costui morì, secondo la ricostruzione di Gallinari stesso ed altri, anche lui alla mattina, dentro la macchina nel garage. E il nome di Prospero Gallinari è stato
associato per molti anni a colui che premette il grilletto fatale.
Quindi in questa nuova morte, seppur naturale, c’è già un che di intrigante. Il TG1 dell’una e mezza ne ha dato notizia nei titoli mentre i Tg
della sera hanno fatto un po’ di confusione. Il Tg2 delle 8:30 si è addirittura autocensurato troncandosi il servizio proprio mentre trasmetteva un pezzo d’archivio in cui Gallinari parlava da
dietro le sbarre della fine della lotta armata. Forse c’è un po’ di confusione dentro all’establishment. Vedremo domani i giornali cartacei, intanto i siti e le agenzie online dei quotidiani
danno qualche numero come questo.
[15.1.2013]
Non c’è stata gran enfasi cartacea sulla morte di Gallinari. Meglio così. In ogni caso si spegne un’altra possibilità di ottenere chiarimenti
sui punti oscuri della storia della lotta armata. Speriamo che, come diceMaria Fida Moro, qualcuno di quelli che rimangono prima
o poi si sblocchi e smetta di assecondare lo Stato che ha combattuto coprendone i segreti con la propria omertà.
Non si capisce ad esempio perché gli irriducibili come Gallinari o Moretti, Fiore e altri, che condividono anacronistiche linee
dure e condanne giudiziarie, scrivano libri in cui dicono cose diverse su questioni critiche come i veri partecipanti della Strage di via Fani, un
evento militare del quale è dimostrato l’intervento manipolatorio di vari servizi segreti italiani e stranieri. Ostinarsi a dire che fu tutta opera loro è assurdo e toglie credibilità ad una
storia alla quale hanno dedicato la vita. Dicano che allora non lo sapevano, ma che ora è un fatto acquisito anche per loro, un fatto del quale oggi ammettono l’evidenza.
Non credo che continuino a negare per paura di passare per ingenui. Capisco piuttosto che Moretti non possa fare un coming out
stile Golden Globe nel quale dichiara al mondo di essere stato agente della CIA o del Mossad, capisco che Morucci non possa ammettere di essere stato agente dell’Est perché proprio per questo
loro due non sono uomini liberi e proprio per questo sono stati addestrati a nascondere e manipolare la verità. Ma ammettano almeno che le BR erano infiltrate e manipolate. Ammettano che almeno
dal ‘ 74 in poi esse svolsero un ruolo funzionale a piani internazionali di destabilizzazione italiana. Ammettano che si sono autolesionate ogni possibilità di vittoria politica quando hanno
ucciso Guido Rossa, alienandosi ogni consenso operaio. Lo facciano, come lo ha fatto Franceschini il quale almeno non ha rinunciato ad essere un uomo libero.
In quella morte, quella di Guido Rossa, c’è ancora il buio. Fu un “raddoppio”? Anche quell’evento fu probabilmente manipolato,
infatti Vincenzo Guagliardo, l’irriducibile appena scarcerato che fu il primo a sparare quella mattina, racconta nel libro “il brigatista e l’operaio” di Bianconi, che dopo di lui a
sorpresa e senza che ciò fosse stato pianificato, intervenne Riccardo Dura ad uccidere il sindacalista. Ora a mio avviso sono proprio gli “irriducibili” che hanno interesse a chiarire fatti
oscuri come questo perché se vogliono salvare una storia diciamo così, “eroica”, delle Brigate Rosse devono togliere di mezzo ogni dubbio.
Non basta ammettere la sconfitta militare e rivendicare l’identità rivoluzionaria. E’ la verità ad essere rivoluzionaria ed è
proprio essa che manca ancor oggi. Se le loro scelte di tanti anni fa ebbero un senso eroico non lo avviliscano oggi con la loro omertà di fatto. Ma continuino il loro sogno rivoluzionario
battendosi per ristabilirla.
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Tornando a Prospero Gallinari, nel Maggio scorso ho letto il capitolo che Pino Casamassima gli dedica nel suo: “GLI
IRRIDUCIBILI. Storie di brigatisti mai pentiti” (Laterza 2012). Qui a pagina 123 Gallinari racconta che per quanto riguarda Moro non fu lui a sparare: “mi fermai sulla soglia dell’appartamento
e mi sedetti […] finché sentii il rumore di uno scoppiettio. Era tutto finito.”
Vabbè si passi pure l’idea che la sua memoria non resti macchiata dell’omicidio Moro, se non l’ha commesso. Ma anche questa
volta si intorbidiscono le acque. Infatti questo nuovo racconto non è credibile.
E la verità verrà sepolta oggi.
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