diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
Finalmente una sorta di compendio non banalmente propagandistico di una
vicenda poco chiara. Il lettore italiano infatti finora non è mai stato messo in condizione di capire i termini reali di questa storia a causa dell’approccio demagogico col quale è stata
trattata. Da sette, otto anni oscilliamo tra uscite clownistiche di qualche ministro da bar sport, articoli francamente inaffidabili dei principali quotidiani e Carmilla, che ha un approccio
ideologico preconcetto. Ringrazio quindi l’autore per avermi chiarito varie curiosità irrisolte, anche se ovviamente da un ex giudice che è stato ai vertici della magistratura italiana
possiamo solo aspettarci la versione standard o meglio, come si dice oggi "polically correct".
Turone infatti con questo scritto interpreta la posizione ufficiale dello Stato italiano e cerca di ricomporla rendendola presentabile dopo le defiances internazionali che, nel
Premetto che rispetto gli appelli e il giudizio di Napolitano sugli anni di piombo. Cerchiamo di uscirne senza artifici retorici perché non sono stati anni belli e c’è ancora chi ne soffre le conseguenze, non solo morali. Cerchiamo di “chiudere i conti” per non ripetere gli errori soprattutto ora che viene avanti una crisi economica dalle potenzialità dirompenti sul piano sociale, ma per favore facciamolo con verità e trasparenza.
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Penso di non essere un ingenuo e mi rendo conto che la verità in questo, come in altre decine e decine di casi plumbei, non è a buon prezzo. Ci sono ancora centinaia di infiltrati, pentiti, dissociati e irriducibili, di agenti, spie, torturatori impuniti, fratelli massoni, segreti confessionali e quant’altro da proteggere in buona o cattiva fede. Ma, signori, tutto questo configura uno Stato e una società civile malati, moralmente e civicamente insani, dove è ancora immanente il rischio di metastasi politica e dove forse si annidano gli interessi e le connivenze illegittime dell’economia criminale. E’ così? Ebbene lo si dica: “Non ci sono le condizioni per dire la verità perché abbiamo degli onesti servitori dello Stato, che hanno rischiato e sofferto per la nostra sicurezza, che devono ancora essere tutelati.” Non credo proprio che senza questa premessa di verità sia possibile in Italia uno sbocco alla Nelson Mandela e neanche un perdono in senso cattolico. Credo invece che questa verità venga tenuta forzatamente lontana perché sarebbe scomoda per chi coltiva ancora il rancore e l’ansia di vendetta, per chi continua a raccontare di un periodo in cui c’erano i buoni (gli atlantisti) da una parte e i cattivi (i comunisti) dall’altra, mentre invece entrambi avevano parecchie protesi nascoste nel campo avverso, e non vuole ammetterlo perché cosi crollerebbe una teoria che gli serve ancora oggi. O peggio questa verità non può essere detta perché minaccia i privilegi di chi ha “servito” due padroni arricchendosi e, purtroppo, della dignità dello Stato Italiano non gliene è mai fregato un bel niente né allora, né oggi.
E’ questo denso strato di opacità che impedisce l’uscita dagli anni di piombo. E la persistenza di tale strato di interessi nascosti mi fa sospettare che allora come oggi chi dirige la scena ha bisogno di quei conflitti per perpetuarsi.
Napolitano è sicuro di non poter farci niente? Mi pare che non sia in una posizione di seconda fila…
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Il fronte AMNISTIA – Tra gli ex militanti del partito armato, esuli/latitanti che se rientrassero in Italia ancor oggi verrebbero arrestati, è diffusa l’idea che la “chiusura dei conti” possa realizzarsi solo con una amnistia. Battisti rappresenta in qualche modo una posizione militante di questa tesi. Ma tra costoro Oreste Scalzone ovvero colui che viene indicato, almeno sul piano mediatico, come leader dei rifugiati italiani, pur sostenendone la battaglia non sembra avere gran simpatia per Battisti. In un articolo di Bianconi sul Corriere del Dicembre scorso ironizza su: “ scelte di difesa… politicamente e culturalmente poco fondate, oltre che dettate da una intellighenzia di romanzieri abituata a lavorare di fantasia piuttosto che al rigore pertinente della critica”.
Dal canto suo anche Battisti non ci va leggero e nel suo “Ma cavale” del 2006 sostiene in pratica che è stato il riesplodere del suo caso a ridare occasioni di popolarità agli esuli, che egli qualifica ironicamente come trombette sfiatate degli anni rossi.
Sempre in questo articolo secondo la sua sostenitrice e collega scrittrice molto famosa Fred Vargas Battisti prima aveva rinunciato alla difesa di merito, cioè a dichiarare la propria estraneità ai fatti, ma in realtà lo sarebbe e lo avrebbe fatto proprio per solidarietà col fronte degli esuli, tra i quali vige la regola non scritta del tutti colpevoli e tutti innocenti.
La tesi TURONE – Turone non ha fiducia nel perdono che considera una “categoria emotiva che calza alla perfezione alla banalità mediatica” e fa riferimento invece al lavoro di Sabina Rossa, figlia orfana di Guido e oggi deputata democratica. Questa impostazione, di Sabina Rossa, è diversa dall’idea di subordinare i benefici carcerari per gli ex terroristi al perdono dei familiari delle vittime e allo stesso tempo non considera l’ipotesi di amnistia e si muove su una linea di rifiuto dell’accanimento.
In questo libro l’autore indica in questa impostazione, che definisce di “luminosa compostezza”, la strada per chiudere i conti rispettando sia l’interesse di tutti che la sensibilità delle vittime.
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Nel libro di Turone, però, non c’è alcun riferimento alla vicenda della quale si trovano varie tracce sul web, ad esempio qui o qua, secondo la quale negli anni scorsi vi sarebbe stata un’inchiesta rivolta a scandagliare un gruppo illegale di estrema destra (la polizia parallela di Gaetano Saya), composto da ex componenti di organismi segreti della Stay behind NATO, impegnati ad eliminare soggetti scomodi, come Battisti, appunto.
Questa pista, qualora fosse fondata, suggerirebbe l’idea che tra le vittime attribuite a Battisti vi possa essere stato qualche illustre componente di strutture sulle quali non sia ancora stata fatta luce. In tal caso si potrebbe fantasticare che su di lui gravi una condanna a morte illegale, o che vi sia necessità di eliminarlo per prevenire rivelazioni pericolose.
In ogni caso queste sono soltanto dietrologie e il libro di Giuliano Turone “IL CASO BATTISTI – Un terrorista omicida o un perseguitato politico?” uscito nello scorso mese di Luglio edito da Garzanti, è una buona lettura.